Giuseppe Rinaldi
« Rinaldi doppiatore? Il più grande e la sua voce è tra le più belle del doppiaggio. Devo dire che all'inizio la sua voce non possedeva quella vasta gamma di sfumature di cui si è dotata in seguito, non era straordinaria; è diventata straordinaria dopo, unica direi. » | |
(Giuseppe Rinaldi doppia Paul Newman nel film Lo spaccone, nel 1961 )
Giuseppe Rinaldi
- Nastro d'argento al miglior doppiaggio maschile ai Nastri d'Argento 1988
- V Targa "Gualtiero De Angelis" al Festival del Doppiaggio italiano - Voci nell'Ombra 2001
- Premio speciale al Festival di Acquappesa nel 2002
- Premio alla carriera al Gran Premio Internazionale del Doppiaggio 2007
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Giuseppe Rinaldi, detto Peppino (Roma, 14 settembre 1919 – Roma, 15 dicembre 2007), è stato un attore, doppiatore e direttore del doppiaggio italiano.
Scheda a cura di Gerardo Di Cola
Indice |
L'esordio al cinema
Giuseppe Rinaldi, chiamato affettuosamente Peppino da chi aveva avuto l'avventura di conoscerlo, entra nel mondo del cinema in modo originale, non può essere altrimenti, e casuale. Quando ha 21 anni decide con alcuni colleghi dell'università di vedere gli stabilimenti di Cinecittà inaugurati due anni prima. Mentre la visita ha luogo, il gruppo di amici ne incrocia un altro che va dalla parte opposta. Rinaldi, col tempismo di cui è dotato, lascia il suo e si accoda al nuovo gruppo, intuendo che i suoi componenti non sono lì per divertimento: sono comparse che si stanno recando in uno dei tanti teatri di posa per le riprese di Grandi magazzini. Peppino si ritrova nel bel mezzo di un film vestito da sciatore, diretto da Mario Camerini e, come in una favola, deve porgere una battuta al già grande Vittorio De Sica. Deve dire una semplice frase, invece ne improvvisa - è un'altra sua dote -, con aria scanzonata e irriverente, una diversa che piace al regista ed è accettata da De Sica che ne coglie la sottile ironia. La battuta che gli esce è: «...che c'è un graffio?» - «Certo, che maniere!» è la risposta seccata di De Sica - e Rinaldi: «Mettici un po' di tintura di iodio... vedrai che passa». Il tutto riferito ad un paio di sci. Tra gli interpreti ci sono, nella parte di due commesse Dhia Cristiani e Loredana Padoan. Siamo nel 1939! Rinaldi abbandona gli studi di Economia e, con grande disappunto del padre ingegnere, decide di intraprendere la carriera di attore. L'Italia avrà un dottore di meno, ma il cinema si ritroverà con una voce straordinaria in più.[2]
Grandi magazzini ottiene un grande successo e il giovanotto sfrontato non passa inosservato. Nel 1940 Giuseppe partecipa a ben sette film tra cui la terna di Carlo Campogalliani: La notte delle beffe, Il cavaliere di Kruja e Cuori nella tormenta dove recita anche Alberto Sordi che è doppiato da Gualtiero De Angelis. Nel 1941 Rinaldi esordisce in teatro come attore giovane in Signorina mia madre con Emma Gramatica, Valentina Cortese, Guglielmo Bernabò e Lauro Gazzolo. Durante le ultime repliche gli propongono un altro lavoro per la stagione successiva. Ma rifiuta non sopportando la stucchevole ripetitività del lavoro teatrale che lo costringe a venir meno alla spontaneità a cui attribuisce una grossa valenza per il suo essere attore. In un periodo di poche certezze egli è certo della strada intrapresa, ma essa dovrà essere percorsa nella libertà delle scelte, nella fantasia delle proposte e nella creatività delle soluzioni.[3]
Gira Turbamento di Guido Brignone con Renzo Ricci, Mariella Lotti, Aroldo Tieri, Tina Lattanzi - grande doppiatrice dell'e poca - e Pino Locchi con cui Peppino doppierà, dopo la guerra, un numero incalcolabi le di film. Sul set di L'elisir d'amore di Amleto Palermi ha l'opportunità di recitare nuovamen te con Loredana Padoan che diventa, nel 1943, la sua prima moglie. Benché insofferente alla disciplina teatrale, accetta nel 1946 dì tornare sul palcoscenico ad interpretare la parte di Gordon adulto in Strano interludio di Eugen O'Neill, per la regia di Ettore Giannini, con Rossano Brazzi, Andreina Pagnani - altra voce importante del doppiaggio - e Carlo Ninchi. Rinaldi gira con Totò Il ratto delle sabine e, con Aldo Fabrizi Emigrantes nel ruolo dell'ingegnere. Siamo nel 1947, in Argentina. Durante le riprese di quest'ultimo film, entra però in crisi il rapporto con Loredana, che ricopre nella pellicola il ruolo di Maria, la figlia di Giuseppe (Aldo Fabrizi).
