Storia del doppiaggio: Il periodo della TV

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Anche [[Stefano Sibaldi]] è chiamato a doppiare, ma per una sola battuta, lui che è stato una delle grandi voci della [[CDC]]. I rapporti, però, si sono fatti tesi tra i membri del consiglio direttivo della cooperativa, il cui Presidente è [[Amilcare Pettinelli]], e Sibaldi, la voce di Marlon Brando in ''[[Un tram che si chiama desiderio]]. Egli, che non è entrato nel primo consiglio direttivo della CDC pur essendo stato uno dei promotori dell'iniziativa, crede di avere il sacrosanto diritto di essere ammesso tra i direttori del doppiaggio, dopo 20 anni di lavoro al microfono.
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Anche [[Stefano Sibaldi]] è chiamato a doppiare, ma per una sola battuta, lui che è stato una delle grandi voci della [[CDC]]. I rapporti, però, si sono fatti tesi tra i membri del consiglio direttivo della cooperativa, il cui Presidente è [[Amilcare Pettinelli]], e Sibaldi, la voce di Marlon Brando in ''[[Un tram che si chiama desiderio]]''. Egli, che non è entrato nel primo consiglio direttivo della CDC pur essendo stato uno dei promotori dell'iniziativa, crede di avere il sacrosanto diritto di essere ammesso tra i direttori del doppiaggio, dopo 20 anni di lavoro al microfono.
 
Non sono della stessa opinione i membri del consiglio che, evidentemente, ritengono più che sufficienti i direttori esistenti. Fondamentalmente si rimprovera a Sibaldi poco attaccamento alla cooperativa, avendo partecipato, in un ruolo importante, alla messa in scena in TV de ''[[Il dottor Antonio]]'', il primo sceneggiato televisivo, programmato alla fine del '54, che riscuote un grande e inatteso successo, e dà a Sibaldi una notorietà troppo evidente. Le sue legittime aspirazioni sono, così, deluse. I direttori di doppiaggio non gli assegnano attori di primo piano temendo che la sua voce possa essere facilmente identificabile. Accade qualcosa del genere anche a [[Cesare Polacco]] quando decide di interpretare l'ispettore Rock in una famosa pubblicità dell'epoca che lo fa conoscere al grande pubblico della TV, pubblico che è inevitabilmente anche quello del cinema.
 
Non sono della stessa opinione i membri del consiglio che, evidentemente, ritengono più che sufficienti i direttori esistenti. Fondamentalmente si rimprovera a Sibaldi poco attaccamento alla cooperativa, avendo partecipato, in un ruolo importante, alla messa in scena in TV de ''[[Il dottor Antonio]]'', il primo sceneggiato televisivo, programmato alla fine del '54, che riscuote un grande e inatteso successo, e dà a Sibaldi una notorietà troppo evidente. Le sue legittime aspirazioni sono, così, deluse. I direttori di doppiaggio non gli assegnano attori di primo piano temendo che la sua voce possa essere facilmente identificabile. Accade qualcosa del genere anche a [[Cesare Polacco]] quando decide di interpretare l'ispettore Rock in una famosa pubblicità dell'epoca che lo fa conoscere al grande pubblico della TV, pubblico che è inevitabilmente anche quello del cinema.
 
La CDC cerca con ogni mezzo di dissuadere i suoi attori più importanti ad apparire frequentemente in TV. Essi sono talmente presenti nel cinema doppiato che permettere di associare quelle stupende voci a dei volti potrebbe comportare un disorientamento nello spettatore. I suoi soci hanno sempre recitato in radio, ma la TV li fa conoscere nella loro cruda fisicità. Il lavoro del doppiatore mal si concilia con la notorietà che il nuovo mezzo di comunicazione promette di dare. Nella CDC, poi, una politica di cristallizzazione degli attori in categorie permette sporadici passaggi dall'una all'altra, creando malumori tra gli appartenenti che si vedono pregiudicata la possibilità di più lauti guadagni<ref>G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 125</ref>. Cinque sono le categorie: Extra, A, B, C, D; un turno di doppiaggio è retribuito, rispettivamente, con lire 10.000, 7.000, 5.500, 4.500, 3.700.
 
La CDC cerca con ogni mezzo di dissuadere i suoi attori più importanti ad apparire frequentemente in TV. Essi sono talmente presenti nel cinema doppiato che permettere di associare quelle stupende voci a dei volti potrebbe comportare un disorientamento nello spettatore. I suoi soci hanno sempre recitato in radio, ma la TV li fa conoscere nella loro cruda fisicità. Il lavoro del doppiatore mal si concilia con la notorietà che il nuovo mezzo di comunicazione promette di dare. Nella CDC, poi, una politica di cristallizzazione degli attori in categorie permette sporadici passaggi dall'una all'altra, creando malumori tra gli appartenenti che si vedono pregiudicata la possibilità di più lauti guadagni<ref>G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 125</ref>. Cinque sono le categorie: Extra, A, B, C, D; un turno di doppiaggio è retribuito, rispettivamente, con lire 10.000, 7.000, 5.500, 4.500, 3.700.
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Sempre alla Fono Lauro Gazzolo dirige ''[[La congiura dei Boiardi]]'' scegliendo come voce narrante quella di [[Manlio Busoni]], mentre non si discosta dai soliti doppiatori per far parlare Zar Ivan (Cigoli), Lefrossinia (Simoneschi), Filippo (De Angelis), Maluta (Capecchi), Pimen (Cesare Fantoni), Fieika (Rinaldi), il re di Polonia ([[Nando Gazzolo]]), Kurbskij (Barbetti) Lo stesso Gazzolo osa di più nella distribuzione delle parti per il doppiaggio di ''[[Piace a troppi]]'', probabilmente stimolato dai contenuti non convenzionali espressi dal soggetto: emancipazione della donna dal punto di vista sessuale, rifiuto delle ipocrisie e ribellione giovanile. Il direttore e il suo assistente, Fossi, scelgono per la voce da dare a [[Brigitte Bardot]], dalla bellezza aggressiva e conturbante, quella di [[Flaminia Jandolo]], che ha toni più aspri della Di Meo o della Betti. Forse non se la sentono di utilizzare la voce della doppiatrice ufficiale della Monroe, [[Rosetta Calavetta]], che appartiene alla categoria A, per un attrice non ancora conosciuta, ma che proprio da questo film inizierà a costruire il suo mito in contrapposizione di quello già edificato intorno a Marylin. La presenza di tanti personaggi giovani permette a Gazzolo una certa libertà di scelta negli attori da utilizzare. [[Manlio De Angelis]], il figlio di Gualtiero, presta la voce a Jacques Perrin (il nipote giovane), [[Enrico Besesti]], il figlio di [[Mario Besesti|Mario]], doppia l'impiegato con gli occhiali («aveva ragione»), Amendola è l'uomo del bar, Turci recita per Jean-Louis Tnntignant e Locchi per Christian Marquard. A Bellini è assegnato un raddoppio. A Cigoli, onnipresente, è affidata la parte del signor Carradine (Curd Jurgens). Ci sono anche [[Sergio Fantoni]], Barbetti, Bonanni, Pettinelli, Busoni, Scotto, Cristiani e anche Calavetta. Come è sua consuetudine quando dirige, Gazzolo si riserva una battuta anche per sé. Sempre dalla Francia arrivano da doppiare un film del '47, ''[[Legittima difesa]]'', e ''[[Gervaise]]'': ''Legittima difesa'' è affidato alla CDC che, sotto la direzione di Schirato, lo doppia dall'8 agosto del '57, in 8 turni, con Cigoli (Louis Jouvet), Simoneschi (Suzy Delair) e Carlo Romano (Bernard Blier). Invece la società distributrice di ''Gervaise'' sceglie la [[CID]] per avvalersi della direzione di [[Franco Rossi]]. Rossi, che è entrato nel ristretto cast di registi della neonata TV, chiama [[Gabriella Genta]] (Maria Schell), [[Gianrico Tedeschi]] (Francois Perner), [[Gemma Griarotti]] (Suzy Delair), [[Mario Colli]] (l'amico cattivo), e [[Roberto Villa]] (l'operaio buono), l'attore che prima e durante la guerra ha conteso a Leonardo Cortese il primato del "più bello" tra i giovani emergenti del cinema italiano.
 
