Storia del doppiaggio:Il periodo di Cantando sotto la pioggia

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.

1leftarrow.pngVoce principale: Storia del doppiaggio.

Scheda a cura di Gerardo Di Cola

Cantando sotto la pioggia, un film di Stanley Donen e Gene Kelly
In alto le ricostruzioni delle giornate di lavoro di Panicali e Cigoli[1]. Il 10 novembre 1947 Panicali si trova, alle ore 8, alla Fono Roma per dirigere il 7° turno di doppiaggio di T'amerò per follemente dove è anche "attore", dacendo recitare in italiano Brian Aherne. Alle 14 smette i panni del direttore per vestire soltanto quelli di prestatore di voce in Odio implacabile, dove, diretto da Franco Schirato, doppia Robert Young.

Alle 8 del 24 maggio 1949 Cigoli è alla Fono Roma per doppiare, diretto da Mario Ferrari, Charles Boyer in La porta d'oro. Alle 14 si sposta in tutta fretta negli stabilimenti della MGM per far recitare in italiano, sotto la direzione di Schirato, Clark Gable in Via col vento.

In un clima dove predominano le figure di Emilio Cigoli e Giulio Panicali le vicende professionali e personali di altri doppiatori non possono avere grande visibilità, né possono trovare risposte adeguate le loro legittime aspirazioni a maggiori gratificazioni economiche e morali. Questi attori, che hanno contribuito a rendere il doppiaggio italiano il migliore del mondo, sentono che il clima non è favorevole per rivendicare ciò che ritengono dovuto a coronamento della loro carriera artistica nell'ambito del doppiaggio. Aldo Silvani, Gaetano Verna, Adolfo Geri, Zoe Incrocci, Mario Pisu, Olinto Cristina, Bruno Persa, Lia Orlandini, Renato Turi, Gianfranco Bellini, Mario Ferrari, ognuno con motivazioni proprie, grandi tentennamenti o convinte prese di posizione, danno luogo alla prima importante scissione in seno alla CDC, unendo le loro lamentele a quelle di alcuni attori della ODI che ugualmente non si sentono soddisfatti del lavoro che sono chiamati a svolgere nella organizzazione del conte Giannuzzi. Nel 1951 il malumore serpeggia in CDC. Augusto Incrocci, che ha una grande esperienza degli ambienti teatrali, cerca di mediare le posizioni tra i più irrequieti e alcuni membri del consiglio di amministrazione che vogliono una politica intransigente rispetto alle richieste degli insoddisfatti; ma Incrocci è consapevole della difficoltà di far rientrare la protesta che per il momento si mantiene latente. Si cerca di correre ai ripari facendo alcune concessioni alle aspettative di quegli attori che più di altri si sono resi disponibili a lavorare nel doppiaggio pregiudicando anche l'attività teatrale e cinematografica.

Agli attori Silvani e Cristina, che da qualche tempo sono confinati a ricoprire ruoli secondari e di anziani, vengono assegnati (ciò avviene principalmente per la politica di rottura portata avanti da Nicola Fausto Neroni) Walter Brennan in Sabbie rosse al posto di Lauro Gazzolo, e Edgar Buchanan in L'uomo dell'est al posto di Mario Besesti, rispettivamente. È interessante notare che in Sabbie rosse della Warner Bros. i due interpreti principali, Kirk Douglas e Virginia Mayo, sono doppiati da Gualtiero De Angelis e Dhia Cristiani, e non da Emilio Cigoli e Lydia Simoneschi, una distribuzione delle parti nello stile di Neroni, il quale pagherà a caro prezzo l'atteggiamento di "irriverenza" verso le alte sfere del mondo delle voci. A Verna, che sente vacillare la posizione di privilegio in quanto doppiatore abituale di Spencer Tracy, viene nuovamente concesso di doppiare il grande attore statunitense in Omertà ma è l'ultima volta, almeno secondo le risultanze documentabili, come si vedrà alla fine di questo periodo.[2] Pisu, confermato su Walter Pidgeon in Difendete la città al posto di Ferrari, è chiamato a prestare la voce a John Wayne (è la seconda volta! La prima in Il massacro di Fort Apache) in I diavoli alati dove Cigoli è impegnato a doppiare Robert Ryan. Ma, poiché non si sente gratificato abbastanza dopo quindici anni di sala di doppiaggio, ritiene sia venuto il momento di legare stabilmente la sua voce elegante non solo al volto aristocratico di Pidgeon, ma anche a qualche altro attore importante, non potendo sperare di sottrarre stabilmente Wayne a Cigoli. L'attività di Mario Ferrari come doppiatore si fa sporadica, mentre non decolla quella di direttore; in Addio, signora Miniver!, doppiato nel marzo del 1951 in 9 turni, è l'ultima volta che presta la voce a Pidgeon, mentre Pisu si deve accontentare di far parlare Henry Wilcoxon. Turi, che lavora poco e si lamenta della non equa distribuzione delle parti, viene impiegato ancora in un ruolo marginale, quello ricoperto da Abner Biberman in Viva Zapata! (WB) dove il direttore Neroni si permette di scegliere Augusto Marcacci quale voce di Marion Brando, relegando Cigoli su Joseph Wiseman.

