Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.


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Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti (2010)
Loong Boonmee raleuk chat
ลุงบุญมีระลึกชาติ
| Thailandia

regia di Apichatpong Weerasethakul
114 min | colore | drammatico

scritto da Apichatpong Weerasethakul

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Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
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Interpreti e personaggi
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Doppiatori italiani
Doppiatori italiani
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Doppiatori trailer
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Doppiaggio italiano: PCM Audio
Direzione del doppiaggio: Rodolfo Bianchi
Adattamento dialoghi italiani: Giorgio Tausani
Assistente al doppiaggio: {{{assistentedoppiaggio}}}
Fonico di doppiaggio: Federico Costantini
Fonico di mix: Fabrizio Pesce
Sonorizzazione:
Edizione italiana: {{{edizioneitaliana}}}
Supervisione artistica: {{{supervisioneartistica}}}
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Fotografia di Yukontorn Mingmongkon
Sayombhu Mukdeeprom
Musiche di '
Effetti speciali a cura di {{{effettispeciali}}}
Montaggio di Lee Chatametikool
Scenografie a cura di Akekarat Homlaor
Fotografia di {{{nomefotografo}}}
Musiche di {{{nomemusicista}}}
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Montaggio di {{{nomemontatore}}}
Scenografie a cura di {{{nomescenografo}}}
Premi:
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Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti è un film del 2010 scritto e diretto da Apichatpong Weerasethakul, vincitore della Palma d'oro al 63º Festival di Cannes.[1]

Trama

Il prologo del film è costituito dall'immagine di un bufalo domestico che, dopo aver rotto il laccio che lo legava a un albero, vaga gemendo nella savana brumosa e notturna, finché si lascia guidare docilmente da un uomo che gli è andato incontro e lo ha invitato a seguirlo.

Segue poi la figura del protagonista, lo zio Boonmee, un piccolo proprietario terriero thailandese malato di insufficienza renale, che passa i suoi ultimi giorni in campagna con Jai, un immigrato laotiano suo dipendente che si prende cura di lui, e con la cognata Jen e il figlio di questa, Thong, che sono appena giunti in visita dalla città.

In una calma sera, mentre cenano nella veranda della casa all'interno del suo podere dove crescono grandi alberi di tamarindo, appaiono alla loro tavola i fantasmi della moglie Huay morta 19 anni prima e del figlio, scomparso da qualche tempo, che ora ha assunto la forma di una grande scimmia semi-umana dagli occhi rossi e fosforescenti. Non vi è nulla di terrorizzante nella loro apparizione: essi parlano con i viventi con malinconica serenità, sono da loro interrogati e rappresentano la prova che la vita non cessa con la morte ma si trasforma in un incessante ciclo di forme umane, animali e vegetali. ..

Note

  1. (EN) Awards 2010. festival-cannes.fr. URL consultato il 13 luglio 2011.

Collegamenti esterni

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