Sempre alla Fono Lauro Gazzolo dirige ''[[La congiura dei Boiardi]]'' scegliendo come voce narrante quella di [[Manlio Busoni]], mentre non si discosta dai soliti doppiatori per far parlare Zar Ivan (Cigoli), Lefrossinia (Simoneschi), Filippo (De Angelis), Maluta (Capecchi), Pimen (Cesare Fantoni), Fieika (Rinaldi), il re di Polonia ([[Nando Gazzolo]]), Kurbskij (Barbetti) Lo stesso Gazzolo osa di più nella distribuzione delle parti per il doppiaggio di ''[[Piace a troppi]]'', probabilmente stimolato dai contenuti non convenzionali espressi dal soggetto: emancipazione della donna dal punto di vista sessuale, rifiuto delle ipocrisie e ribellione giovanile. Il direttore e il suo assistente, Fossi, scelgono per la voce da dare a [[Brigitte Bardot]], dalla bellezza aggressiva e conturbante, quella di [[Flaminia Jandolo]], che ha toni più aspri della Di Meo o della Betti. Forse non se la sentono di utilizzare la voce della doppiatrice ufficiale della Monroe, [[Rosetta Calavetta]], che appartiene alla categoria A, per un attrice non ancora conosciuta, ma che proprio da questo film inizierà a costruire il suo mito in contrapposizione di quello già edificato intorno a Marylin. La presenza di tanti personaggi giovani permette a Gazzolo una certa libertà di scelta negli attori da utilizzare. [[Manlio De Angelis]], il figlio di Gualtiero, presta la voce a Jacques Perrin (il nipote giovane), [[Enrico Besesti]], il figlio di [[Mario Besesti|Mario]], doppia l'impiegato con gli occhiali («aveva ragione»), Amendola è l'uomo del bar, Turci recita per Jean-Louis Tnntignant e Locchi per Christian Marquard. A Bellini è assegnato un raddoppio. A Cigoli, onnipresente, è affidata la parte del signor Carradine (Curd Jurgens). Ci sono anche [[Sergio Fantoni]], Barbetti, Bonanni, Pettinelli, Busoni, Scotto, Cristiani e anche Calavetta. Come è sua consuetudine quando dirige, Gazzolo si riserva una battuta anche per sé. Sempre dalla Francia arrivano da doppiare un film del '47, ''[[Legittima difesa]]'', e ''[[Gervaise]]'': ''Legittima difesa'' è affidato alla CDC che, sotto la direzione di Schirato, lo doppia dall'8 agosto del '57, in 8 turni, con Cigoli (Louis Jouvet), Simoneschi (Suzy Delair) e Carlo Romano (Bernard Blier). Invece la società distributrice di ''Gervaise'' sceglie la [[CID]] per avvalersi della direzione di [[Franco Rossi]]. Rossi, che è entrato nel ristretto cast di registi della neonata TV, chiama [[Gabriella Genta]] (Maria Schell), [[Gianrico Tedeschi]] (Francois Perner), [[Gemma Griarotti]] (Suzy Delair), [[Mario Colli]] (l'amico cattivo), e [[Roberto Villa]] (l'operaio buono), l'attore che prima e durante la guerra ha conteso a Leonardo Cortese il primato del "più bello" tra i giovani emergenti del cinema italiano.
 
Se la CDC è alle prese con il "problema" Sibaldi, nelle altre organizzazioni le acque non sono meno agitate. La ODI, che sta terminando la sua spinta propulsiva per l'uscita di scena del suo fondatore e ''deus ex machina'', conte Giannuzzi, disperde il suo cospicuo parco doppiatori tra le altre società di doppiaggio, mentre per diversi suoi attori si spalancano le porte della TV che fin dall'inizio mostra grande interesse per la rivisitazione in chiave divulgativa delle opere classiche di tutti i tempi. Alcuni dei suoi direttori di doppiaggio più importanti divengono tra i primi registi a lavorare con il nuovo mezzo che deve portare nelle case degli italiani anche cultura<ref>G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 129</ref>.
 
Se la CDC è alle prese con il "problema" Sibaldi, nelle altre organizzazioni le acque non sono meno agitate. La ODI, che sta terminando la sua spinta propulsiva per l'uscita di scena del suo fondatore e ''deus ex machina'', conte Giannuzzi, disperde il suo cospicuo parco doppiatori tra le altre società di doppiaggio, mentre per diversi suoi attori si spalancano le porte della TV che fin dall'inizio mostra grande interesse per la rivisitazione in chiave divulgativa delle opere classiche di tutti i tempi. Alcuni dei suoi direttori di doppiaggio più importanti divengono tra i primi registi a lavorare con il nuovo mezzo che deve portare nelle case degli italiani anche cultura<ref>G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 129</ref>.
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==I grandi sceneggiati televisivi e la nascita della S.A.S.==
 
==I grandi sceneggiati televisivi e la nascita della S.A.S.==
  

Versione attuale delle 22:08, 27 dic 2013

a cura di Gerardo Di Cola

Indice

1954: La nascita della televisione e la collaborazione ARS-CID

Il 3 gennaio del 1954 nasce la televisione italiana. È una domenica mattina quando la prima annunciatrice, Fulvia Colombo, appare in video per leggere il menù della giornata che riserva ai 90.000 abbonati, dopo i discorsi ufficiali di rito, il primo show, Arrivi e partenze, condotto da Mike Bongiorno. Anche se l'evento passa quasi sotto silenzio, nulla sarà più come prima nelle abitudini degli oltre 48 milioni di italiani.

Il 1954 segna per il cinema lo sfondamento degli 800 milioni di biglietti venduti, mentre l'anno successivo si registra il massimo storico con 819 milioni di unità staccate. Nel 1955 gli italiani si recano al cinema con una frequenza, mai riscontrata prima, pari a 17 volte l'anno; tale frequenza non potrà più essere raggiunta. L'industria cinematografica italiana arriva a produrre quasi 200 film con un saldo positivo nella bilancia dei pagamenti nonostante le 300 pellicole importate. Sul territorio nazionale sono distribuite 10.500 sale che hanno bisogno di non meno di 500 film per soddisfare la normale programmazione annuale. Il costo medio di un biglietto è di 150 lire con 4 fasce di prezzi per 3 ordini di proiezioni, prima, seconda e terza visione. Le maggiori case di doppiaggio sono la CDC, la ODI, la ARS e la CID. Queste ultime due decidono proprio alla fine del 1954 di consorziarsi per evitare gli inconvenienti di una reciproca e dannosa concorrenza[1]. Già nel 1953 la neonata CID ha chiamato per il doppiaggio de Il pirata Barbanera, alcuni suoi soci tra cui il neo-acquisto Mario Colli (Keith Andes) e attori della ARS come Mario Ferrari (Torin Thatcher) e Adolfo Geri (Richard Egan) e, la stella della ODI, Arnoldo Foà (Robert Newton). La collaborazione si ripropone l'anno successivo per La ragazza da 20 dollari dove uno dei fondatori della CID, Riccardo Cucciolla (Richard Egan), è affiancato dai colleghi della ARS Paolo Ferrari (William Phillips) e Mario Ferrari (Frank Ferguson).

