Toro scatenato

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.


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Toro scatenato (1980)
Raging Bull | Stati Uniti
regia di Martin Scorsese
129 min | B/N con sequenze a colori | biografico, drammatico, sportivo

scritto da Paul Schrader, Mardik Martin

soggetto Jake LaMotta, Joseph Carter, Peter Savage
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Interpreti e personaggi
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Doppiatori originali
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Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
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Doppiatori italiani
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Doppiaggio italiano: C.D. - Cooperativa Doppiatori
Direzione del doppiaggio: Ettore Giannini
Adattamento dialoghi italiani: Alberto Piferi
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Fonico di doppiaggio: {{{fonicodoppiaggio}}}
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Effetti speciali a cura di {{{effettispeciali}}}
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Scenografie a cura di {{{scenografo}}}
Premi:
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Fotografia di Michael Chapman
Musiche di AA.VV.
Effetti speciali a cura di '
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Scenografie a cura di Gene Rudolf


« ... ma io non sono Olivier, anche se mi farebbe piacere. E poi lo vorrei vedere sul quadrato recitare se con Sugar si misurasse chissà quante ne pigliasse... per cui datemi un'arena, Jake il toro si scatena, perché oltre al pugilato sono attore raffinato. Questo è spettacolo! »
(Jake LaMotta)

Toro scatenato (Raging Bull) è un film del 1980 diretto da Martin Scorsese.

È una delle opere più importanti nate dalla collaborazione tra il regista Scorsese e l'attore Robert De Niro. Ispirato dall'autobiografia del pugile Jake LaMotta, Raging Bull: My Story, adattata da Paul Schrader e Mardik Martin, il film fu quasi interamente girato in bianco e nero.

Robert De Niro interpreta il ruolo del pugile peso medio Jake LaMotta, dal carattere brusco e paranoico, che, cresciuto nel Bronx, si allena tenacemente per raggiungere i vertici della boxe, per poi subire una vera caduta, accompagnata da notevoli problemi con la famiglia e gli amici. La sua interpretazione è unanimemente considerata come una delle più intense di tutta la storia del cinema (soprattutto nei suoi monologhi in camerino, prima dello spettacolo del vecchio LaMotta) e fu premiata con l'Oscar al miglior attore. Il ruolo del fratello-manager di Jake, Joey, è di Joe Pesci; per questa interpretazione, Pesci fu candidato all'Oscar come miglior attore non protagonista.

Indice

Trama

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Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Le prime scene del film mostrano Jake LaMotta, in età avanzata, che prepara uno dei suoi consueti spettacolini comici in un piccolo locale; segue un lungo flashback, che si chiude poco prima della fine, sulla sua precedente carriera di pugile.

LaMotta (Robert De Niro) è un forte e tenace combattente, proveniente dal Bronx, con il fratello minore Joey (Joe Pesci) come suo manager. All'inizio Jake è sposato, ma poco dopo, anche a causa dei fortissimi litigi con la moglie, e della storia d'amore con la bella Vicki (Cathy Moriarty), il suo matrimonio fallisce. Contemporaneamente LaMotta sale i gradini del mondo della boxe, anche se con una certa fatica poiché all'inizio non vuole mettersi sotto la protezione di alcuni influenti personaggi del quartiere che, in cambio di alcuni incontri indirizzati a loro piacimento, lo avrebbero aiutato ad essere proclamato sfidante ufficiale per il titolo di campione mondiale dei pesi medi. Alla fine, dopo alcuni match, tra i quali ricordiamo quelli con Sugar Ray Robinson, e dopo averne perso intenzionalmente qualcuno, per favorire i suoi "protettori", Jake arriva finalmente a poter contendere il titolo al campione del mondo dei pesi medi.

