O.D.I - Organizzazione Doppiaggio Italiano

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O.D.I - Organizzazione Doppiaggio Italiano
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indirizzo Galleria Regina Margherita, 12

00184 Roma

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Persone chiave Giacomo Giannuzzi Savelli
Recapiti TEL. 471989
Stato corrente non in attività
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Il conte Giacomo Giannuzzi Savelli, appassionato di cinema e importatore di film soprattutto francesi, non gradendo la situazione di monopolio che si è determinata, fonda intorno agli anni 1944-1945, in antitesi alla CDC, la società di doppiaggio O.D.I. - Organizzazione Doppiaggio Italiano. Gli intenti più o meno dichiarati del conte sono quelli di recuperare gli spazi lasciati liberi dalla politica della concorrente, di sfrattare l'inevitabile stanchezza che si manifesterà nel pubblico per la ripetitività delle voci, di dare ribalta a quelle tante sacrificate in CDC dalla presenza delle voci storiche. Giannuzzi tiene certamente conto della forte domanda di doppiaggio che non può essere soddisfatta dalla sola CDC, ma le motivazioni non sono solo di ordine pratico e di mero calcolo imprenditoriale; la ODI, secondo i suoi intendimenti, deve ridare smalto al doppiaggio appesantito dalla presenza delle solite voci logorate dal tempo e appannato da un perfezionismo tecnico assurto a freddo mestiere. Il conte è consapevole della difficoltà di coinvolgere le case statunitensi in un discorso di rinnovamento. Nessuna delle majors accetterà un John Wayne con una voce diversa da quella di Emilio Cigoli. Però Giannuzzi, che conosce bene la realtà cinematografica italiana in rapido risveglio, intuisce lucidamente che sarà problematico far parlare attori italiani con la voce di Wayne.[1]

Accade anche questo in tante occasioni; alcuni esempi: Cigoli parla per Raf Vallone in Cristo proibito di Curzio Malaparte del 1950, per Vittorio Gassman in Mambo di Robert Rossen del 1954 e La ragazza del palio di Luigi Zampa del 1957 e, incredibile, per Arnoldo Foà in Totò e Carolina. Il conte pensa di utilizzare giovani attori di teatro le cui voci non sono ancora riconoscibili; la scelta di esse deve essere svincolata dall'imperativo di aderire perfettamente al volto dell'attore da doppiare e, soprattutto, devono alternarsi frequentemente, rompendo la consuetudine di un forte e condizionante sodalizio voce-volto. Ancora un'operazione di mimetismo per cercare di celare ciò che può anche essere palesato senza necessariamente "additare" chi si fa doppiare e chi doppia. Certo, se la sovrapposizione dell'immagine del doppiatore risulta predominante rispetto a quella del doppiato può sorgere qualche problema nello spettatore che viene distratto, ma ciò accade raramente.[2]

Quando, oggi, si sente Alberto Sordi in veste di doppiatore nei film di allora, risulta stridente l'impatto visivo con quello sonoro che necessariamente rimanda al suo volto, ma in quel tempo il grande attore è sconosciuto ai più e la sua voce è una componente del coro di doppiaggio; nessuno trasale, nessuno si distrae. Nel momento in cui Sordi diviene famoso, il mondo del doppiaggio perde un discreto doppiatore che si è distinto soprattutto come la voce di Ollio. La frequenza, poi, con cui gli spettatori vanno al cinema è talmente bassa che non hanno modo, tra una pellicola e l'altra, di trattenere nella memoria le voci, anche le più ricorrenti, tanto da poterle individuare con facilità nelle occasioni successive. All'iniziativa di Giannuzzi aderiscono tanti giovani attori che, a differenza dei colleghi della CDC, non abbandonano l'attività teatrale e cinematografica. Pur mancando di mestiere, essi portano una ventata di novità nel mondo delle voci, benché l'impostazione della recitazione risenta di una certa tecnica teatrale e i timbri mancano di quelle coloriture a cui il pubblico è abituato.[3]

Nel 1952, alcuni doppiatori scontenti dei protagonismi di Cigoli e Panicali nella CDC e insoddisfatti dei metodi di lavoro della ODI, si scinderanno e daranno vita ad un'altra società di doppiaggio, la A.R.S. - Attori Riuniti Sincronizzatori.

Indice

Doppiatori soci della ODI

Tra le due società si instaura una concorrenza leale anche perché fondamentalmente gli ambiti in cui operano sono complementari. Le case di produzione che tengono ad un eventuale positivo sodalizio tra il doppiato e il doppiatore, si servono della CDC che non fa nulla per diversificare, mimetizzare e rinnovare le sue splendide voci dalla cui costante presenza trae la sua forza di mercato; quelle che non hanno, invece, una simile esigenza o addirittura temono la loro identificabilità si servono della ODI che, al contrario, cerca la non riconoscibilità delle sue.[4] Solitamente la MGM si serve della CDC, ma Galli, il suo Capo Ufficio Edizioni, annualmente riserva alla società ODI due o tre film da doppiare per non scontentare nessuno, con la condizione, però, che li deve anche dirigere non potendoli affidare a Franco Schirato che è legato alla cooperativa CDC. Alla fine degli anni '40 gira nel mondo del cinema una lista degli attori impegnati nel doppiaggio (qui aggiornata al 1954); è una delle poche liste salvate casualmente e per combinazioni fortuite:

Direttori[5]

Doppiatori[6]

Dalla lista originale dell'epoca, in possesso di Gerardo Di Cola, autore della ricerca in merito, non è specificata l'appartenenza dei bambini alla ODI o alla CDC. Probabilmente è una lista non ufficiale utilizzata dai direttori e assistenti di doppiaggio per una ricognizione veloce degli attori-doppiatori disponibili:

Film

1954

1953

1952

1948

Film d'animazione

1952

Note

  1. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 82
  2. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 82
  3. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 83
  4. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 83
  5. lista aggiornata al 1954, cfr. Annuario del Cinema (1954) citato in G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 132
  6. lista aggiornata al 1954, cfr. Annuario del Cinema (1954) citato in G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 132
  7. (non confermata poiché il suo nome compare anche nella lista della CDC, cfr. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 86)
  8. probabilmente il riferimento è ad una giovane Maria Pia Di Meo, cfr G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 86


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