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Dalla collaborazione le due organizzazioni sperano di ritagliarsi una fetta maggiore di doppiaggio rispetto a quella permessa dalla presenza della ODI e, soprattutto, della CDC che continua a detenere il primato sul doppiato dei film stranieri, arrivando al 90% di quelli americani. Ricalcando lo statuto tipico delle cooperative e società di doppiaggio, la consorziata ARS-CID inquadra in 4 categorie gli attori-doppiatori. Come di consuetudine si stabilisce che ogni prestazione riguardante film di produzione italiana viene retribuita con una maggiorazione oscillante dal 20% al 50% L'impegno formale è di utilizzare soltanto gli attori iscritti nell'elenco ufficiale, cercando di distribuire equamente i turni lavorativi tra tutti gli appartenenti ad una stessa categoria. In pratica, però, questo atto consociativo sancisce la possibilità che un attore possa trasmigrare da una società all'altra[2]. Per esempio, Federico Fellini per doppiare Il bidone si serve di Foà (Broderick Crawford) della ODI e di Enrico Maria Salerno (Richard Basehart), Colli (Franco Fabrizi), Nino Manfredi (Alberto De Amicis) tutti della CID. Per doppiare una giovanissima Lorella De Luca il grande regista sceglie la voce di una ragazzina, Rita Savagnone, che accompagna nelle sale di sincronizzazione la sorella maggiore, Deddy. Rita, da lì a poco, entrerà in CDC dove in breve tempo si impone come una delle voci femminili più belle. Considerando che già tra la ODI e la ARS ci sono state esperienze significative di interscambi (come nel caso del Quo vadis? e ne Il segreto del Sahara dove gli attori della ODI Carlo D'Angelo (Rod Cameron) e Vittorio Sanipoli (John Dehner) doppiano al fianco di Colli (Tab Hunter) e di Geri (Richard Erdman, della ARS), risulta evidente la lenta trasformazione delle società di doppiaggio in veri e propri "vasi comunicanti". Gli attori si ritrovavano casualmente a prestare la loro opera ora in una organizzazione ora in un'altra, rendendo estrema¬mente difficoltosa, a distanza di anni, la ricostruzione del loro itinerario artistico come doppiatori.

Intanto la ODI cerca anche con i ridoppiaggi di movimentare il suo mercato; un titolo per tutti. Grand Hotel. Per far parlare la "divina" Greta Garbo, che nell'edizione apparsa nel '34 ha la voce di Francesca Braggiotti, è scelta la timbrica preziosa di Anna Proclemer. La ODI è spinta a solcare i mari non sempre sicuri del ridoppiaggio, che spesso risulta inferiore qualitativamente al precedente, dalla concorrenza accresciuta dopo la formazione della ARS e dalla riedizione che la CDC realizza di un altro film della Garbo, Mata Hari, arrivato in Italia nel '32 già doppiato dalla Braggiotti. Il 17 aprile del 1952, e per 7 turni di doppiaggio, Franco Schirato, uno dei direttori della CDC, chiama al leggìo Tina Lattanzi, l'attrice che maggiormente riesce con la sua straordinaria voce ad aderire alla recitazione della "divina" prima maniera. Una recitazione fatta di ombre su un viso di alabastro, di lievi movimenti che fanno vibrare il corpo esile, di scatti improvvisi che ravvivano il fascino sottile, di stati d'animo, di spiritualità, a cui l'impareggiabile doppiatrice sa per istinto accordarsi con il suo indimenticabile birignao, restituendo tutto il fascino del personaggio-mito, irraggiungibile[3]. La Lattanzi è già stata Garbo in Anna Christie, Romanzo e Il velo dipinto doppiati nel '34, in La regina Cristina ('35) con Giulio Panicali voce di John Gilbert; in Anna Karenina ('36) con ancora Panicali su Fredric March e Emilio Cigoli su Basii Rathbone; in Margherita Gauthier ('37) con Panicali questa volta su Robert Taylor; in Maria Walewska ('38) dove Cigoli è la voce di Charles Boyer. Quando arrivano, dopo la guerra, gli ultimi due film della Garbo, Ninotchka e Non tradirmi con me, girati nel 1939 e 1941, ma non importati in Italia per le vicende legate all'embargo, lo stesso Schirato, che ne dirige il doppiaggio, preferisce la voce meno colorita e la recitazione più asciutta di Andreina Pagnani per maggiormente aderire al nuovo stile della "divina" a cui la MGM ha imposto un malaugurato rinnovamento. Al fianco della Garbo recita in entrambe le occasioni il simpatico, affascinante e sempre elegante Melvyn Douglas doppiato da Stefano Sibaldi.

Poveri ma belli e la nascita della commedia all'italiana

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I produttori cinematografici intuiscono immediatamente che la capacità della TV di offrire a milioni di persone un posto in prima fila per assistere ad eventi nazionali e internazionali, a rappresentazioni teatrali e di intrattenimento, ad imprese sportive e a qualche film, inevitabilmente allontanerà gli italiani dal cinema, come è già accaduto negli altri Paesi dove l'esperienza televisiva è iniziata più di 15 anni prima. Essi sanno che per arginare il fenomeno bisogna offrire un cinema rinnovato nei contenuti e negli interpreti. Del resto, i tempi stanno cambiando. Per le storie da raccontare non si può più attingere dai romanzi strappa-lacrime dell'ottocento e il neorealismo ha esaurito la sua vena anche se il segno lasciato rimane evidente. Le storie devono rispecchiare un'Italia ringiovanita, piena di vigore e voglia di fare, ma, soprattutto, con un gran bisogno di divertirsi. L'economia sta per permetterlo. Nel 1956 vengono prodotte poco più di 100 pellicole; i biglietti venduti scendono a 790 milioni per una frequenza di 16 film l'anno visti per ogni italiano. Alla fine degli anni '60 la frequenza scenderà al di sotto di 15 e alla fine del '70 al di sotto di 10. Probabilmente il decremento risulterebbe ancora più consistente se nella seconda metà degli anni '50 i produttori non avessero imposto agli sceneggiatori e ai registi di percorrere strade nuove e meno tortuose nella scelta dei soggetti da realizzare, assecondando così le direttive di Oscar Luigi Scalfaro, allora al Ministero dello Spettacolo. Il film deve dare un senso di riposo dopo le fatiche della giornata interessare e divertire in modo semplice, senza creare il tormento di complicati stati d'animo[4]. Per rendere credibile il rinnovamento è necessario lanciare sulla scena cinematografica nuovi attori che devono ricalcare i modelli e le aspettative giovanili dell'epoca. Seguendo la tradizione dei Girotti, Serato, Vallone, Manni, Fabrizi, gli uomini possono aspirare alla ribalta se sono belli e aitanti, come Renato Salvatori, Maurizio Arena, Antonio Cifanello, Gabriele Tinti, Antonio de Teffé, mentre le donne possono sperare di imporsi se ricalcano alcuni aspetti della bellezza femminile codificati da Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Sophia Loren, Silvana Pampanini, Lucia Bosé, come Maria Pia Casilio, Gianna Maria Canale, Marisa Allasio, Rosanna Schiaffino, Lorella De Luca. Il cinema italiano, che non ha mai amato navigare i mari dei generi cinematografici, si abitua a frequentarli con sempre crescente assiduità. La commedia, il sentimental-turistico, il musicale, il cappa e spada, il fanta-horror, e, soprattutti, lo storico-mitologico e il western, riescono a sostenere la cinematografia italiana fino a quando, nella seconda metà degli anni '70, con l'avvento delle televisioni private, la TV si impadronirà quasi totalmente del tempo libero degli italiani. Nel 1956 Dino Risi gira Poveri ma belli. Nasce la "commedia all'italiana". Dall'esperienza post-bellica del neorealismo più nero, duro, senza speranza, di Ladri di biciclette dove Alberto Sordi doppia l'uomo che pittura la bicicletta, attraverso un neorealismo ravvivato dai primi accenni di luce di Domenica d'agosto dove Sordi fa parlare Marcello Mastroianni, Giuseppe Rinaldi si sostituisce a Massimo Serato e la Pagnani a Elvy Lissyak; passando per un neorealismo rosa, soffice, intriso di speranza, di Pane, amore e fantasia dove Adriana Parrella doppia Marisa Merlini, si approda a quello solare, spensierato, anche se rigato da inquietudini e amarezze, di Poveri ma belli, che recupera in qualche modo l'esperienza prebellica dei "telefoni bianchi". Risi sceglie per il reparto "fusti" Renato Salvatori, un ex bagnino di Forte dei Marmi con poche esperienze all'attivo, Maurizio Arena, che ha preso qualche lezione da Pietro Sharoff e Ettore Manni, un ex studente universitario con la passione del cinema, per il reparto "bellezze al bagno" sceglie Alessandra Panaro, una sedicenne al suo debutto, Lorella De Luca, una quasi esordiente con un viso da sogno, e, con un corpo da sogno, Marisa Allasio, l'unica ad aver studiato recitazione con una certa sistematicità con Wanda Capodaglio. Non si può fare a meno di doppiarli[5]. La post-sincronizzazione del film è affidata alla CDC che schiera i suoi giovani attori emergenti, dalle voci belle e ben impostate, dai timbri chiari, capaci di colorire con inflessioni romanesche senza eccessivi appesantimenti. Il drappello dei doppiatori è guidato da una voce storica, Gualtiero De Angelis, che deve recitare per Ettore Manni, come già accaduto in Tua per la vita, La lupa e Fratelli d'Italia dove la voce narrante è quella del solito Vittorio Cramer, mentre Carlo Hintermann e Mario Ferrari sono rispettivamente doppiati da Bruno Persa e Giorgio Capecchi.