Nel contempo la sua vita comincia ad essere costellata da grossi problemi, prima quelli di peso, che deve mantenere sotto certi livelli per poter combattere, poi quelli familiari; infatti, nonostante il matrimonio e i figli, Jake è divorato da una forte gelosia, e teme continuamente che la moglie Vicki lo tradisca. Un episodio del film ci fa capire l'enorme gelosia del protagonista, aiutata dal pessimo carattere e da un'intelligenza non sopraffina: poco prima di un incontro di scarsa rilevanza la moglie Vicki nota che lo sfidante del marito è un bel ragazzo. A parte il litigio sulla questione che Jake ha con la donna, durante l'incontro, Jake si scatena contro l'avversario, riducendolo in uno stato tale da non poter essere più reputato carino.

Nonostante la vittoria del titolo, Jake piomba così ancora di più in uno stato di paranoia, che investe anche gli amici e il fratello; Joey infatti, che aveva sempre fatto di tutto per aiutarlo, fino a fare a pugni per evitare che la cognata si divertisse con dei suoi amici, attira le ire del fratello, che lo sospetta addirittura di andare a letto con la moglie. I rapporti con Joey si fanno sempre più tesi, anche perché quest'ultimo cerca di far seguire una dieta al fratello, finché un giorno Jake lo picchia, in preda a un raptus, scatenato dalla battuta della moglie, esasperata dalla gelosia di lui, sul fatto che lei andasse a letto pure con Joey.

La parabola discendente di La Motta presto investe anche lo sport, e presto perde il titolo con il suo acerrimo rivale Sugar Ray Robinson; rimasto senza il fratello, che dopo il litigio lo abbandona, senza che Jake lo cerchi più, La Motta comincia a ingrassare fino a ritirarsi dalla boxe dopo pochi anni. Ma nemmeno nel lusso in cui vive, con i figli e la paziente moglie al fianco, riesce a condurre una vita serena; La Motta compra e gestisce il locale omonimo, trascorrendovi molto tempo, dandosi al divertimento, finché Vicki non decide di divorziare e portarsi via i figli. Jake, rimasto solo, si dedica al suo night club, dove fa l'intrattenitore, ma presto subentrano problemi economici e legali: viene incastrato in un'accusa di sfruttamento della prostituzione, e per racimolare i soldi e mettere tutto a tacere (cosa che non gli risucirà) spacca anche la sua cintura di campione del mondo per venderne le gemme.

A causa di questa denuncia finisce in prigione, dove libera la sua rabbia contro le pareti, nell'ira di un uomo che piano piano sta perdendo tutto quello che di bello aveva avuto. La parte finale del film vede un La Motta solo al mondo, che riesce a malapena a scusarsi con il fratello, incontrato per caso, che però non vuole saperne di lui. Nel finale vero e proprio Jake è nel suo camerino, che prova allo specchio il monologo che dovrà fare sul palco, tratto da quello di Marlon Brando in Fronte del porto; un uomo viene a chiamarlo in scena (è lo stesso Martin Scorsese che si ritaglia una piccola apparizione nel film) per i suoi "5 minuti" di spettacolo, e qui si chiude il film.

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Caratteristiche generali

Il film fu distribuito dalla United Artists; inizialmente i produttori esecutivi furono esitanti sui finanziamenti dello stesso, poiché temevano una stroncatura da parte della critica per l'eccessiva violenza, verbale e non. Comunque Scorsese e De Niro, dopo aver rielaborato alcune scene, furono in grado di procedere. Entrambi gli artisti erano intenzionati a fare il meglio possibile: Scorsese non attraversava un buon periodo, sia per problemi d'asma, per il quale fu sostituito come regista in alcune scene da suo padre, Charles Scorsese, sia per l'uscita (poco prima dell'inizio delle riprese) dal "tunnel" della dipendenza da cocaina, sia, a livello artistico, per il fallimento, su ogni fronte (pubblico, critica e spese), del musical New York, New York. Lo stesso Scorsese era convinto che Toro scatenato sarebbe stato molto probabilmente il suo ultimo film.

