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ADDIO A MARIO MALDESI

di Marco Bonardelli

Addio a Mario Maldesi. Si è spento lo scorso 5 settembre l’ultimo grande maestro del doppiaggio italiano. Dopo l’esordio in teatro con la compagnia del Teatro Ateneo con Nico Pepe, Mario Ferrari, Lola Braccini e Giulietta Masina, è nel 1956 che avviene il fortunato incontro con il mondo del doppiaggio. Attivo per la ARS, la CID, la CDC, nel 1970 è tra i soci fondatori della CVD dove militerà fino a metà degli anni ’80 per poi fondare una propria società, la Kamoti Cinematografica.
Indiscusso maestro del doppiaggio, cura e dirige le edizioni italiane – come amava sottolineare – di capolavori del cinema. A lui sono affidate le filmografie di Luchino Visconti (Rocco e i suoi fratelli, Il gattopardo), Federico Fellini (Amarcord su tutti), Stanley Kubrick (Arancia meccanica, Shining), William Friedkin (L’esorcista), Francesco Rosi (Il caso Mattei), Elio Petri (Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto) e di oltre cinquant’anni di storia del cinema e del doppiaggio.
Sue le scelte di chiamare al leggio attori di teatro e di prosa, rivoluzionando le carte in un mondo come quello del doppiaggio, chiuso tra gli assetti e i vincoli societari, facendo così nascere un lungo sodalizio artistico con Giancarlo Giannini.
Sperimentatore, lungimirante, tenace, professionale, ma anche coraggioso fu Mario Maldesi ad avere l’intuizione nel 1969 di provinare Ferruccio Amendola su Dustin Hoffman in Un uomo da marciapiede. La dimostrazione che – come amava ripetere – si doppia il personaggio e non l’attore.

Di seguito potete rivedere la lunga intervista a Mario Maldesi realizzata dal prof. Gerardo Di Cola, storico del doppiaggio e del cinema, e dal ns. direttore Andrea Razza: http://youtu.be/9SraqxQlacg

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