I "poveri ma belli" si guardano in cagnesco, ma i muscoli di Maurizio Arena (Sergio Fantoni) e Renato Salvatori (Giuseppe Rinaldi) sono rassicuranti. Le "povere ma belle" Lorella De Luca (Flaminia Jandolo) e Alessandra Panaro (Fiorella Betti) non fanno fatica a sedare i loro bollori.

Per far parlare Renato Salvatori, che ha nei doppiaggi targati CID le voci di Manfredi in La domenica della buona gente e di Cucciolla in Nella città l'inferno, viene scelto Rinaldi, che doppierà ancora Salvatori in diverse occasioni, tra cui Promesse di marinaio, La nonna Sabella, Marisa la civetta, Policarpo, ufficiale di scrittura, Io, mammeta e tu. Non sempre la CDC preferisce Rinaldi, poiché la scelta dipende dal direttore di doppiaggio che deve tenere conto di molteplici fattori di ordine tecnico, estetico, consociativo e, anche, di apprezzamento personale[6]: in Mogli pericolose e Mariti in città viene scelto Pino Locchi, come in Era notte a Roma dove Rinaldi è impegnato a doppiare Enrico Maria Salerno. Invece, per completare il panorama dei doppiatori di Salvatori, in Vacanze d'inverno la SAS, una nuova società appena formatasi, utilizza Renzo Palmer per far recitare l'ex bagnino che da lì a poco interpreterà, con la voce di Cucciolla, Simone Parondi in Rocco e i suoi fratelli. Per Maurizio Arena, sempre in Poveri ma belli recita Sergio Fantoni che è sostituito da Cesare Barbetti nel proseguimento Belle ma povere realizzato ancora da Risi l'anno seguente, dove Carlo Giuffré è doppiato da Fantoni e Nino Vingelli da Gino Baghetti. Tra i diversi doppiatori di Arena ci sono Ferruccio Amendola in Vacanze a Ischia, Locchi in Avventura a Capri, Rinaldi in Amore e guai dove Mastroianni è doppiato da De Angelis, e perfino, ne Il carabiniere a cavallo, Gianfranco Bellini la cui timbrica certo non rimanda a quella di un "fusto". Lorella De Luca in Poveri ma belli ha la voce di Flaminia Jandolo, mentre è la Savagnone a doppiarla in Racconti d'estate dove Ennio Girolami parla grazie a Massimo Turci, Franco Scandurra a De Angelis, Franca Marzi a Dhia Cristiani e Francesco Mulè a Manlio Busoni. Le doppiatrici della Panaro e della Allasio sono, rispettivamente, Fiorella Betti, dalla voce giovanile, dolce e delicata, e Maria Pia Di Meo la cui autorevole personalità artistica la porterà a sostituire col tempo la regina del doppiaggio, Lydia Simoneschi. Nel film campione d'incassi del '56 c'è Maurizio Monticelli, il piccoletto amico dei "poveri ma belli", doppiato da un non ancora famoso Amendola che frequenta le sale di doppiaggio fin dal '45 quando presta la voce ad uno dei bambini di Roma città aperta. Tra gli altri, recitano con la propria voce Memmo Carotenuto e Riccardo Garrone che però ne La romana ha quella di Renato Turi.

Il genere sentimental-turistico e i musicarelli

Nella seconda metà degli anni '50 l'italiano può incominciare a sperare in una vacanza lontano dai luoghi "fuori porta" frequentati fino ad allora, grazie alla FIAT 600, inaugurata nel '55, che si configura ancora come un desiderio, ma che non è più un miraggio. Il cinema mostra grande attenzione alla realtà che si va palesando. Un nuovo filone si profila, il genere sentimental-turistico, per cercare di contrastare la televisione che esprime già tutta la sua forza di penetrazione. Da Roma e dintorni le troupe cinematografiche si trasferiscono nelle località alla moda. Nella capitale si torna per i pochi interni da girare e per doppiare l'edizione conclusiva del film[7]. Il prototipo del genere è Vacanze a Ischia che ha tra i protagonisti un altro attore della nuova generazione, Antonio Cifariello, il quale, pur avendo conseguito il diploma al Centro Sperimentale nel '53, viene sistematicamente doppiato. Per l'occasione la CDC utilizza la voce di Locchi che lo doppia anche in Giovani mariti dove per Raf Mattioli e Antonella Lualdi recitano Turci e Betti. La ODI ha scelto Luciano Melani per doppiare Cifariello in Le ragazze di San Frediano dove la voce narrante è quella di Foà, e Renzo Palmer in La donna del giorno dove Diego Michelotti fa parlare Serge Reggiani. La CID, invece, per Cifariello sceglie Manfredi e Salerno in, rispettivamente, La bella di Roma e in Amore in città nell'episodio di Fellini. La CDC si serve di Rinaldi in L'amore nasce a Roma, Noi siamo le colonne e Souvenir d'Italie dove Isabel Jeans è doppiata da Tina Lattanzi, Gabriele Ferzetti da De Angelis, Mulè da Turi, e di Fantoni in Promesse di marinaio dove a Inge Schoener si sostituisce la Di Meo. Le trasposizioni cinematografiche di opere liriche e, soprattutto, dei profili biografici dei grandi compositori e cantanti sono una costante nella produzione filmica italiana, per esempio, Follie per l'opera dove Gina Lollobrigida è doppiata da Rosetta Calavetta e Aroldo Tieri da Sibaldi. Ma intorno alla metà degli anni '50 incontra il favore del grande pubblico il film musicale che viene interamente costruito su una o più canzoni di successo. È d'obbligo che l'attore principale della pellicola sia il cantante che quei successi ha ottenuto Nilla Pizzi, Achille Togliani, Giacomo Rondinella, Luciano Tajoli, si ritrovano attori malgrado non hanno la "fisicità" per farlo, e, tanto meno, la possibilità di recitare con la voce con sufficiente espressività. In loro aiuto accorrono gli attori-doppiatori i quali con grande perizia, senso di responsabilità e alta professionalità, sempre nel più assoluto anonimato, danno una mano consistente al cinema italiano che all'orizzonte vede aria di crisi[8].

