Fuga per la vittoria

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.


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Fuga per la vittoria (1981)
Escape to Victory (UK: Victory) | USA
regia di John Huston
110 min | colore | drammatico, sportivo
una produzione Freddie Fields
scritto da Evan Jones, Yabo Yablonsky

soggetto Jeff Maguire, Djordje Milićević, Yabo Yablonsky
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Interpreti e personaggi
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Doppiatori originali
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Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
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Doppiatori italiani
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Doppiaggio italiano: C.D.
Direzione del doppiaggio: {{{direzionedoppiaggio}}}
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Premi:
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Fotografia di Gerry Fisher
Musiche di Bill Conti
Effetti speciali a cura di Péter Pásztorfi
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Scenografie a cura di J. Dennis Washington
Premi:


« Hatch, se scappiamo ora, perdiamo più che una partita. »
(dai dialoghi del film)

Fuga per la vittoria (Escape to Victory) è un film del 1981, diretto da John Huston.

Il film mantiene ancora oggi una notevole popolarità, soprattutto per la presenza di grandi calciatori dell'epoca a fianco degli attori principali, tra cui il celeberrimo Pelé.

Film liberamente ispirato alla partita della morte tenutasi a Kiev il 9 agosto 1942 tra una mista di calciatori di Dynamo e Lokomotiv e una squadra composta da ufficiali dell'aviazione tedesca Luftwaffe[1].

Indice

Trama

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Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Seconda guerra mondiale 1941: il comandante di un campo di prigionia tedesco, il maggiore Von Steiner, in passato calciatore che fece parte anche della Nazionale, riconosce tra gli ufficiali britannici prigionieri un suo ex collega, il capitano John Colby («John Colby: West Ham e nazionale inglese», dice Von Steiner a Colby non appena è sicuro di averlo riconosciuto). Von Steiner si dichiara dispiaciuto che le circostanze - che li vedono su due fronti belligeranti opposti - non permettano loro di discorrere dei loro passati sportivi come desidererebbero, però ha l'idea di organizzare un incontro di calcio tra una selezione di calciatori Alleati e la squadra sportiva di una vicina base tedesca.

All’inizio i compagni di prigionia di Colby si dichiarano contrari all’iniziativa, sicuri che il comando britannico non approverebbe: essi sono infatti consci che la propaganda nazista potrebbe sfruttare l’evento per caricarlo di significati extra-sportivi. Ma Colby è stimolato dal confronto, anche perché tra le truppe britanniche può vantare giocatori di livello come il soldato inglese Brady (Bobby Moore), lo scozzese Hayes (John Wark) e il coloured originario di Trinidad Luis Fernandez (Pelé), oltre a quelli disponibili tra i prigionieri alleati, il belga Filieu (Paul Van Himst), l’olandese van Beck (Co Prins) e il norvegese Hilsson (Hallvar Thorensen). Al gruppo si aggrega Hatch (Sylvester Stallone), un personaggio insolito che si spaccia per soldato ma è in realtà un agente segreto canadese, incaricato di tenere i contatti con la Resistenza francese. Colby ne giustifica quindi la presenza in squadra adducendo il motivo che ha bisogno di un preparatore atletico.

Come gli altri ufficiali britannici avevano supposto, il comando tedesco, volendo trasformare l’evento in un veicolo di propaganda, toglie di mano a Von Steiner l’organizzazione dell’incontro. Von Steiner capisce subito che, a quel punto, la partita non avrà più significato sportivo e il comando tedesco metterà in atto qualsiasi stratagemma per vincere e conquistarsi il primato d'immagine di fronte agli Alleati.

Hatch fugge e raggiunge Parigi, dove alcuni partigiani, saputo che i tedeschi vogliono organizzare la partita allo stadio di Colombes, si adoperano per organizzare la fuga dei calciatori Alleati durante l’intervallo tra i due tempi: essi fuggiranno dai lavatoi, che comunicano direttamente con la rete fognaria, ben conosciuta dai membri della resistenza che lavorano nei servizi comunali. Il canadese si lascia catturare di nuovo dai tedeschi vicino al campo di prigionia per essere sicuro di farsi rimandare allo stesso posto e di poter comunicare le informazioni sulla fuga a Colby. A quel punto la presenza in squadra di Hatch diventa indispensabile, ma poiché egli non sa giocare a calcio ma solo a football americano, Colby gli assegna il ruolo del portiere. Siccome tuttavia un portiere titolare esiste già, e il comando tedesco ha esonerato dal lavoro solo undici soldati per prepararsi all’incontro, il portiere viene convinto a lasciarsi rompere un braccio per giustificare la sua sostituzione con Hatch.

