O.D.I - Organizzazione Doppiaggio Italiano

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Nata nel [[1946]], si propone da subito come alternativa alla [[CDC]]. Non riuscirà mai a contendere il primato della concorrente<ref>http://www.enciclopediadeldoppiaggio.it/news/2011/07/19/cronologia-fondamentale-dellepoca-doro-del-doppiaggio-dagli-albori-agli-anni-70/</ref>, tuttavia costituirà un’altra ribalta d’espressione di talento a una batteria d’attori di notevole spessore artistico del calibro di [[Vittorio Sanipoli]], [[Arnoldo Foà]], [[Carlo D’Angelo]], [[Nino Manfredi]], [[Riccardo Cucciolla]], [[Alberto Lupo]], [[Roldano Lupi]], [[Carlo Ninchi]], [[Camillo Pilotto]], [[Rolf Tasna]], [[Corrado Mantoni]], [[Ubaldo Lay]], [[Ivo Garrani]], [[Gianrico Tedeschi]], [[Michele Malaspina]], [[Alberto Bonucci]], [[Mario Colli]], [[Paolo Ferrari]], [[Carlo Croccolo]], [[Riccardo Garrone]], [[Carlo Hintermann]], [[Tino Carraro]] e come attrici: [[Anna Proclemer]], [[Gabriella Genta]], [[Gemma Griarotti]].
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Il conte Giacomo Giannuzzi Savelli, appassionato di cinema e importatore di film soprattutto francesi, non gradendo la situazione di monopolio che si è determinata, fonda, in antitesi alla [[CDC]], la società di doppiaggio O.D.I. - Organizzazione Doppiaggio Italiano. Gli intenti più o meno dichiarati del conte sono quelli di recuperare gli spazi lasciati liberi dalla politica della concorrente, di sfrattare l'inevitabile stanchezza che si manifesterà nel pubblico per la ripetitività delle voci, di dare ribalta a quelle tante sacrificate in CDC dalla presenza delle voci storiche. Giannuzzi tiene certamente conto della forte domanda di doppiaggio che non può essere soddisfatta dalla sola CDC, ma le motivazioni non sono solo di ordine pratico e di mero calcolo imprenditoriale; la ODI, secondo i suoi intendimenti, deve ridare smalto al doppiaggio appesantito dalla presenza delle solite voci logorate dal tempo e appannato da un perfezionismo tecnico assurto a freddo mestiere. Il conte è consapevole della difficoltà di coinvolgere le case statunitensi in un discorso di rinnovamento. Nessuna delle majors accetterà un [[John Wayne]] con una voce diversa da quella di [[Emilio Cigoli]]. Però Giannuzzi, che conosce bene la realtà cinematografica italiana in rapido risveglio, intuisce lucidamente che sarà problematico far parlare attori italiani con la voce di Wayne.<ref>G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 82</ref>
  