L'incontro con il mondo del doppiaggio
Il rientro in Italia è amarissimo per Peppino che perde interesse per il suo lavoro e la sua persona. Casualmente, in una delle frequenti passeggiate senza meta nelle quali cerca di ricomporre il suo mondo interiore provato dalla separazione dalla moglie, incontra la Cristiani conosciuta, come Loredana, sul set di Grandi magazzini. Dhia Cristiani, che nel frattempo è diventata una delle voci giovanili più significative del doppiaggio, invita Giuseppe a ricominciare la sua attività di attore da una sala di sincronizzazione. Peppino riparte e proprio nell'attività di doppiatore egli riesce ad esprimere il suo temperamento inusuale, dai forti contrasti, dove le mezze tinte non trovano spazio. Personalità granitica, ad una dimensione, che non sa scendere a compromessi, ma dalle mille sfaccettature quando si porge come voce ad inventare la sua arte, Rinaldi entra nel mondo del doppiaggio facendo recitare Craig Stevens in Da quando te ne andasti[4]. Nel 1949 Peppino viene scelto per doppiare Montgomery Clift in Il fiume rosso di Howard Hawks. È un evento importante per il cinema doppiato! Per Rinaldi inizia una nuova fase che dura tre anni durante i quali fa formidabili esercizi di impostazione e di timbriche. Un impressionante lavoro sulla voce che lo porterà a fargli compiere il balzo definitivo nell'empireo dei massimi doppiatori che l'Italia abbia mai avuto in pochissimi anni. L'incontro della voce di Rinaldi, che incomincia a dotarsi di una vasta gamma di sfumature, con il volto dall'eccezionale espressività di Clift, che inizia a proporre un nuovo modo di recitare, anticipa lo straordinario sodalizio che si instaurerà qualche anno più tardi tra i timbri ineguagliabili e irraggiungibili di Peppino e le recitazioni da Actor's Studio di James Dean e Paul Newman[5]. Rinaldi aderisce in modo stupefacente a questa tipologia di personaggi, gettando le basi per un doppiaggio moderno, fatto di mille sfumature come sono le psicologie dei giovani non inseriti e restii a seguire regole ipocrite imposte da una società che non li comprende a dovere. Rinaldi, con una recitazione asciutta e partecipata e con una voce che la fibrillare le emozioni altrui, è perfetto nel seguire la fragilità psicologica e il travaglio interiore di Newman in Lassù qualcuno mi ama (1957) di Robert Wise.
Peppino diventa la voce ufficiale di Rock Hudson doppiato, tra i tanti altri, in Là dove scende il fiume. Nel 1956, mentre il lavoro del doppiaggio lo assorbe completamente, Rinaldi si separa dalla sua terza moglie. Marina Dolfin, attrice di teatro sposata nel 1951 e che gli ha dato due figli, Massimo e Antonella Rinaldi, entrambi eccellenti attori e doppiatori. Conosce al Teatro Eliseo Maria Pia Casilio che sta recitando in La padrona di raggio di luna di Garinei e Giovannini, con Andreina Pagnani, Emesto Calindri e Robert Alda a cui Peppino ha prestato la voce in alcune occasioni. Inizia con l'attrice abruzzese un rapporto duraturo che gli dà grande serenità per affrontare un periodo di intenso lavoro. Nel 1958 infatti, ne I giovani leoni di Edward Dmytryk, Rinaldi presta la voce a Marion Brando abitualmente doppiato da Emilio Cigoli. Nasce un altro sodalizio fondamentale per la storia del doppiaggio. Grazie alla sua voce duttile e al suo innato talento, Peppino riesce a reggere il confronto come nessun altro con la forte personalità artistica del grande attore, proponendo con la sola timbrica vocale le complesse caratterizzazioni del Brando di Ultimo tango a Parigi o de Il padrino dove ricostruisce in sala di doppiaggio un dialetto siciliano tanto vibrante e accattivante da far apparire più umano il capo di Cosa Nostra. Peppino, dimostrando una padronanza assoluta dei mezzi vocali, inventa per Peter Sellers de Il dottor Stranamore (1963) di Stanley Kubrick o de La pantera rosa (1964) di Blake Edwards una lingua inesistente e scoppiettante; o crea con grande disinvoltura dei mugolii esilaranti per rincorrere le bizzarrie recitative di Jack Lemmon in A qualcuno piace caldo (1959) di Billy Wilder o semplicemente imposta la voce caricandola di tonalità basse e profonde come per il doppiaggio di Charles Bronson di C'era una volta il West (1968) di Sergio Leone. Insomma, una recitazione a 360° quella che Giuseppe Rinaldi propone e che lo porta a doppiare centinaia di attori e migliaia di film.[6]
Rinaldi: un doppiatore a 360 gradi
Rinaldi godeva di un grande rispetto anche da parte dei colleghi. In un intervista radiotelevisiva Rita Savagnone, attrice e doppiatrice di fama, rispondendo alla domanda che gli chiedeva il nome di un collega che ammirava in modo particolare, afferma, con una voce da cui traspare anche affetto verso il personaggio: «è una domanda difficile perché vorrei citarne molti. Però devo dire che, indubbiamente, per me il più grande, il più magico è Peppino Rinaldi. La voce di una infinità di attori ...Peppino ha la capacità di essere sempre se stesso, ma di trasformarsi ogni volta. Posso dire che adesso, quando mi capita di avere la televisione accesa da qualche parte pur non vedendola, riesco a riconoscere l'attore doppiato dalla caratterizzazione che ne fa Peppino. Per esempio il Peter Sellers che interpreta l'ispettore Clouseau in cui Peppino inventa quella caratterizzazione incredibile, incredibile! ...Lui ha la capacità di aderire in maniera sublime, con uno spirito... con una grandezza... geniale... grande, grande Peppino Rinaldi». Spesso impegnato come narratore, Rinaldi doppia anche tanti attori italiani, contribuendo alla loro affermazione.