Il giorno dell’incontro, lo stadio di Colombes è pieno di francesi, e decorato con i fregi della propaganda nazista, in primis le bandiere con le croci uncinate. L’ambiente è chiaramente ostile ai tedeschi, e lo si nota maggiormente durante l’esecuzione dell’inno Deutschland über alles…: gli unici tedeschi nello stadio sono militari. Lo speaker, che commenta la partita a beneficio dei radioascoltatori, propone in sottofondo degli applausi preregistrati per dare l’impressione che la folla sia entusiasta della prestazione tedesca.

Come paventato da Von Steiner, un pavido arbitro non è in grado di tenere in mano l’incontro in maniera imparziale e sorvola su numerose scorrettezze dei tedeschi, che infatti si portano in vantaggio fino al 4-0 prima che gli Alleati realizzino il goal della bandiera. Al termine del primo tempo negli spogliatoi è tutto pronto: i resistenti parigini hanno rotto il tramezzo che separa i lavatoi dal tunnel di fuga, ma prima alcuni giocatori, poi anche Colby, rifiutano di scappare perché sono convinti di poter ribaltare l’incontro e vincerlo. I resistenti tentano di dissuaderli, poiché alla fine della partita non ci sarà più tempo per la fuga, ma ormai è diventata una questione d’onore per Colby e compagni, che riescono a convincere anche il riluttante Hatch. Gli Alleati rientrano in campo e iniziano a giocare in maniera convinta e determinata, ricorrendo pure alla stessa durezza usata dai tedeschi nel primo tempo. Trascinati dall'entusiasmo degli spettatori francesi sugli spalti, riescono a portarsi prima sul 2-4, poi sul 3-4, e si vedono annullare il goal del pari per un presunto fuori gioco. A quel punto l’infortunato Fernandez (colpito in maniera durissima allo sterno durante il 1' tempo) rientra in campo proteggendosi il petto con un braccio [2] e, su un cross di Brady, si esibisce in una spettacolare rovesciata che infiamma il pubblico e porta le squadre in parità sul 4-4. La bellezza del gesto tecnico entusiasma anche Von Steiner, che si alza ad applaudire sportivamente il goal, tra la silenziosa ma evidente disapprovazione degli altri ufficiali tedeschi in tribuna d’onore.

C’è ancora tempo per qualche schermaglia in campo e, all’ultimo minuto di gioco, un rigore totalmente inesistente viene assegnato ai tedeschi. Tra le proteste alleate, gli spettatori francesi intonano con fierezza la Marsigliese in segno di orgoglio e incoraggiamento. Il portiere Hatch e il capitano tedesco Baumann (Werner Roth) si trovano faccia a faccia e si fissano intensamente negli occhi per lunghi istanti. Hatch, fino a quel momento non impeccabile, vola a parare il rigore calciato dal semi-ipnotizzato Baumann. Lo stadio esulta e gli spettatori invadono il campo travolgendo le barriere intorno al terreno di gioco e superando le guardie armate. Nella confusione che si genera, i giocatori Alleati vengono portati via dalla folla e fuggono dagli ingressi principali. Il maggiore Von Steiner, dalla tribuna, osserva la scena con un’espressione di sportiva indulgenza, che fa da contraltare al disappunto dei gerarchi nazisti seduti poco distanti da lui.

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Ispirazione della pellicola

Il film è ispirato a un evento reale, anche se numerose e sostanziali sono le differenze rispetto alla vicenda narrata: la partita era da disputarsi tra una selezione tedesca e una di giocatori dell'Est europeo che, se avessero vinto, sarebbero stati liberati; diversamente sarebbero rimasti come prigionieri. La partita fu vinta dagli est-europei che, nonostante la vittoria, furono successivamente fucilati. Il fatto è narrato anche nel DVD successivamente posto in vendita.

Altri film ispirati allo stesso evento

Note

  1. http://footballpoetssociety.blogspot.com/2006/03/due-libri-tre-film.html Dynamo: Defending the Honour of Kiev
  2. La cosa non è irreale: Fernandez esce dal campo infortunato e, secondo le regole dell'epoca, non viene sostituito (le sostituzioni furono introdotte solo negli anni 50-60, prima in Sudamerica e poi in Europa): all'epoca il giocatore infortunato usciva, la squadra restava con un uomo in meno, che poteva poi rientrare - se ripresosi - in qualunque momento. Nel caso del portiere, questi poteva essere sostituito temporaneamente da un altro giocatore, cosa che avviene tutt'oggi se una squadra ha esaurito le sostituzioni

Collegamenti esterni

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