Nel [[1952]], dopo un quinquennio, in un clima di pace armata, predomina un geloso spirito di appartenenza alla propria parrocchia<ref>http://www.enciclopediadeldoppiaggio.it/news/2011/07/19/cronologia-fondamentale-dellepoca-doro-del-doppiaggio-dagli-albori-agli-anni-70/</ref>. Improvvisamente infatti s’infervora la campagna acquisti. La ODI strappa alla CDC il poker d’assi [[Mario Ferrari]], [[Aldo Silvani]], [[Gaetano Verna]], [[Adolfo Geri]], offrendo loro il più remunerativo incarico di direttore di doppiaggio. L’ultimo di questi, voce italiana ufficiale di [[Gene Kelly]], risulta determinante per far accaparrare alla ODI il doppiaggio del mitico musical ''[[Cantando sotto la pioggia]]''. Ma il colpo di mano indebolirà la ODI, dato che molti dei suoi artisti decideranno nel [[1953]] di passare alla [[C.I.D. - Cooperativa Italiana Doppiatori]].
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Accade anche questo in tante occasioni; alcuni esempi: Cigoli parla per [[Raf Vallone]] in ''[[Cristo proibito]]'' di [[Curzio Malaparte]]'' del 1950, per [[Vittorio Gassman]] in ''[[Mambo]]'' di [[Robert Rossen]] del 1954 e ''[[La ragazza del palio]]'' di [[Luigi Zampa]] del 1957 e, incredibile, per [[Arnoldo Foà]] in ''[[Tota e Carolina]].
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Il conte pensa di utilizzare giovani attori di teatro le cui voci non sono ancora riconoscibili; la scelta di esse deve essere svincolata dall'imperativo di aderire perfettamente al volto dell'attore da doppiare e, soprattutto, devono alternarsi frequentemente, rompendo la consuetudine di un forte e condizionante sodalizio voce-volto. Ancora un'operazione di mimetismo per cercare di celare ciò che può anche essere palesato senza necessariamente "additare" chi si fa doppiare e chi doppia. Certo, se la sovrapposizione dell'immagine del doppiatore risulta predominante rispetto a quella del doppiato può sorgere qualche problema nello spettatore che viene distratto, ma ciò accade raramente.<ref>G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 82</ref>
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Quando, oggi, si sente [[Alberto Sordi]] in veste di doppiatore nei film di allora, risulta stridente l'impatto visivo con quello sonoro che necessariamente rimanda al suo volto, ma in quel tempo il grande attore è sconosciuto ai più e la sua voce è una componente del coro di doppiaggio; nessuno trasale, nessuno si distrae. Nel momento in cui Sordi diviene famoso, il mondo del doppiaggio perde un discreto doppiatore che si è distinto soprattutto come la voce di Ollio. La frequenza, poi, con cui gli spettatori vanno al cinema è talmente bassa che non hanno modo, tra una pellicola e l'altra, di trattenere nella memoria le voci, anche le più ricorrenti, tanto da poterle individuare con facilità nelle occasioni successive.
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All'iniziativa di Giannuzzi aderiscono tanti giovani attori che, a differenza dei colleghi della CDC, non abbandonano l'attività teatrale e cinematografica. Pur mancando di mestiere, essi portano una ventata di novità nel mondo delle voci, benché l'impostazione della recitazione risenta di una certa tecnica teatrale e i timbri mancano di quelle coloriture a cui il pubblico è abituato.<ref>G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 83</ref>
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==La rivalità con la C.D.C.==
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Tra le due società si instaura una concorrenza leale anche perché fondamentalmente gli ambiti in cui operano sono complementari. Le case di produzione che tengono ad un eventuale positivo sodalizio tra il doppiato e il doppiatore, si servono della CDC che non fa nulla per diversificare, mimetizzare e rinnovare le sue splendide voci dalla cui costante presenza trae la sua forza di mercato; quelle che non hanno, invece, una simile esigenza o addirittura temono la loro identificabilità si servono della ODI che, al contrario, cerca la non riconoscibilità delle sue.<ref>G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 83</ref>
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Solitamente la MGM si serve della CDC, ma Galli, il suo Capo Ufficio Edizioni, annualmente riserva alla società ODI due o tre film da doppiare per non scontentare nessuno, con la condizione, però, che li deve anche dirigere non potendoli affidare a [{Franco Schirato]] che è legato alla cooperativa CDC.
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Alla fine degli anni '40 gira nel mondo del cinema una lista degli attori impegnati nel doppiaggio; è una delle poche liste salvate casualmente e per combinazioni fortuite: [[Edda Albertini]], [[Anna Maria Alegiani]], [[Emi Angelini]], [[Lina Bacci, Guglielmo Barnabò]], [[AldoBassi]], [[Franco Becci]], [[Luisella Beghi]], [[Barnabò Benvenuti]], [[Ciro Berardi]], [[ Franco Berardi Franco, Nerio Bernardi]], [[Nino Besozzi]], [[Annibale Betrone]], [[Elvira Betrone]], [[Fiorella Betti]], [[Tino Bianchi]], [[Riccardo Billi]], [[Carla Bizzarri]], [[Silverio Blasi]], [[Lidia Bonetti]], [[Nella Bonora]], [[Alberto Bonucci]], [[Paola Borboni]], [[Bozic, Ida Bracci]], [[Anna Brandimarte]], [[Ubaldo Bussa]], [[Angelo Calabrese]], [[Gemma Calabrese]], [[Miranda Campa]], [[Carlo Campanini]], [[Aldo Capacci]], [[Olga Capri]], [[Alberto Carloni]], [[Adele Carlucci]], [[Ginevra Cavociocchi]], [[Otello Cazzola]], [[Pina Cei]], [[Ferruccio Colla]], [[Mario Colli]], [[Federico Collino]], [[Renato Commetti]], [[Cesira Conti]], [[Bruno Corelli]], [[Andrea Costa]], [[Carlo Croccolo]], [[Riccardo Cucciolla]], [[Lia Curci]], [[Nino Dal Fabbro, Giusi Dandolo]], [[Elena Da Venezia]], [[D'Aversa, Ruggero De Bonis]], [[Renato De Carmine]], [[Valerio Degli Abati]], [[Consalvo Dell'Arti]], [[Mina Della Pergola,  Augusto Di Giovanni]], [[Anna Di Meo]], [[Dario Dolci]], [[Ugo Donatelli]], [[Bianca Doria]], [[Attilio Dottesia]], [[Parvo Elli]], [[ Claudio Ermelli]], [[Maria Facconi]], [[Ruggero Fuido]].
  