Lydia Simoneschi, superba voce di tutte le dive del cinema mondiale, comprese tante attrici italiane (tra cui Silvana Mangano in Riso amaro, Mambo, Il brigante Musolino; Alida Valli in Ormai ti amo, Il caso Paradine; Sophia Loren in Desiderio sotto gli olmi, Il diavolo in calzoncini rosa, Timbuctù; Eleonora Rossi Drago in Verginità, Donne sole), si sostituisce alla Pizzi in Ci troviamo in galleria e Canzone appassionata dove Gerard Landry ha la timbrica unica di Cigoli, il doppiatore per eccellenza, Vira Silenti ha quella della Calavetta (voce di Marylin Monroe, Lana Turner, Kim Novak) e Umberto Spadaro ha quella di Luigi Pavese, voce dei più grandi caratteristi di Hollywood. Giuseppe Rinaldi, geniale doppiatore-interprete dei miti James Dean, Paul Newman, Marlon Brando, recita per Rondinella in Siamo poveri e ricchi dove a Gaby André si sostituisce la Cristiani, voce di Yvonne Sanson e spesso utilizzata per doppiare le italiane tra cui Gina Lollobrigida (in Miss Italia, Enrico Caruso), Silvana Pampanini (in Vortice, La tratta delle bianche), Luisella Della Noce (in Uomo di paglia, Il ferroviere). Gualtiero De Angelis, voce irripetibile di James Stewart, Cary Grant, Dean Martin, e di un numero imprecisabile di altri attori (tra cui tanti italiani come Raf Vallone in Camicie rosse, Vittorio Gassman in Anna, Massimo Serato in Marechiaro, Pietro Germi in Il ferroviere), dà la voce a Tajoli in Napoli piange e ride dove Sanipoli ha quella di Cigoli. Invece in Il romanzo della mia vita è Gianfranco Bellini a far parlare Tajoli che, forse, tra tutti gli "attori" cantanti è il meno inespressivo. Doppiati sono anche Antonella Lualdi dalla Calavetta, Fulvia Franco dalla Cristiani, Nietta Zocchi da Wanda Tettoni, mentre il perfido Sanipoli si doppia da sé. Pino Locchi, la cui bellissima timbrica è destinata agli attori belli e "macho" come Tony Curtis, Sean Connery, Sidney Poitier, si sostituisce ad Achille Togliani in Lacrime di sposa, mentre in Napoli è sempre Napoli il cantante viene doppiato in una sequenza (probabilmente per disattenzione) da Rinaldi e poi da Panicali, la voce vellutata che aderisce come un guanto ai belli del passato come Robert Taylor e Tyrone Power. Ma il cantante che all'epoca gira in assoluto più "musicarelli" è Claudio Villa che è sposato con una famosa doppiatrice Miranda Bonansea, voce di Shirley Temple. Riccardo Cucciolla recita per Villa, nei rari momenti che non canta, quando il doppiaggio viene affidato alla CID; per esempio in C'è un sentiero nel cielo dove Franco Silva ha la voce di Colli, il doppiatore dell'avvocato Perry Mason-Raymond Burr nella serie che galvanizzerà le platee televisive, notevolmente ingrossate, nella prima metà degli anni '60; in Primo amore dove Manfredi doppia Massimo Carrocci, detto "Carambola"; in Sette canzoni per sette sorelle dove Ferruccio Amendola e Carlo Delle Piane sono doppiati, in La canzone del destino dove Colli è la voce narrante, mentre Milly Vitale ha quella di Gabriella Genta, la quale è considerata la Simoneschi della ODI, prima, e poi della SAS, per il simpatico Carlo Campanini recita, stranamente, Sibaldi che ha lasciato la CDC pur essendone stato uno dei fondatori. Quando è la CDC a curare la sincronizzazione del parlato Villa è doppiato da Locchi (in L'amore nasce a Roma, Fontana di Trevi, Vivendo cantando che male ti fo); invece in Perfide ma belle è scelta la voce di Barbetti che, dopo il cinema, radio e tanto teatro, ha deciso di dedicarsi al doppiaggio. Tale produzione, anche se affiancata dai film d'autore, rigorosamente doppiati (come Le notti di Cabiria di Federico Fellini, Gli sbandati e La donna del giorno di Cito Maselli, La grande strada azzurra di Gillo Pontecorvo, La sfida di Francesco Rosi, Il seduttore e Amici per la pelle di Franco Rossi, Il grido di Michelangelo Antonioni, Le notti bianche di Luchino Visconti), non è sufficiente a contrastare quella statunitense che ai botteghini risulta largamente vincente.

Il genere peplum

Ma nel 1957 la cinematografia italiana di genere si arricchisce di una nuova "perla", il film storico-mitologico, che essenzialmente esaurisce la sua funzione nell'impatto "muscolare" dei protagonisti. Pietro Francisci, realizzando Le fatiche di Ercole - risultato campione d'incassi con quasi 900 milioni di lire e, a sorpresa, prodotto esportabile-, dà inizio ad un filone che si proietterà nel futuro con centinaia di titoli e incassi costanti di tutto rispetto che contribuiscono ad arginare una crisi che si fa sempre più evidente. L'Italia, pur essendo diventato un paese di belli, fusti e soprattutto di cantanti, non è ancora in grado di produrre "attori" che possano incarnare i miti di Ercole, Maciste, Sansone e Ursus. Francisci scova la "montagna di muscoli" che occorre per l'operazione negli Stati Uniti. Si chiama Steve Reeves e non ha mai girato un film[9]. L'altro ingrediente di cui necessita il genere, etichettato con il termine "peplum", è la forte carica sensuale che deve scaturire dall'apparato femminile di contorno. E' necessario che a "straordinari" muscoli mostrati si contrappongano corpi femminili altrettanto straordinari e, soprattutto, non celati. Il campionario italiano di attrici offre una qualche possibilità di scelta. Gianna Maria Canale è chiamata ad interpretare la parte di Antea, mentre quella di Jole è affidata a Sylva Koscina, una splendida croata che da qualche tempo gira film in Italia, facendo "girare" gli italiani. L'inevitabile doppiaggio è affidato alla CDC che sceglie Lauro Gazzolo come direttore. La distribuzione delle parti agli attori-doppiatori non è particolarmente difficile tenendo conto del tipo di operazione che si deve portare a termine. Emilio Cigoli non può non essere la voce di Reeves (Ercole). E così a seguire: Andreina Pagnani si sostituisce alla Canale, Maria Pia Di Meo alla Koscina, Giuseppe Rinaldi a Fabrizio Mioni (Giasone), Pino Locchi a Gino Matterà (Orfeo), Fiorella Betti a Luciana Paoluzzi (l'ancella), Massimo Turci a Gabriele Antonini (Ulisse), Giorgio Capecchi a Gian Paolo Rosmini (Chirone), Gualtiero De Angelis a Andrea Fantasia (Laerte), Giovanna Scotto a Lydia Alfonsi (la sibilla), Gianfranco Bellini a Aldo Fiorelli (Argo), Cesare Fantoni a Arturo Dominici (Euristeo) che doppiatore lo diventerà, Mario Pisu a Mimmo Palmara (Ifito) che sceglierà la carriera del direttore di doppiaggio. Anche il direttore Gazzolo si ritaglia una parte doppiando il personaggio di Esculapio, Dhia Cristiani doppia la regina delle Amazzoni, Glauco Onorato il capo del drappello di soldati, Sergio Tedesco un giovane soldato, Olinto Cristina il vecchio in piazza, Bruno Persa il vecchio al poligono di tiro. E ancora Renato Turi, Renato Cristofari, Cesare Barbetti, Luciano De Ambrosis è la voce del giovane alzato come un fuscello che recita: «non spetta a lui decidere», Vittoria Febbi è la giovane al ruscello: «oh! mi dispiace, è colpa mia», Aleardo Ward «quello per ora non si muove», Ivo Gammi nella parte di Pelia è tra i pochi a recitare con la propria voce. L'occasione della post-sicronizzazione di Le fatiche di Ercole permette ai due mattatori della ODI e della CDC, Gammi e Cigoli, di incontrarsi. Non è la prima volta, né sarà l'ultima! È il solito concerto di voci straordinarie che parallelamente provvedono al doppiaggio delle pellicole "made USA", ecco di seguito una carrellata di doppiatori impegnati nelle produzioni americane del periodo. Mentre i ragazzi italiani, pur con l'occhio rivolto alla ragazza della porta accanto, sognano l'avventura con la straniera, i coetanei statunitensi sono già entrati nel tunnel del malessere esistenziale. Dopo Marlon Brando, doppiato da Cigoli, di Fronte del porto e prima di Paul Newman, doppiato da Rinaldi, di Lassù qualcuno mi ama, appare la meteora sfolgorante di James Dean di La valle dell'Eden, Gioventù bruciata e Il gigante. «Perché facciamo questo?» chiede Dean (Jim), con la voce di Rinaldi, a Corey Alien (Buzz) in Gioventù bruciata, prima di giocarsi la vita nella "corsa del coniglio", «per vincere la monotonia» rispondeva Buzz con la voce di Locchi. Il film, essendo prodotto dalla Warner Bros, ha come direttore del doppiaggio Nicola Fausto Neroni che ama coinvolgere, per le parti secondarie, gli attori della CDC meno utilizzati. Betti dà la voce a Natalie Wood (Judy), Cigoli a Jim Backus (il padre di Jim), Giovanna Scotto a Ann Doran (la madre di Jim), Micaela Giustiniani a Rochelle Hudson (la madre di Judy), Augusto Marcacci a William Hopper (il padre di Judy) che sarebbe diventato l'assistente di Perry Mason, Turci a Sai Mineo (Plato), De Ambrosis a Dennis Hopper (Goon), Manlio Busoni a Edward Platt (Ray), Maria Saccenti a Marietta Cany (la domestica), Amilcare Pettinelli a Ian Wolfe (il conferenziere al planetario) E ancora, Nino Bonanni doppia il sergente, Paolo Ferrara il poliziotto al planetario, Mimosa Favi la nonna di Jim, Cristofari e Ward sono due poliziotti, mentre Turi è un ispettore; l'altro ha la voce di Busoni che raddoppia[10].