Gianfranco Bellini non ha dei motivi specifici per essere in contrasto con i vertici della CDC con i cui membri intrattiene buoni rapporti personali, ma l'attore è molto amico di Turi e Bruno Persa, il quale, invece, vive una esperienza lavorativa non serena. Bellini cerca in tutti i modi di dissuadere i colleghi ad attuare il proposito di abbandonare la CDC, ma egli parte da una posizione migliore essendo la sua voce spesso utilizzata per i comprimari e in alcuni casi per i protagonisti come Donald O'Connor nella serie di Francis; i film, che con cadenza annuale arrivano sul mercato italiano per essere doppiati, si avvalgono della voce di Mario Besesti per il mulo Francis. Il primo della serie è Francis, il mulo parlante doppiato nel 1950, il secondo è Francis alle corse nel 1951, il terzo è Francis all'accademia nel 1952 e il quarto è Francis contro la camorra nel 1953. A Bellini tra il terzo e il quarto film accade un piccolo sconvolgimento non cercato. Per ricostruirlo bisogna fare ordine sulle date e alcuni avvenimenti del '51 e dei primi due del 1952; avvenimenti che coinvolgono il suo amico Bruno Persa e un altro attore della CDC in rotta di collisione con i vertici della cooperativa di cui è stato uno dei fondatori, Adolfo Geri. Persa è la voce ufficiale di Humphrey Bogart fin da quando immediatamente dopo la guerra lo doppia in Le cinque schiave e Casablanca, ma, è bene tenere presente, sono pellicole entrambe realizzate dalla WB, quindi doppiate sotto la direzione di Neroni. La sua timbrica aderisce così bene al volto di Bogart che ben presto si determina un legame strettissimo e, all'apparenza, non facilmente inclinabile. L'attore statunitense è una delle stelle della Warner Bros, ma nel 1950 gira un film, Il diritto di uccidere, con la Columbia. Persa non crede alle sue orecchie quando lo chiamano al doppiaggio del film per far recitare Frank Lovejoy, mentre Cigoli sarà la voce di Bogart. L'attore goriziano incassa una delusione cocente, ma non fa trasparire nulla durante il doppiaggio, pur essendo consapevole che sarà difficile tornare ad essere Bogart. Accade l'anno successivo e per l'ultima volta in La città è salva, ancora una pellicola WB. Tn questo stesso periodo Persa deve sopportare un altro "torto": è chiamato a doppiare con accento tedesco l'attore Peter Bull in La regina d'Africa, mentre Bogart ha, stranamente, la timbrica di Gualtiero De Angelis.[3]Bizzarrie del doppiaggio! Tutto difficilmente spiegabile se non si tiene in debito conto dell'assoluta libertà dei direttori di scegliere i doppiatori a seconda dei rapporti di forza esistenti in quel momento in seno all'organizzazione e dell'assoluta trasparenza del doppiaggio rispetto all'attenzione dei critici cinematografici e in genere degli studiosi di cinema, i quali, disinteressandosi completamente del fenomeno, evitano qualsiasi intromissione attraverso critiche o approvazioni.