Riconoscimenti

Robert De Niro vinse l'Oscar 1981 come miglior attore protagonista, a cui si aggiunge quello per il miglior montaggio, dato a Thelma Schoonmaker; questo secondo riconoscimento premiava l'innovativo stile delle riprese dei combattimenti, diverse, tanto per fare un esempio, da quelle di Rocky. Toro scatenato ricevette altre sei nomination durante la cerimonia: miglior attore non protagonista (Joe Pesci) e miglior attrice non protagonista (Cathy Moriarty), miglior sonoro, miglior regia, miglior fotografia e miglior film.

Nel 1990 il film è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al ventiquattresimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito addirittura al quarto posto.

Produzione

Il progetto di Toro scatenato fu presentato a Martin Scorsese dal suo amico e collaboratore Robert De Niro, che aveva scoperto il libro di memorie di LaMotta e voleva a tutti i costi avere la parte da protagonista. Il copione originale, ottenuto dal libro, fu scritto da un altro collaboratore e amico di Scorsese, Mardik Martin, che aveva già partecipato alla stesura del copione di Mean Streets. Questo copione si ispirava largamente allo stile drammatico tipico del film Rashomon, che presentava molti e diversi punti di vista. Paul Schrader, già collaboratore di Scorsese per Taxi Driver, optò invece per un altro approccio più chiaro e diretto. Le ultime modifiche del copione videro il lavoro congiunto degli stessi De Niro e Scorsese.

Toro scatenato fu girato in due parti. La maggioranza del film, incluse tutte le scene sul ring, fu girata per prima. Dopo questo periodo la produzione fu interrotta per alcuni mesi, durante i quali il peso di De Niro dovette aumentare di circa 30 chili per portare la sua figura da quella del giovane e muscoloso boxeur al vecchio e grasso LaMotta nella parte finale del film (e nei primissimi momenti).

Questo particolare di De Niro è ben visibile in una delle ultime scene, quando La Motta dorme con la camicia aperta, mostrando un voluminoso ventre. Questa e altre scene furono girate con pochissimi "ciak", dal momento che De Niro aveva grossi problemi a recitare con quel corpo enorme; la "metamorfosi" di De Niro rimane una delle più impegnative e celebri dell'intera storia del cinema, ed è un esempio lampante di un metodo di recitazione estremo, mirato alla riproduzione più fedele possibile della realtà.

Scorsese e l'addetto alla fotografia del film, Michael Chapman, decisero di girare il film in bianco e nero, superando così le prime indecisioni circa il fatto che questo avrebbe reso il film pretenzioso. La scelta fu fatta per ragioni di autenticità temporale, dato che sia i filmati sia le foto degli incontri del periodo in questione (anni quaranta) erano in bianco e nero. In quest'ottica si inseriscono le riprese a colori sbiaditi del matrimonio di Jake e Viki, come ad indicare la novità tecnologica dell'epoca in dotazione al fotografo del matrimonio. Un altro motivo dell'uso del bianco e nero, seppur minore, fu la volontà di differenziare Toro scatenato da altri film sulla boxe, specialmente la serie di Rocky.

Un'altra cosa che Scorsese non amava negli altri film sulla boxe era la modalità di ripresa dell'incontro vero e proprio, ovvero mostrare il combattimento come veniva visto dagli spettatori, fatto che rendeva molto meno cruenta l'impressione che il pubblico aveva dello stesso. Attraverso il sapiente montaggio da Oscar di Thelma Schoonmaker, Scorsese riuscì a mantenersi fedele all'idea di riprese che stessero sul ring, che facessero vedere la violenza di ogni singolo pugno, la rozzezza e la crudezza della "nobile arte". Lo spettatore che assisteva ai duelli del film sentiva ciò che accadeva ai duellanti, percepiva il loro dolore e la loro rabbia, e vedeva con estremo realismo la forza dei colpi che si abbattevano sui pugili. Ogni singolo combattimento si presenta inoltre diverso dagli altri, poiché riflette i vari stati mentali di La Motta durante i combattimenti.