Nello stesso periodo arrivano dagli Stati Uniti altri cult-movie come I dieci comandamenti, Quando la città dorme, L'uomo che sapeva troppo, La finestra sul cortile, Moby Dick, L'uomo dal braccio d'oro, L'invasione degli Ultracorpi, e, ancora dalla Warner Bros, Sentieri selvaggi il cui doppiaggio è curato dal solito Neroni che si serve di Cigoli (John Wayne, Ethan Edwards), Turci (Jeffrey Hunter/Martin Pawley), Giustiniani (Vera Miles/Laurie Jorghensen), Cesare Polacco (Ward Bond/reverendo Samuel Clayton), Germana Calderini (Natalie Wood/Debbie Edwards), Maria Saccenti (Olive Carey/signora Jorgensen), Gicca (John Qualen/Lars Jorgesen), Bellini (Ken Curtis/Charlie Me Corry), Loris Gizzi (Antonio Moreno/Emilio Figueroa), Gualtiero De Angelis (Harry Carey jr./Brad Jorgensen), Leo Garavaglia (Hank Worden, Mosé Harper), Mario Pisu (Walter Coy/Aaron Edwards), Renata Marini (Dorothy Jordan/Martha Edwards), Flaminia Jandolo (Pippa Scott/Lucy Edwards), Amendola (Pat Wayne/tenente Greenhill), Baghetti (Peter Mamacos/Futterman), Cesare Fantoni (Cliff Lions/colonnello Greenhill), Mauro Serra (sergente dei Rangers), Pettinelli. Il cinema italiano non deve fronteggiare soltanto l'invasione dei film statunitensi, ma anche la produzione proveniente dall'Inghilterra (Riccardo III), dalla Francia (Gervaise, Piace a troppi), dalla Russia (La congiura dei boiardi), dalla Svezia (Il settimo sigillo), dal Giappone (Godzilla, I sette samurai). Il 21 agosto del '56 Franco Schirato e il suo valido assistente, Amedeo Giovacchini, dopo un complesso lavoro di distribuzione delle parti, chiamano per doppiare Riccardo III, in ben 14 turni, Mario Besesti (Cedric Hardwicke/re Edoardo IV), Gino Cervi (Laurence Olivier/re Riccardo III), Rina Morelli (Claire Bloom/lady Anna), Giovanna Scotto (Mary Kerridge/la regina Elisabetta), Franca Dominici (Helene Haye/la duchessa di York), Emilio Cigoli (Alee Clunes/lord Hastings), Luigi Pavese (George Woodbridge/il sindaco di Londra), Mario Pisu (Esmond Knight/Ratcliffe).

Gli anni d'oro della CDC

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Anche Stefano Sibaldi è chiamato a doppiare, ma per una sola battuta, lui che è stato una delle grandi voci della CDC. I rapporti, però, si sono fatti tesi tra i membri del consiglio direttivo della cooperativa, il cui Presidente è Amilcare Pettinelli, e Sibaldi, la voce di Marlon Brando in Un tram che si chiama desiderio. Egli, che non è entrato nel primo consiglio direttivo della CDC pur essendo stato uno dei promotori dell'iniziativa, crede di avere il sacrosanto diritto di essere ammesso tra i direttori del doppiaggio, dopo 20 anni di lavoro al microfono. Non sono della stessa opinione i membri del consiglio che, evidentemente, ritengono più che sufficienti i direttori esistenti. Fondamentalmente si rimprovera a Sibaldi poco attaccamento alla cooperativa, avendo partecipato, in un ruolo importante, alla messa in scena in TV de Il dottor Antonio, il primo sceneggiato televisivo, programmato alla fine del '54, che riscuote un grande e inatteso successo, e dà a Sibaldi una notorietà troppo evidente. Le sue legittime aspirazioni sono, così, deluse. I direttori di doppiaggio non gli assegnano attori di primo piano temendo che la sua voce possa essere facilmente identificabile. Accade qualcosa del genere anche a Cesare Polacco quando decide di interpretare l'ispettore Rock in una famosa pubblicità dell'epoca che lo fa conoscere al grande pubblico della TV, pubblico che è inevitabilmente anche quello del cinema. La CDC cerca con ogni mezzo di dissuadere i suoi attori più importanti ad apparire frequentemente in TV. Essi sono talmente presenti nel cinema doppiato che permettere di associare quelle stupende voci a dei volti potrebbe comportare un disorientamento nello spettatore. I suoi soci hanno sempre recitato in radio, ma la TV li fa conoscere nella loro cruda fisicità. Il lavoro del doppiatore mal si concilia con la notorietà che il nuovo mezzo di comunicazione promette di dare. Nella CDC, poi, una politica di cristallizzazione degli attori in categorie permette sporadici passaggi dall'una all'altra, creando malumori tra gli appartenenti che si vedono pregiudicata la possibilità di più lauti guadagni[11]. Cinque sono le categorie: Extra, A, B, C, D; un turno di doppiaggio è retribuito, rispettivamente, con lire 10.000, 7.000, 5.500, 4.500, 3.700. I direttori sono inseriti, nelle liste ENPALS tra il '52-'55, in categoria E. Essi sono: Lauro Gazzolo, Carlo Romano, Giulio Panicali, Franco Schirato, Nicola Fausto Neroni, Luigi Savini, Alessandro Salvini, tutti presenti nel primo consiglio direttivo della CDC, e Mario Costa e Pio Vanzi. Gli attori in extra sono: Mario Besesti, Rosetta Calavetta, Emilio Cigoli, Gualtiero De Angelis, Tina Lattanzi, Augusto Marcacci (del primo consiglio), Rina Morelli, Andreina Pagnani, Amilcare Pettinelli (del primo consiglio), Jone Romano (moglie di Carlo Romano e madre di Aleardo Ward), Giovanna Scotto, Stefano Sibaldi, Lydia Simoneschi, Alberto Sordi (riportato per un solo turno di doppiaggio), Paolo Stoppa. I doppiatori in categoria A sono: Giorgio Capecchi, Dhia Cristiani, Olinto Cristina, Franca Dominici, Renata Marini, Luigi Pavese (che ha in CDC a disposizione una lavagna dove si comunicano le date in cui è disponibile a doppiare, visti i tantissimi impegni cinematografici e, adesso, televisivi), Mario Pisu. Nella categoria B ci sono Stella Aliquò, Gianfranco Bellini (nel '55 dalla B viene promosso alla A), Clelia Bernacchi (moglie di Polacco), Miranda Bonansea, Lola Braccini, Manlio Busoni, Nino Camarda, Cesare Fantoni (padre di Sergio che inizia a frequentare con più assiduità le sale di doppiaggio), Mimosa Favi, Giovanna Galletti, Leo Garavaglia, Roberto Gicca, Marcello Giorda, Micaela Giustiniani, Loris Gizzi, Pino Locchi (nel '55 dalla B viene promosso alla A), Achille Majeroni, Augusto Mastrantoni, Dina Perbellini (rientrata dalla ARS), Bruno Persa, Cesare Polacco, Giuseppe Rinaldi (nel '54 dalla B venne promosso in A), Marcella Rovena, Vinicio Sofia, Wanda Tettoni. Nella categoria C ci sono Gino Baghetti, Amelia Beretta, Fiorella Betti (proveniente dalla ODI, nel '53 viene promossa dalla D alla C), Pio Campa, Guido Celano, Flaminia Jandolo (proveniente dalla ODI), Nino Bonanni (nel '53 dalla D viene promosso in C), Bruno Calabretta, Vittorio Cramer, Giovanni Dolfini (nel '55 viene retrocesso dalla C alla D), Eugenio Duse (nel '52 dalla D viene promosso alla C; nel '55 dalla C viene retrocesso alla D), Velia Galvani, Nando Gazzolo (nel '52 dalla D viene promosso alla C; nel '55 dalla C viene promosso alla E), Ernesto Gentili, Renata Giuliani, Riccardo Mantoni (il fratello di Corrado), Giuliana Maroni, Anna Miserocchi, Elisa Pasquini, Amina Pirani (rientrata dalla ARS, nel '55 viene retrocessa dalla C alla D), Amilcare Quarra (nel '55 dalla C viene retrocesso alla D), Clara Ristori, Felice Romano (fratello di Carlo), Ada Romano (moglie di Felice), Ria Saba, Giovanni e Maria Saccenti, Fernando Solieri (nel '54 viene retrocesso dalla C alla D), Edda Soligo, Giulia Turi (madre di Renato), Renato Turi, Paola Veneroni. Appartengono a questa categoria gli assistenti Umberto Bompani (del primo consiglio), Amedeo Giovacchini, Andrea Maroni, Mara Salvini, Gino e Stefania Fossi, Adriana Jannucelli. Nella categoria D ci sono gli attori che vengono chiamati per un solo anello, magari per recitare una sola battuta, ma la cui presenza in sala di doppiaggio (che dà continuità e un pizzico di colore ad un lavoro oscuro e ripetitivo) è indispensabile come quella delle prime voci. In essa militano doppiatori anziani che non hanno mai ricevuto menzione alcuna, doppiatori giovani che aspirano a conquistare la ribalta, ma che potrebbero rimanere per sempre sconosciuti. Alcuni di loro diventeranno famosi per casuali combinazioni, oltre che per le capacità individuali, mentre la maggior parte continuerà a vivere la propria esperienza recitativa come un qualsiasi altro impegno lavorativo. Essi sono Ferruccio Amendola, Fausto Banchelli, Gino Barberi, Cesare Barbetti, Ciro Bortolotti, Ida Bracci (proveniente dalla ODI), Thea Calabretta, Germana Calderini, Eugenio Cappabianca, Gustavo Conforti, Renato Cristofari, Eligio Croce, Carlo Duse, Erminio D'Olivo, [[Marina Dolfin (nel '53 impegnata per qualche turno, figlia di Toti Dal Monte, moglie all'epoca di Giuseppe Rinaldi, madre di Massimo e Antonella, futuri doppiatori), [[Paolo Ferrara, Armando Furiai, Giovanni Giacchetti, Emma Guerra, Nino Marchetti, Alfredo Martinelli, Mario Mastria (proveniente dalla ODI), Grazia e Giovanni Onorato (i genitori di Glauco che sta iniziando a frequentare le sale di doppiaggio), Giuseppe Ricagno, Mauro Serra, Elvira Sibaldi (figlia di Stefano), Elda Tattoli (diventerà sceneggiatrice e regista), Sergio Tedesco, Massimo Turci, Ebe Zoli, Aleardo Ward. Appartengono alla D anche i rumoristi Guglielmo Barberini e Gastone Rhor.