Grazie alle sue doli vocali, Pcppino riesce a doppiare anche il canto come in Mary Poppins e Tutti insieme appassionatamente. Insofferente verso il conformismo dei ruoli e irriverente verso la soggezione al mito, quando a casa di Disney incontra Frank Sinatra che gli si rivolge ironico: «...ma tu mi doppi anche quando canto?», Peppino di rimando gli risponde: «Certo, è per questo che ti chiamano la voce!» freddando il grande Frank. Negli anni sessanta diventa direttore di doppiaggio e in questa nuova veste si adopera con la solita passione e disponibilità ad insegnare quel "mestiere" che anche la sua opera ha nobilitato in arte. Quando nasce Francesca, che si affermerà come attrice negli anni novanta, Rinaldi sposa Maria Pia Casilio la quale, dopo aver girato oltre trenta film, abbandona il cinema per dedicarsi totalmente alla famiglia. Gli anni passano ma Giuseppe Rinaldi non li sente scorrere e quando nel periodo della maturità gli capita di doppiare Paul Newman, che vede invecchiato, si ritrova ad invecchiare la sua voce per istinto di mestiere e non certo per il dato anagrafico, sempre facendo fibrillare le emozioni altrui.[7]
Vita privata
Giuseppe Rinaldi si è sposato varie volte: con le attrici Loredana Padoan, Marina Dolfin, figlia del celebre soprano Toti Dal Monte, da cui ha avuto i figli Massimo e Antonella, che hanno seguito il mestiere del padre nel doppiaggio, e in seguito con l'attrice Maria Pia Casilio, da cui ha avuto la figlia Francesca, doppiatrice anche lei.
Doppiatore
Cinema
Film d'animazione
Film d'animazione
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Film TV
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Telefilm
Telefilm
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Soap Opera e Telenovelas
Soap Opera e Telenovelas
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Pubblicità
Pubblicità
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Cartoni animati
Cartoni animati
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Altre attività di doppiaggio
Direzione del doppiaggio
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Attore
Cinema
- I grandi magazzini, regia di Mario Camerini (1939)
- Batticuore, regia di Mario Camerini (1939)
- La notte delle beffe, regia di Carlo Campogalliani (1939)
- Dopo divorzieremo, regia di Nunzio Malasomma (1940)
- Il prigioniero di Santa Cruz, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1940)[8]
- La prima donna che passa, regia di Max Neufeld (1940)
- Cuori nella tormenta, regia di Carlo Campogalliani (1940)
- Il cavaliere di Kruja, regia di Carlo Campogalliani (1940)
- Turbamento, regia di Guido Brignone (1941)
- La bocca sulla strada, regia di Roberto Roberti (1941)[9]
- Oro nero, regia di Enrico Guazzoni (1942)
- Musica proibita, regia di Carlo Campogalliani (1942)
- Addio amore, regia di Gianni Franciolini (1942)
- Il ratto delle Sabine, regia di Mario Bonnard (1945)
- Sangue a Ca' Foscari, regia di Max Calandri (1946)
- L'elisir d'amore, regia di Mario Costa (1946)
- L'amante del male, regia di Roberto Bianchi Montero (1947)
- Emigrantes, regia di Aldo Fabrizi (1948)
- Taxi di notte, regia di Carmine Gallone (1950)
- Le castagne sono buone, regia di Pietro Germi (1970)
- Savana violenta, regia di Antonio Climati e Mario Morra (1976) - voce
- Il padrino - Parte III , regia di Francis Ford Coppola (1990) - voce che recita Brucia la terra
Televisione
- Varietà per ragazzi: Gulp! I fumetti in TV (1972), voce del signor Rossi
Note
- ↑ intervistato da Gerardo Di Cola cfr. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 437
- ↑ G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 437
- ↑ G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 438
- ↑ G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 438
- ↑ G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 439
- ↑ G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 441
- ↑ G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 443
- ↑ doppiato da Giulio Panicali
- ↑ doppiato da Stefano Sibaldi