La donna della domenica

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.


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La donna della domenica (1975)
La donna della domenica | Italia
regia di Luigi Comencini
105 min | colore | giallo
una produzione Marcello D'Amico
scritto da Fruttero e Lucentini, Agenore Incrocci, Furio Scarpelli

soggetto Fruttero e Lucentini
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Interpreti e personaggi
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Doppiatori originali
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Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
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Doppiatori italiani
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Doppiaggio italiano: {{{doppiaggioitaliano}}}
Direzione del doppiaggio: Mario Maldesi
Adattamento dialoghi italiani: {{{dialoghiitaliani}}}
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Premi:
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Fotografia di Luciano Tovoli
Musiche di Ennio Morricone
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Scenografie a cura di Mario Ambrosino, arredamento di Claudio Cinini
Premi:
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La donna della domenica è un film del 1975 diretto da Luigi Comencini. È tratto dall'omonimo romanzo del 1972 di Carlo Fruttero e Franco Lucentini.

Trama

Il film è la pressoché fedele trasposizione del romanzo. Ambientato in una Torino degli inizi degli anni settanta, afosa e quasi deserta per le ferie imminenti, come accadeva negli anni sessanta, è la storia dell’indagine condotta dal commissario Santamaria, romano (siciliano nel romanzo originale), sull’assassinio di un individuo equivoco, il volgare architetto Garrone, professionista fallito, personaggio singolare che vivacchia ai margini della Torino bene, da cui è tollerato ma disprezzato. Il commissario deve muoversi con cautela tra una serie di personaggi altolocati e il suo superiore, preoccupatissimo delle conseguenze, vorrebbe che certi nomi non venissero coinvolti affatto. Il film, come il romanzo, offre uno spaccato dell’Italia di fine anni '60, prima degli sconvolgimenti degli anni '70 e degli anni di piombo, un’Italia dove non è ancora arrivato il '68 ma si respira sessualità a piene mani. Quella distorta e morbosa del Garrone; quella dei coniugi Dosio, coppia ‘aperta’ in cui Anna Carla, moglie annoiata, è consapevole dei tradimenti del marito e non ha problemi a flirtare con il commissario Santamaria; quella di Massimo Campi, figlio dell’alta borghesia torinese, nobilmente annoiato, più dell’Anna Carla che non vede l’ora di essere interrogata dal commissario. L'omosessualità del Campi non è nascosta più di tanto, ma nemmeno è resa troppo esplicita. Infine, quella di Lello Riviera, personaggio profondamente insicuro, tanto quanto è innamorato di Massimo Campi. Comencini affronta un soggetto che può essere inserito nel filone della Commedia all'italiana, ma che non può non essere diverso dal romanzo, poiché il forte impianto narrativo che Fruttero e Lucentini hanno dato al loro libro impone al regista di attenervisi, e Comencini riesce a interpretarlo egregiamente. La profonda ironia che traspare, più che dalle persone, dalle situazioni è percepibile nel film come nel romanzo. La afosa Torino estiva è rappresentata con una fotografia piuttosto calda, con le vie deserte, le ville in zona collinare, i grandi viali, il centro storico, il balùn. I personaggi sono ben tratteggiati, emergono la volgarità del Garrone, il rifiuto del rango di Massimo Campi, la noia coniugale di Anna Carla, la cortesia prudente, ma solo perché gli è stata imposta, del Commissario, la grettezza della Tabusso. Mastroianni, la Bisset e Trintignant si trovano perfettamente a loro agio in questa commedia gialla improntata all'ironia. Forse il limite di questo film è proprio l’esser figlio di un romanzo giallo alla cui trama ha dovuto attenersi fino in fondo.

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