Alla Fono Roma, Carlo Romano dirige il doppiaggio de Il settimo sigillo, scegliendo, con pragmatismo, le solite voci. Cigoli (Max Von Sydow/Antonius Block), Locchi (Gunnar Bjornstrand/Jons), Persa (Bengt Ekerot/la Morte), Bellini (Nils Poppe/Jof), Di Meo (Bibi Andersson/Mia), Capecchi (Ake Fndell/Plog), Dominici (Inga Gill/Lisa), Vittoria Febbi (Maud Hansson/la strega), Simoneschi (Inga Landgré/la moglie di Block), Renato Turi (Bertil Anderberg/Ravel), Amendola (Anders Ek/il monaco), Gino Baghetti (Gunnar Olsson/il pittore), Wanda Tettoni (donna alla taverna), Bonanni (il carnefice), De Angelis (l'uomo che predica), Vinicio Sofia e Cesare Fantoni (uomini alla taverna), Riccardo Mantoni come voce narrante. Per Godzilla, invece, è scelta come voce narrante quella più ricorrente, incisi va e parodiata di Vittorio Cramer, mentre gli attori impegnati sono, tra gli altri, Cigoli, Persa, Betti, Rinaldi, Bellini, Locchi, Sempre alla Fono Lauro Gazzolo dirige La congiura dei Boiardi scegliendo come voce narrante quella di Manlio Busoni, mentre non si discosta dai soliti doppiatori per far parlare Zar Ivan (Cigoli), Lefrossinia (Simoneschi), Filippo (De Angelis), Maluta (Capecchi), Pimen (Cesare Fantoni), Fieika (Rinaldi), il re di Polonia (Nando Gazzolo), Kurbskij (Barbetti) Lo stesso Gazzolo osa di più nella distribuzione delle parti per il doppiaggio di Piace a troppi, probabilmente stimolato dai contenuti non convenzionali espressi dal soggetto: emancipazione della donna dal punto di vista sessuale, rifiuto delle ipocrisie e ribellione giovanile. Il direttore e il suo assistente, Fossi, scelgono per la voce da dare a Brigitte Bardot, dalla bellezza aggressiva e conturbante, quella di Flaminia Jandolo, che ha toni più aspri della Di Meo o della Betti. Forse non se la sentono di utilizzare la voce della doppiatrice ufficiale della Monroe, Rosetta Calavetta, che appartiene alla categoria A, per un attrice non ancora conosciuta, ma che proprio da questo film inizierà a costruire il suo mito in contrapposizione di quello già edificato intorno a Marylin. La presenza di tanti personaggi giovani permette a Gazzolo una certa libertà di scelta negli attori da utilizzare. Manlio De Angelis, il figlio di Gualtiero, presta la voce a Jacques Perrin (il nipote giovane), Enrico Besesti, il figlio di Mario, doppia l'impiegato con gli occhiali («aveva ragione»), Amendola è l'uomo del bar, Turci recita per Jean-Louis Tnntignant e Locchi per Christian Marquard. A Bellini è assegnato un raddoppio. A Cigoli, onnipresente, è affidata la parte del signor Carradine (Curd Jurgens). Ci sono anche Sergio Fantoni, Barbetti, Bonanni, Pettinelli, Busoni, Scotto, Cristiani e anche Calavetta. Come è sua consuetudine quando dirige, Gazzolo si riserva una battuta anche per sé. Sempre dalla Francia arrivano da doppiare un film del '47, Legittima difesa, e Gervaise: Legittima difesa è affidato alla CDC che, sotto la direzione di Schirato, lo doppia dall'8 agosto del '57, in 8 turni, con Cigoli (Louis Jouvet), Simoneschi (Suzy Delair) e Carlo Romano (Bernard Blier). Invece la società distributrice di Gervaise sceglie la CID per avvalersi della direzione di Franco Rossi. Rossi, che è entrato nel ristretto cast di registi della neonata TV, chiama Gabriella Genta (Maria Schell), Gianrico Tedeschi (Francois Perner), Gemma Griarotti (Suzy Delair), Mario Colli (l'amico cattivo), e Roberto Villa (l'operaio buono), l'attore che prima e durante la guerra ha conteso a Leonardo Cortese il primato del "più bello" tra i giovani emergenti del cinema italiano. Se la CDC è alle prese con il "problema" Sibaldi, nelle altre organizzazioni le acque non sono meno agitate. La ODI, che sta terminando la sua spinta propulsiva per l'uscita di scena del suo fondatore e deus ex machina, conte Giannuzzi, disperde il suo cospicuo parco doppiatori tra le altre società di doppiaggio, mentre per diversi suoi attori si spalancano le porte della TV che fin dall'inizio mostra grande interesse per la rivisitazione in chiave divulgativa delle opere classiche di tutti i tempi. Alcuni dei suoi direttori di doppiaggio più importanti divengono tra i primi registi a lavorare con il nuovo mezzo che deve portare nelle case degli italiani anche cultura[12].

I grandi sceneggiati televisivi e la nascita della S.A.S.

