Il mio nome è Nessuno

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.


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Il mio nome è Nessuno (1973)
Il mio nome è Nessuno | Italia
regia di Tonino Valerii, Sergio Leone
112 min | colore | western, commedia, azione
una produzione Fulvio Morsella, Sergio Leone
scritto da Ernesto Gastaldi

soggetto Ernesto Gastaldi, Fulvio Morsella, Sergio Leone
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Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
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Doppiaggio italiano: C.D. - Cooperativa Doppiatori
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Assistente al doppiaggio: {{{assistentedoppiaggio}}}
Fonico di doppiaggio: {{{fonicodoppiaggio}}}
Fonico di mix: Fausto Ancillai
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Edizione italiana: {{{edizioneitaliana}}}
Supervisione artistica: {{{supervisioneartistica}}}
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Fotografia di Armando Nannuzzi, Giuseppe Ruzzolini
Musiche di Ennio Morricone
Effetti speciali a cura di {{{effettispeciali}}}
Montaggio di Nino Baragli
Scenografie a cura di Gianni Polidori
Premi:
Fotografia di {{{nomefotografo}}}
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Effetti speciali a cura di {{{nomeeffettispeciali}}}
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Premi:
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« Pensa che bello... centocinquanta figli di puttana scatenati a cavallo, e tu là, davanti, solo... »
(Nessuno a Jack Beauregard)

Il mio nome è Nessuno è un film western del 1973, diretto da Tonino Valerii in collaborazione con Sergio Leone.[1][2]

Indice

Trama

Alla fine dell'800, l'era romantica del Selvaggio West si avvia alla conclusione. Un giovane vagabondo che si fa chiamare "Nessuno" (il quale dimostra fin dal principio della pellicola di possedere riflessi eccezionalmente rapidi), trascina la sua vita in maniera spensierata, selvaggia e "anonima". Nessuno (Terence Hill) si imbatte nel leggendario cacciatore di taglie Jack Beauregard (Henry Fonda), ormai anziano e desideroso di rifugiarsi in Europa. Beauregard è l'idolo d'infanzia di Nessuno, cresciuto nel mito delle sue imprese; ma il vecchio pistolero è ormai incattivito e disilluso, consapevole della fine della "sua" era. Nessuno, da perfetto fan di Beauregard, cercherà in tutti i modi di fargli finire la carriera con un'ultima, memorabile, impresa...

Accoglienza

Uscito nelle sale italiane il 21 dicembre del 1973, prodotto da Sergio Leone (che ne diresse anche alcune scene[3]) e sceneggiato da Ernesto Gastaldi, il film ebbe un grande successo di pubblico che già avevano conosciuto in quegli anni i western all'italiana lanciati proprio dallo stesso Leone con il suo Per un pugno di dollari del 1964.

Citazioni e riferimenti

Una certa continuità con i capolavori leoniani si evince dall'atmosfera crepuscolare tipica di C'era una volta il West del 1968 di cui uno degli straordinari protagonisti, Henry Fonda, rappresenta la malinconica filosofia di un'epoca al suo tramonto, rovinata dalla modernità inarrestabile del progresso che non lascia più spazio agli antichi eroi-pionieri, dagli epici valori morali ormai svaniti.

Le musiche di Ennio Morricone sono un altro trait-d'union con il celebre regista, la cui mano si può intravedere in molti tratti del film, dai divertenti dialoghi inframezzati da profondi silenzi, alle famose inquadrature in primissimo piano degli occhi degli attori. Ma l'opera possiede anche quell'allegria scanzonatoria e quella ironia che sfocia in una più aperta comicità che è tipica del filone del western comico appena nato proprio dall'accoppiata Bud Spencer-Terence Hill con i due celeberrimi Lo chiamavano Trinità del 1970 e ...continuavano a chiamarlo Trinità del 1971.

Nel film infatti non mancano le impareggiabili scazzottate inaugurate nel 1967 con Dio perdona... io no! di Giuseppe Colizzi, il primo dei 18 lungometraggi del duo.

Il mio nome è Nessuno appare dunque come una vera e propria fusione tra lo stile leoniano e quello di E.B. Clucher e Colizzi, gli scopritori dell'accoppiata comica Spencer-Hill (alias Carlo Pedersoli e Mario Girotti).

Il film fu venduto ai produttori, come ha ricordato Leone, raccontando i primi tre minuti, senza sapere come poi sarebbe proseguito. La pellicola fu un grandissimo successo di pubblico, tra i primi tre incassi del 1973.

Curiosità

  • Il nome di Sam Peckinpah, noto regista di western statunitense, viene fatto da Terence Hill in una scena del film: è il nome scritto su una lapide in un cimitero. Tale "omaggio", ideato e realizzato da Sergio Leone, fu dovuto al secco rifiuto di Peckinpah, in seguito alla proposta fattagli dallo stesso Leone, di dirigere il suo progetto sulla Rivoluzione Messicana, intitolato provvisoriamente C'era una volta la Rivoluzione, noto poi come Giù la testa. Leone, talmente arrabbiato dai modi bruschi dell'americano e dal suo rifiuto, non solo decise di realizzare al meglio e di dirigere personalmente il suo progetto sulla Rivoluzione Messicana, ma pensò anche di omaggiare ironicamente il rivale, incidendo il suo nome sulla lapide della famosa scena nel cimitero.

Note

  1. http://www.terencehill.it/int_tonval.html
  2. http://www.terencehill.it/news_intervistaperugia.html
  3. Frayling, Christopher. Sergio Leone: Something to Do With Death, Faber & Faber, 2000.

Collegamenti esterni

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