Quinto potere

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.


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Quinto potere (1976)
Network | Stati Uniti
regia di Sidney Lumet
116 min | colore | drammatico

scritto da Paddy Chayefsky

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Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
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Doppiaggio italiano: {{{doppiaggioitaliano}}}
Direzione del doppiaggio: Mario Maldesi
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Edizione italiana: {{{edizioneitaliana}}}
Supervisione artistica: {{{supervisioneartistica}}}
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Fotografia di Owen Roizman
Musiche di Elliot Lawrence
Effetti speciali a cura di '
Montaggio di Alan Heim
Scenografie a cura di '
Premi:
Fotografia di {{{nomefotografo}}}
Musiche di {{{nomemusicista}}}
Effetti speciali a cura di {{{nomeeffettispeciali}}}
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Scenografie a cura di {{{nomescenografo}}}
Premi:
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« Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più! »
(Howard Beale incita i telespettatori)

Quinto potere (Network) è un film del 1976 diretto da Sidney Lumet.

Trama

Howard Beale (Peter Finch), commentatore televisivo stanco e sfiduciato della UBS di Los Angeles, una importante rete nazionale appena acquistata da un'altra società, viene licenziato con un preavviso di due settimane, dopo undici anni di presenza sui teleschermi. L'indice di gradimento della sua trasmissione è sceso troppo. Tuttavia, prima di congedarsi e senza preavvertire colleghi e superiori, Beale annuncia in diretta il proprio suicidio, che avrà luogo - dice - fra una settimana. Scoppia uno scandalo: Beale viene costretto a smentire il suo sensazionale annuncio il giorno dopo, durante una trasmissione in cui rivela ai telespettatori, con un linguaggio piuttosto greve, il proprio licenziamento. Diana Christensen (Faye Dunaway), giovane e rampante responsabile dei programmi (fra i quali tuttavia non sono inclusi i notiziari) fiuta l'affarone; Frank Hackett (Robert Duvall), proconsole dei nuovi padroni nella UBS, l'appoggia mentre Max Schumacher (William Holden), amico e superiore diretto di Howard, perde il posto per essersi rifiutato di accettare il massacro intellettuale del medesimo...

Commento

Il film è una feroce parodia del mondo della televisione, dei cui artefici espone il cinismo e la totale mancanza di sensibilità morale. Bersaglio particolare è Diana Christensen, talmente calata nel mondo irreale della TV e nelle sue mire di carrierista, da arrivare a sproloquiare di palinsesti e di prospettive delle prossime trasmissioni persino durante i frenetici ma brevissimi amplessi con il suo maturo amante, uno stralunato ed irriconoscibile William Holden, il cui personaggio, Max Schumacher, ha nel film l'unica funzione di porre in maggior risalto il cinismo e la TV-dipendenza di Diana. Il commento finale della voce fuori campo, di cui si è detto, sdrammatizza la situazione, conferendo all'ultimo momento alla vicenda un'aura di presa in giro.

Nel 2000 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Collegamenti esterni

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