 
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Versione delle 11:17, 28 lug 2011

Il conte Giacomo Giannuzzi Savelli, appassionato di cinema e importatore di film soprattutto francesi, non gradendo la situazione di monopolio che si è determinata, fonda, in antitesi alla CDC, la società di doppiaggio O.D.I. - Organizzazione Doppiaggio Italiano. Gli intenti più o meno dichiarati del conte sono quelli di recuperare gli spazi lasciati liberi dalla politica della concorrente, di sfrattare l'inevitabile stanchezza che si manifesterà nel pubblico per la ripetitività delle voci, di dare ribalta a quelle tante sacrificate in CDC dalla presenza delle voci storiche. Giannuzzi tiene certamente conto della forte domanda di doppiaggio che non può essere soddisfatta dalla sola CDC, ma le motivazioni non sono solo di ordine pratico e di mero calcolo imprenditoriale; la ODI, secondo i suoi intendimenti, deve ridare smalto al doppiaggio appesantito dalla presenza delle solite voci logorate dal tempo e appannato da un perfezionismo tecnico assurto a freddo mestiere. Il conte è consapevole della difficoltà di coinvolgere le case statunitensi in un discorso di rinnovamento. Nessuna delle majors accetterà un John Wayne con una voce diversa da quella di Emilio Cigoli. Però Giannuzzi, che conosce bene la realtà cinematografica italiana in rapido risveglio, intuisce lucidamente che sarà problematico far parlare attori italiani con la voce di Wayne.[1]

Accade anche questo in tante occasioni; alcuni esempi: Cigoli parla per Raf Vallone in Cristo proibito di Curzio Malaparte del 1950, per Vittorio Gassman in Mambo di Robert Rossen del 1954 e La ragazza del palio di Luigi Zampa del 1957 e, incredibile, per Arnoldo Foà in Tota e Carolina. Il conte pensa di utilizzare giovani attori di teatro le cui voci non sono ancora riconoscibili; la scelta di esse deve essere svincolata dall'imperativo di aderire perfettamente al volto dell'attore da doppiare e, soprattutto, devono alternarsi frequentemente, rompendo la consuetudine di un forte e condizionante sodalizio voce-volto. Ancora un'operazione di mimetismo per cercare di celare ciò che può anche essere palesato senza necessariamente "additare" chi si fa doppiare e chi doppia. Certo, se la sovrapposizione dell'immagine del doppiatore risulta predominante rispetto a quella del doppiato può sorgere qualche problema nello spettatore che viene distratto, ma ciò accade raramente.[2]