Adolfo Geri ha alle spalle una lunga carriera teatrale e cinematografica, ma, in qualità di doppiatore, raramente gli è capitato di "essere" un divo di Hollywood. Quando la sua voce incontra il volto di Gene Kelly, in Due marinai e una ragazza, Facciamo il tifo insieme, I tre moschettieri, e Un giorno a New York, finalmente ha buone ragioni per ritenersi soddisfatto. È diventato il doppiatore ufficiale del più importante ballerino-attore della MGM. Adesso è più probabile che l'obiettivo di passare alla categoria superiore possa concretizzarsi e conseguentemente risulta plausibile accarezzare l'idea di diventare direttore. Ma i tempi per tale evento risultano necessariamente lunghi, mentre i nuovi doppiatori, le cui timbriche giovanili ricordano quelle di Geri, iniziano a proporsi con forza, conseguentemente riducendo gli spazi allo Geri doppiatore. Anche nella ODI alcuni doppiatori non sono soddisfatti del lavoro che svolgono nell'unica organizzazione in grado di contrapporsi alla CDC. Gli attori insoddisfatti delle due società, quando si incontrano nelle rappresentazioni teatrali che si tengono a Roma, inevitabilmente parlano di doppiaggio per scambiarsi notizie e punti di vista. Essi decidono di approfondire la situazione per predisporre contromisure efficaci in modo da arginare lo strapotere dei vertici della CDC, da una parte, e dall'altra l'autoritarismo del proprietario della ODI, il conte Giannuzzi. Gli incontri avvengono nei caffè vicini agli stabilimenti di doppiaggio, ma non frequentati abitualmente dai doppiatori. Pur essendo i più determinati, gli attori della CDC sono i più preoccupati durante gli incontri. Dopo tutto bisogna staccarsi da una società nella quale si lavora da anni e nella quale i guadagni sono assicurati e tutto sommato di un certo rilievo. È tempo allora - siamo nel 1952 - di dare vita ad una nuova società di doppiaggio.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce A.R.S. - Attori Riuniti Sincronizzatori.

Nella storia della cinematografia americana i film ambientati nel mondo della celluloide costituiscono un piccolo ma significativo segmento che denota l'esigenza del cinema di raccontare se stesso, di disgelare i propri meccanismi e le nevrosi che albergano nel suo interno. Cantando sotto la pioggia è uno degli esempi più significativi di "cinema sul cinema"e segue l'altro capolavoro della cinematografia mondiale, Viale del tramonto (Billy Wilder, 1950), dove le insuperabili difficoltà di una diva del muto Norma Desmond/Gloria Swanson doppiata da Andreina Pagnani) ad adattarsi alla nuova conquista del sonoro la costringono ad allontanarsi dalla realtà e vivere gli ultimi anni della sua vita in una dimensione alterata. Al tetro, fantasmatico, funereo Viale del tramonto si contrappone il divertente, gaio e spumeggiante Cantando sotto la pioggia dove le problematiche legate all'avvento del sonoro sono narrate con taglio didattico. Nella Hollywood del 1927 si sta girando una pellicola, Il cavaliere misterioso, pensata per il muto. Ma l'enorme successo del primo film sonoro della storia del cinema, II cantante di Jazz, obbliga il "produttore Simpson" (Millard Mitchell, voce di Gaetano Verna) ad inserire il parlato nel suo film. Il protagonista, Don Lockwood (Gene Kelly, voce di Adolfo Geri), è capace di recitare con la sua bella voce, al contrario dell'antipatica Lina Lamont (Jean Hagen, voce di Zoe Incrocci), che ne possiede una improponibile. Tutti gli sforzi del regista (Douglas Fowley, voce di Federico Collino) per far recitare Lina sono vanificati dall'insulsaggine dell'attrice, la cui carriera sta per concludersi grazie al sonoro. Il produttore risolve il problema utilizzando una tecnica da poco inventata, il doppiaggio. La prescelta per doppiare Lina è la deliziosa Kathy Selden (Debbie Reynolds, voce di Flaminia Jandolo) verso la quale Don nutre un crescente interesse. Lina pretende per contratto l'assoluto silenzio sull'espediente usato per farla recitare in voce, ma la pazienza dei colleghi è ormai esaurita. Nella serata della prima, in una fantasmagoria di luci, il cast di attori de Il cavaliere misterioso è accolto dalla voce squillante di Zelda Zanders (Rita Moreno, voce di Lia Orlandini). Al termine della proiezione Lina pensa di poter ringraziare gli spettatori con la sua stridula voce, ma il pubblico reagisce con sghignazzi e grida. Mentre Kathy, nascosta, doppia Lina invitata a cantare dal pubblico, il sipario viene aperto dal produttore, da Don e da Cosmo Brown (Donald O'Connor, voce di Paolo Ferrari). Il conto con Lina è definitivamente chiuso e la sua carriera giunta al termine. Nel cinema italiano degli anni '50 accade esattamente il contrario. Diversi attori e attrici iniziano la carriera grazie al doppiaggio. Incredibile! Ma plausibile...[4]

Note

  1. dalle agende di Amedeo Giovacchini, consultate da Gerardo Di Cola
  2. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 102
  3. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 103
  4. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 104


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