Il teatino Anton Giulio Majano è uno dei più rappresentativi esponenti di questa categoria di registi che esprimono nella direzione degli attori in sala di doppiaggio e nelle recite televisive una creatività didascalica al servizio del grande pubblico. A Majano sembra naturale servirsi degli attori di doppiaggio, con i quali ha tante volte lavorato a cavallo degli anni '50, per la formazione del cast del teleromanzo a puntate, Piccole donne, il primo di una lunga serie. Tra gli interpreti dello sceneggiato, che aprirà la strada ad un nuovo genere di spettacolo per l'immediato e straordinario successo riscosso, ci sono Arnoldo Foà, Alberto Lupo, Renato De Carmine, Vittorio Sanipoli, Anna Maestri, Rina Franchetti, Gustavo Conforti, tutti attori che hanno lavorato con Majano per i doppiaggi affidati alla ODI. Anche per lo sceneggiato in sei puntate, L'Alfiere, andato in onda a partire dal 18 marzo del 1956, Majano sceglie Aroldo Tieri, Carlo Giuffré, Achille Millo, Ivo Garrani, Ubaldo Lay, Giuseppe Porelli, Antonio Pierfederici, Carlo Croccolo, Enrico Glori, Rina Franchetti, Antonio Battistella, Anna Maestri, Nino Marchesini, tutti soci, o ex, della ODI, e, della ARS-CID, Nino Manfredi, Gianni Bonagura, Monica Vitti, Aldo Silvani, Zoe Incrocci, Mimmo Palmara. Soltanto per il suo terzo sceneggiato, Jane Eyre, il regista abruzzese si serve di un attore di spicco della CDC, Luigi Pavese, oltre ad Edda Soligo e Armando Furiai, appartenenti altre organizzazioni di doppiaggio sono gli altri interpreti Carlo D'Angelo, Margherita Bagni, Laura Carli, Maresa Gallo, Antonio Battistella, Zoe Incrocci, Ubaldo Lay. Nel 1958 Majano realizza L'isola del tesoro, riducendo (in sei puntate trasmesse dal 7 febbraio dell'anno successivo, alle ore 21, dopo Carosello) il romanzo di Robert L. Stevenson ambientato nei mari e foreste tropicali. È il primo sforzo produttivo di una certa consistenza che la RAI si trova necessariamente ad affrontare negli studi e fuori di essi se vuole ricreare in modo credibile le atmosfere del microcosmo piratesco. I set televisivi si trasferiscono, come quelli cinematografici dei peplum, anche all'aperto, nelle campagne laziali dove la dimensione naturalistica a fatica rimanda ai luoghi scaturiti dalla fantasia di Stevenson. Lo sceneggiato ha un enorme successo presso il pubblico giovanile che si identifica con il giovane Jim Hawkins (Alvaro Piccardi); "il barometro degli ascolti", utilizzato per la prima volta proprio nel '59, fa registrare inevitabilmente l'ennesimo balzo in avanti del numero di spettatori mediamente catturati dalla TV[13]. Tra gli interpreti, indimenticabili, gli attori che della ODI sono stati i doppiatori di spicco: Ivo Garrani (Long John Silver, il pirata con la gamba di legno), Arnoldo Foà (Smollet, il capitano della goletta "Hispaniola"), Roldano Lupi (Livesey, il dottore), Leonardo Cortese (Trelawney, il nobile). E ancora Enrico Glori, Ubaldo Lay, Riccardo Cucciolla, Diego Michelotti, Mario Colli, Alfredo Varelli, Giotto Tempestini la cui figlia, Maria Pia Di Meo, sta per diventare la voce femminile di punta della CDC. Della cooperativa CDC ci sono soltanto Guido Celano, che vaga da una società all'altra, Corrado Pani, che ha da poco abbandonato il doppiaggio per dedicarsi al teatro e al cinema, e Vinicio Sofia, la cui partecipazione allo sceneggiato non è gradita ai vertici della società che continua a gestire gran parte del doppiato che si realizza in Italia. Anche per la ARS e la CID le cose non vanno a gonfie vele, nonostante il patto consortile. Dopo i primi momenti di collaborazione i rapporti tra le due organizzazioni si fanno tesi. È soprattutto la ARS a lamentare il mancato rispetto degli accordi stipulati, ritenendo la distribuzione del lavoro non equa mente ripartito tra gli attori delle due organizzazioni[14]. Due gocce fanno traboccare il vaso a metà del 1957: i doppiaggi di Le ali delle aquile e Il pianeta proibito. Entrambi appannaggio della CID, sono chiamati in sala di sincronizzazione, per il primo film, gli attori Arnoldo Foà, Stefano Sibaldi, Riccardo Cucciolla, Gianrico Tedeschi, per doppiare, rispettivamente, John Wayne, Dan Dailey, Ken Curtis, Ward Bond, per il secondo, Roldano Lupi (Walter Pidgeon, dottor Morbius), Carlo D'Angelo (Lesile Nielsen, comandante I Adams), Paolo Ferrari (Jack Kelly, Farman), Riccardo Cucciolla (Warren Stevens, Ostrow), Nino Manfredi (Earl Holliman, Cook, il cuoco dell'astronave), e Luisella Visconti (Anne Francis, Altayra Morbius) la cui timbrica deliziosa ha permesso di far brillare anche le recitazioni di due attici giovani italiane, Antonella Lualdi in Surcouf, l'eroe dei sette mari, e Marisa Allasio in Camping, Maruzzella e Carmela è una bambola dove la doppiatrice Flaminia Jandolo, che è interprete, ha la voce di Deddy Savagnone. La ARS, attraverso un atto formale del suo Presidente, Augusto Incrocci, denuncia lo spazio eccessivo concesso ad attori da poco entrati in CID, tra cui Foà, Lupi e Sibaldi, a discapito dei suoi iscritti che hanno fondato la società, sottolineando che alcuni di loro si sono fortemente impegnati per la realizzazione piena dell'atto consociativo stipulato quasi tre anni prima. La CID, nella persona del suo Presidente, Nino Dal Fabbro, cerca di giustificare le scelte fatte nella distribuzione adducendo motivazioni legate all'impossibilità di contrastare il desiderio dei clienti di avere, nei ruoli principali, un doppiatore piuttosto che un altro. Per ricucire lo strappo lo stesso Dal Fabbro e i suoi più stretti collaboratori, Giorgio Zanetti, Vittorio Donati e Taricco Masserano, propongono la fusione delle due società in un'unica cooperativa che dovrà avere come Presidente Onorario Fortunato Misiano, e come Direttore Generale il rag. Zanetti. Le assemblee dei soci delle due organizzazioni, convocate a ratificare l'accordo, non ritengono la proposta accettabile per due fondamentali motivi, la nuova società soffrirebbe di "gigantismo" per l'elevato numero di iscritti, e gli stessi non avrebbero maggiori garanzie di lavoro rispetto alla solita decina di doppiatori che dominano la scena delle sale di sincronizzazione. Le acque si agitano a tal punto che, nei mesi successivi, alcuni attori iniziano una campagna di reclutamento per la formazione di un nuovo e ristretto gruppo di doppiatori per fondare una nuova società di doppiaggio. L'idea è di associare una trentina di artisti, tra direttori, assistenti, attori e adattatori ai dialoghi, in una organizzazione snella che dovrà soddisfare qualsiasi tipo di richiesta attraverso la formula innovativa degli "aderenti". Il 27 novembre 1958 Stefano Sibaldi, Fede Arnaud, Adriana De Roberto, Gabriella Genta, Guido Leoni, Alberto Liberati, fondano la S.A.S. - Società Attori Sincronizzatori. I soci sono Paola Barbara, Antonio Battistella, Dante Biagioni, Giulio Bosetti, Grazia Cappabianca, Lucia Catullo, Renato De Carmine, Mario Feliciani, Cesarina Gheraldi, Manlio Guardabassi, Evi Maltagliati, Vittoria Martello, Michele Malaspina, Luciano Melani, Luigi Ortuso, Teresa Panni, Paola Piccinato, Renzo Palmer, Elvira Sibaldi, Vira Silenti, Leonardo Sevenni, Rolf Tasna, Gianrico Tedeschi. Alla nuova organizzazione aderiscono oltre un centinaio di attori che vengono chiamati secondo occorrenza. Il tempo delle cooperative di 150 soci, dove, però, alla fine lavora con regolarità il 30% degli iscritti, è definitivamente tramontato.

Note

  1. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 113
  2. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 114
  3. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 115
  4. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 116
  5. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 117
  6. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 118
  7. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 119
  8. ibidem
  9. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 122
  10. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 123
  11. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 125
  12. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 129
  13. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 130
  14. ibidem


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