Quando, oggi, si sente Alberto Sordi in veste di doppiatore nei film di allora, risulta stridente l'impatto visivo con quello sonoro che necessariamente rimanda al suo volto, ma in quel tempo il grande attore è sconosciuto ai più e la sua voce è una componente del coro di doppiaggio; nessuno trasale, nessuno si distrae. Nel momento in cui Sordi diviene famoso, il mondo del doppiaggio perde un discreto doppiatore che si è distinto soprattutto come la voce di Ollio. La frequenza, poi, con cui gli spettatori vanno al cinema è talmente bassa che non hanno modo, tra una pellicola e l'altra, di trattenere nella memoria le voci, anche le più ricorrenti, tanto da poterle individuare con facilità nelle occasioni successive. All'iniziativa di Giannuzzi aderiscono tanti giovani attori che, a differenza dei colleghi della CDC, non abbandonano l'attività teatrale e cinematografica. Pur mancando di mestiere, essi portano una ventata di novità nel mondo delle voci, benché l'impostazione della recitazione risenta di una certa tecnica teatrale e i timbri mancano di quelle coloriture a cui il pubblico è abituato.[3]

La rivalità con la C.D.C.

Tra le due società si instaura una concorrenza leale anche perché fondamentalmente gli ambiti in cui operano sono complementari. Le case di produzione che tengono ad un eventuale positivo sodalizio tra il doppiato e il doppiatore, si servono della CDC che non fa nulla per diversificare, mimetizzare e rinnovare le sue splendide voci dalla cui costante presenza trae la sua forza di mercato; quelle che non hanno, invece, una simile esigenza o addirittura temono la loro identificabilità si servono della ODI che, al contrario, cerca la non riconoscibilità delle sue.[4] Solitamente la MGM si serve della CDC, ma Galli, il suo Capo Ufficio Edizioni, annualmente riserva alla società ODI due o tre film da doppiare per non scontentare nessuno, con la condizione, però, che li deve anche dirigere non potendoli affidare a [{Franco Schirato]] che è legato alla cooperativa CDC. Alla fine degli anni '40 gira nel mondo del cinema una lista degli attori impegnati nel doppiaggio; è una delle poche liste salvate casualmente e per combinazioni fortuite: Edda Albertini, Anna Maria Alegiani, Emi Angelini, Lina Bacci, Guglielmo Barnabò, AldoBassi, Franco Becci, Luisella Beghi, Barnabò Benvenuti, Ciro Berardi, Franco Berardi Franco, Nerio Bernardi, Nino Besozzi, Annibale Betrone, Elvira Betrone, Fiorella Betti, Tino Bianchi, Riccardo Billi, Carla Bizzarri, Silverio Blasi, Lidia Bonetti, Nella Bonora, Alberto Bonucci, Paola Borboni, Bozic, Ida Bracci, Anna Brandimarte, Ubaldo Bussa, Angelo Calabrese, Gemma Calabrese, Miranda Campa, Carlo Campanini, Aldo Capacci, Olga Capri, Alberto Carloni, Adele Carlucci, Ginevra Cavociocchi, Otello Cazzola, Pina Cei, Ferruccio Colla, Mario Colli, Federico Collino, Renato Commetti, Cesira Conti, Bruno Corelli, Andrea Costa, Carlo Croccolo, Riccardo Cucciolla, Lia Curci, Nino Dal Fabbro, Giusi Dandolo, Elena Da Venezia, D'Aversa, Ruggero De Bonis, Renato De Carmine, Valerio Degli Abati, Consalvo Dell'Arti, Mina Della Pergola, Augusto Di Giovanni, Anna Di Meo, Dario Dolci, Ugo Donatelli, Bianca Doria, Attilio Dottesia, Parvo Elli, Claudio Ermelli, Maria Facconi, Ruggero Fuido.

Note

  1. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 82
  2. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 82
  3. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 83
  4. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 83


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