Roma a mano armata

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.


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Roma a mano armata (1976)
Roma a mano armata | Italia
regia di Umberto Lenzi
95 min | colore | poliziesco
una produzione Luciano Martino
scritto da Dardano Sacchetti

soggetto Umberto Lenzi
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Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
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Doppiatori italiani
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Doppiatori trailer
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Doppiaggio italiano: C.D. - Cooperativa Doppiatori
Direzione del doppiaggio: {{{direzionedoppiaggio}}}
Adattamento dialoghi italiani: {{{dialoghiitaliani}}}
Assistente al doppiaggio: {{{assistentedoppiaggio}}}
Fonico di doppiaggio: {{{fonicodoppiaggio}}}
Fonico di mix: Bruno Moreal
Sonorizzazione: N.C.
Edizione italiana: {{{edizioneitaliana}}}
Supervisione artistica: {{{supervisioneartistica}}}
Sincronizzazione: {{{sincronizzazione}}}
Fotografia di Federico Zanni
Musiche di Franco Micalizzi
Effetti speciali a cura di '
Montaggio di [Daniele Alabiso
Scenografie a cura di '
Premi:
Fotografia di {{{nomefotografo}}}
Musiche di {{{nomemusicista}}}
Effetti speciali a cura di {{{nomeeffettispeciali}}}
Montaggio di {{{nomemontatore}}}
Scenografie a cura di {{{nomescenografo}}}
Premi:
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« Leonardo, sembra impossibile, dove c'è casino ci sei tu! »
(Il vice commissario Caputo al commissario Tanzi)

Roma a mano armata è un film del 1976, diretto da Umberto Lenzi.

Ebbe un gran successo di pubblico e lanciò Lenzi come specialista del genere poliziottesco.[1]

Il film fu girato a Roma per bissare il successo di Roma violenta, diretto da Marino Girolami nel 1975. Roma a mano armata, infatti, riprende da quel film lo schema narrativo a mosaico e il protagonista Maurizio Merli, che richiama molto il precedente commissario (là chiamato Betti invece che Tanzi).

Il film uscì nel Regno Unito come Brutal Justice (tra l'altro la copia che circola in TV in Italia comprende proprio i crediti in inglese per il mercato anglosassone) e in Francia come Brigade spéciale.

Indice

Trama

Il commissario Tanzi, dopo aver ricevuto una soffiata, fa irruzione con i suoi uomini in una bisca clandestina, gestita dai marsigliesi di Ferrender. Sul posto però non c'è nulla di illegale. Tanzi comunque riconosce Savelli, un uomo di Ferrender, e lo arresta. In commissariato Tanzi lo pesta, per farlo parlare, ma Savelli non dice nulla, e il suo avvocato lo fa rilasciare grazie ad un cavillo.

Il giorno dopo, durante una rapina, Savelli e altri uomini uccidono una guardia. Tanzi cerca l'omicida e si reca al mattatoio, dove lavora Moretto, detto "Il Gobbo". Questi è il cognato di Savelli, ma si rifiuta di dare informazioni a Tanzi, che lo incastra facendo trovare della droga nella sua auto...

Considerazioni

Il Gobbo è stato visto come un personaggio antiborghese e proletario, che dissacra la famiglia, i santi e le autorità. Aver messo un personaggio del genere contro il commissario tutto d'un pezzo e "fascista" fece sì che il pubblico all'epoca si identificasse con il Gobbo.[2] Ciò è confermato anche dal fatto che, come raccontato da Dardano Sacchetti in una puntata del programma Stracult, alla prima del film gli spettatori addirittura fischiarono Maurizio Merli, il quale uscì dalla sala in lacrime.[3]

Umberto Lenzi dichiarò che questa intenzione era voluta: «C'è sempre nei miei film qualcosa che va verso questa ideologia di ribaltamento e liberazione. Ci sono stati due film in cui ho cercato di dare questa dimensione di contestazione globale: Roma a mano armata e La banda del gobbo».[4]

Collegamenti ad altre pellicole

  • Il personaggio del Gobbo torna in La banda del gobbo (1977), sempre diretto da Umberto Lenzi e interpretato da Milian. Lì è il protagonista assoluto del film, e incontra il fratello, Er Monnezza.
  • Nel film c'è un'autocitazione da Milano odia: la polizia non può sparare, diretto da Lenzi nel 1974, quando il giovane monarchico spaventa la coppietta proletaria in auto e fa le boccacce al finestrino come Tomas Milian prima di rapire Marilù. Questa scena è tra l'altro ispirata al Massacro del Circeo del 1975.
  • Nessun collegamento diretto vi è invece tra la pellicola e il successivo Italia a mano armata: era infatti uso comune in questo genere dare ai film un titolo che facesse sembrare che vi fossero dei legami con poliziotteschi precedenti che avevano avuto grande successo di pubblico per richiamare la gente nelle sale (tale espediente ad esempio fu usato per i film Milano violenta, Torino violenta e Provincia violenta per sfruttare il successo di Roma violenta e Napoli violenta).

Note

  1. Dossier Nocturno n. 39. Il cinema poliziesco di Tomas Milian. 2005.
  2. Roberto Curti, Italia odia. Il cinema poliziesco italiano. Lindau, Torino, 2006.
  3. Intervista a Dardano Sacchetti. URL consultato il 6 agosto 2009.
  4. Manlio Gomarasca, Umberto Lenzi. Nocturno Libri, Milano, 2006.


Collegamenti esterni



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