Fellini Satyricon

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.
Versione delle 18:51, 27 set 2014, autore: Andrea Razza (Discussione | contributi)
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Fellini Satyricon (1969)
Fellini Satyricon | Italia
regia di Federico Fellini
129 min | colore | drammatico, fantastico, grottesco, sentimentale
una produzione Alberto Grimaldi
scritto da Federico Fellini, Bernardino Zapponi

soggetto Federico Fellini, Bernardino Zapponi (basato sul Satyricon di Petronio Arbitro)
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Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
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Interpreti e personaggi
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Doppiatori italiani

fonte: T. Sanguineti, G. Di Cola - "Voci del varietà / Federico delle voci - I direttori di doppiaggio di Fellini"

Doppiatori italiani
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Doppiatori trailer
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Doppiaggio italiano: CDC
Direzione del doppiaggio: Ettore Giannini
Adattamento dialoghi italiani: {{{dialoghiitaliani}}}
Assistente al doppiaggio: Carlo Baccarini
Fonico di doppiaggio: {{{fonicodoppiaggio}}}
Fonico di mix: {{{fonicomix}}}
Sonorizzazione: {{{sonorizzazione}}}
Edizione italiana: {{{edizioneitaliana}}}
Supervisione artistica: {{{supervisioneartistica}}}
Sincronizzazione: {{{sincronizzazione}}}
Fotografia di Giuseppe Rotunno
Musiche di Nino Rota, Ilhan Mimaroglu, Tod Dockstader, Andrew Rudin
Effetti speciali a cura di {{{effettispeciali}}}
Montaggio di Ruggero Mastroianni
Scenografie a cura di Danilo Donati, Luigi Scaccianoce
Premi:
*Nastrodargento.png Nastrodargento.png Nastrodargento.png Nastrodargento.png 4 Nastri d'argento: "Miglior attore non protagonista" (Fanfulla), "Miglior fotografia a colori" (Giuseppe Rotunno), "Miglior scenografia" (Danilo Donati e Luigi Scaccianoce), "Migliori costumi" (Danilo Donati)
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« Roma. Avanti Cristo. Dopo Fellini »
(Tagline del trailer)

Fellini Satyricon, all'estero noto come Satyricon, è un film del 1969, co-scritto e diretto da Federico Fellini, liberamente tratto dall'omonima opera dello scrittore latino Petronio Arbitro.

Indice

Trama

I protagonisti sono Ascilto ed Encolpio, due giovani scapestrati romani che vivono di espedienti in una Roma imperiale simbolo della decadenza morale dei tempi. Lo sfondo sociologico del film è quello delle nuove classi sociali, come i liberti arricchiti e i cavalieri.

I due si innamorano dell'efebo Gitone e per un po' le sue grazie vengono divise dai due fino a che questi sceglie Ascilto. A questo punto, Encolpio sconfortato si lascia andare psicologicamente e viene coinvolto in varie avventure...

Critica

La fonte bibliografica principale a cui si ispirarono Fellini e il cosceneggiatore Bernardino Zapponi è La vita quotidiana a Roma all'apogeo dell'Impero (1939) di Jérôme Carcopino (1881-1970). Il film fu distribuito e prodotto dalla P.E.A. in collaborazione con Les Productions Artistes Associes di Parigi. Il regista stesso definì il film come "un saggio di fantascienza del passato", ma la critica apparve subito spiazzata dall'estremo sperimentalismo narrativo di tipo onirico che Fellini adottò nel film, e per questo molti recensori furono discordi sul valore e il significato dell'opera. In realtà il regista aveva intenzione di prendere l’opera petroniana semplicemente come spunto per descrivere, attraverso il fasto decadente della Roma imperiale dell’epoca, la decadenza stessa insita nella nostra civiltà occidentale moderna e contemporanea. Egli vuole rendere l’instabilità della condizione umana e la forza del Caso che pervade tutte le culture nella fase della curva discendente e che interviene a far percepire all’essere umano la caducità della propria vita e l’impossibilità di prevedere ciò che riserva il futuro.