Il film fu montato nell'appartamento newyorkese di Scorsese, soprattutto di notte. Scorsese fu ossessivamente meticoloso ed esigente durante la post-produzione, lavorando affinché ogni particolare fosse in sintonia con l'idea che aveva del film. Scorsese e Thelma Schoonmaker impiegarono un periodo di tempo inusuale anche solo per montare la complessa e variegata colonna sonora. Questo dispendio di energie, e di tempo, sulla post-produzione portò ad un attrito tra il regista e i produttori del film, che lo accusavano di eccessiva lentezza.

Scorsese affermò che questa attenzione da molti considerata "esagerata" sulle fasi successive alla fine delle riprese era motivata dal fatto che Scorsese fosse seriamente convinto che Toro scatenato sarebbe stato il suo ultimo lavoro da regista, e quindi voleva che venisse esattamente come lo aveva voluto, come una specie di testamento artistico, degna cornice di un autore che aveva già dato alla luce opere notevoli. Comunque Scorsese è stato poi portato a vedere il film come una sorta di rinascita cinematografica.

Alla fine del film vi è una citazione religiosa ed una dedica al suo defunto professore di cinematografia al college, Haig Manoogian, che lo aveva aiutato a produrre il suo primo lungometraggio.

Critica e recensioni

Toro scatenato, nei primi giorni di uscita, ricevette pareri contrastanti: alcuni critici ne denunciarono la violenza e la "difficoltà" del personaggio di LaMotta, altri invece ne lodarono il sapiente montaggio e la regia. Altri ancora videro l'opera come un misero e vuoto esercizio di stile cinematografico, una prova di autocompiacimento della bravura di Robert De Niro e Martin Scorsese.

A livello generale però la critica spese grandi lodi per il film, lodi che compensavano lo scarso successo di botteghino fatto registrare. La mancata attenzione del pubblico per il film si suppone imputabile all'atmosfera culturale, dal punto di vista cinematografico, del periodo di uscita di Toro scatenato: in quel periodo la facevano da padroni i film fantascientifici di Steven Spielberg e George Lucas, e quindi un prodotto intriso di realismo e crudezza quale era il film non ebbe il dovuto risalto. Tra i critici più entusiasti dell'opera vi fu Roger Ebert, il quale affermò come Toro scatenato fosse entrato appieno tra i classici del cinema, e rappresentasse il coronamento artistico di quelle grandi doti che Scorsese aveva mostrato con le sue opere precedenti.

Anche la notte degli Oscar, nonostante svariate nomination, fu abbastanza povera per il film, che raccolse solo il premio per il montaggio e per il miglior attore, De Niro. Lo stesso Scorsese si arrese di fronte a Robert Redford, miglior regista di quell'edizione. La causa di questa parziale delusione fu anche l'atteggiamento della casa di produzione, la United Artists, che in quel periodo era "distratta" dai problemi finanziari provocati dal flop di I cancelli del cielo, e non promosse abbastanza il film per gli Oscar.

Comunque il riscatto di Toro scatenato arrivò verso la fine degli anni ottanta, quando, oltre ad aver consolidato la sua reputazione come classico del cinema moderno, il film fu spesso votato dai critici come il migliore del decennio, e come uno dei migliori film americani di sempre.

Curiosità

  • Quando De Niro vinse l'Oscar quale miglior attore protagonista, ringraziò 'Joey LaMotta, «Sebbene ci stia citando in giudizio».
  • Solamente nel 2005 è uscito per il pubblico un cofanetto, contenente due CD, con la colonna sonora del film; le difficoltà erano da imputarsi ai permessi per molte delle canzoni, che lo stesso Scorsese aveva selezionato ritornando con la memoria alla sua infanzia nella Grande Mela. Da ricordare come la vera "colonna sonora" del film sia tratta dalla Cavalleria rusticana del compositore livornese Pietro Mascagni.
  • I rumori dei pugni, nelle scene di boxe, sono stati ottenuti schiacciando pomodori e meloni.
  • Al minuto 63' il giocatore di briscola con gli occhiali, che poi va a salutare Jake, a casa sua, altri non è che il padre del regista, Luciano(Charlie)Scorsese. Casualmente, nel film il suo personaggio si chiama proprio Charlie.

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