«Nella sua struttura di ricognizione onirica di un passato inconoscibile e di rapporto fantastorico sulla Roma imperiale al tramonto, come guardata attraverso l'oblò di un’astronave, il Satyricon non nasconde le sue ambizioni di essere un film sull'oggi]]. L’itinerario picaresco e becero dei due vitelloni antichi (purtroppo né personaggi veri né simboli) lascia il posto a un’ansia esistenziale e religiosa, all’interrogazione sul significato del nostro passaggio terreno. Su questo versante – al di là della straordinaria ricchezza figurativa, funerea e notturna dell’insieme – i momenti più felici sono l’episodio della villa dei suicidi e l’addio alla vita del poeta Eumolpo» (Morando Morandini[3])

Il critico cinematografico Davide Rinaldi così spiega l’intimo significato del film ponendo un parallelo con La dolce vita: «Come ne La dolce vita, il Fellini Satyricon mette i riflettori sulle abiezioni umane, i sogni, le babilonie, la negatività del protagonista, ma mentre il primo film si muoveva nell’ambito della civiltà contemporanea (riconoscibile per tutti) il secondo indaga l’inconscio collettivo, e per questo rappresenta un percorso e un'opera più ostica, a tratti noiosa, non di certo rassicurante. Gli spettatori assistono al film come se questo fosse fatto di sabbie mobili: ogni elemento contiene dei buchi neri in cui perdersi e per cui perdere continuamente il filo del discorso. La grandezza del Fellini Satyricon consiste ancora una volta nella sua inutilità, nel suo essere svincolato dai problemi dell’oggi e del domani, ma di rivolgersi direttamente nell’interiorità dell’umanità, al di là di confini spaziali, temporali, sociali.[4]»

Il Satyricon di Fellini è un testo cinematografico ricolmo di simbologie oniriche che rimandano alla decadenza del mondo d'oggi. Ad esempio i personaggi vivono in un mondo di rovine: Encolpio e il poeta Eumolpo visitano ad un certo punto un museo. Esso contiene opere d’arte classica già antiche, deteriorate dal tempo, e contemporaneamente sullo sfondo alcuni personaggi sfilano su un carrello come in una messa in scena da teatro di posa. Ed ancora, su una spiaggia si vedono alcuni cannibali divorare il corpo di un poeta, mettendo in scena metaforicamente una sorta di percorso regressivo, archetipico, in cui il cannibalismo è il simbolo del ritorno ad una fase primitiva, animalesca dell'uomo. Attraverso il materiale onirico, Fellini vuole mettere in scena gli incubi e le perversioni inconfessate della società archetipica che descrive, colorando il tutto di una forte patina dionisiaca, irrazionale. La critica sulle prime sembrò ignorare tali significati profondi ed accusò la mancanza di continuità del film ed il fatto che non si interessi di problemi sociali.

Curiosità

  • Tra le comparse utilizzate nel film c'è anche Renato Fiacchini, in arte Renato Zero.
  • Nel ruolo del Minotauro, Luigi Montefiori, che di lì a qualche anno sarà presenza fissa in polizieschi all'italiana e spaghetti-western, con il nome d'arte di George Eastman.
  • Nell'episodio della Matrona di Efeso Fellini mette il soldato a guardia di un impiccato mentre nel libro di Petronio si parla di un crocefisso, cosa che ha fatto pensare a molti che l'Arbitro volesse fare una satira della Resurrezione di Cristo dandone una spiegazione in chiave comica (ribaltando la tesi del filologo Erwin Preuschen che sosteneva che il Vangelo di Marco si rifacesse proprio al Satyricon).

Note

  1. (accreditato come Il Moro)
  2. (accreditata come Marcello Di Falco)
  3. Luisa, Laura e Morando Morandini, Il Morandini – Dizionario dei film, Bologna 2003
  4. Davide Rinaldi, Un sogno imperiale: il Fellini Satyricon, in Cinemateque.it, 2005.

Collegamenti esterni

Bibliografia

  • Liliana Betti, Federico A.C.: disegni per il 'Satyricon' di Federico Fellini, Milano: Libri Edizioni, 1970.
  • (EN) Gilda Frantz, "Fellini Satyricon", in: Psychological Perspectives, Volume 1, n° 2, Autunno 1970, p. 157-161.
  • (EN) Arnando José Prats, "The Individual, the World and the Life of Myth in Fellini Satyricon", in: South Atlantic Bulletin, Volume 44, n° 2, maggio 1979, p. 45-58.
  • Cinema Portale Cinema: accedi alle voci de enciclopediadeldoppiaggio che trattano di Cinema


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