Storia del doppiaggio: Il periodo bellico

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Storia del doppiaggio.

a cura di Gerardo Di Cola

Gli ultimi capolavori stranieri prima della guerra

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Il 1° gennaio 1939, per l'entrata in vigore della legge sul monopolio, viene deciso dalle case cinematografiche Metro Goldwyn Mayer, Warner Bros e Paramount di non esportare più pellicole in Italia. Il ritiro delle grandi case di produzione statunitensi determina una crisi nel settore del doppiaggio; crisi che avrebbe potuto assumere proporzioni più vaste se non fossero scese sul mercato italiano i film prodotti dalle case minori come la Monogram, la Republic, la Grand National che invia, per esempio, Accusatore segreto con Rod LaRocque doppiato da Emilio Cigoli, Astnd Allayn da Rosetta Calavetta, Thomas Jackson da Cesare Polacco. Queste pellicole, che non lasceranno una traccia apprezzabile del loro passaggio, servono ad allontanare lo spettro della disoccupazione tra gli operatori degli stabilimenti di doppiaggio, delle società di distribuzione e delle sale cinema-ografiche, in un periodo che si fa sempre più oscuro e che sfocia nella dichiarazione di guerra dell'Italia alla Francia e alla Gran Bretagna il 10 giugno 1940.
Per fortuna anche le altre case come la Columbia, la United Artists, la R.K.O. e la Universal decidono, dopo un primo periodo di incertezza, di continuare ad inviare la loro produzione migliore. Queste case, mentre l'Europa si prepara alla guerra e durante il suo avvampare, producono autentici capolavori che danno l'opportunità di approntare dei doppiaggi da antologia. La Walt Disney si presenta sul mercato italiano con il suo primo lungometraggio, Biancaneve e i sette nani di David Hand, film che contrasta fortemente con l'atmosfera che si incomincia a respirare nell'ultimo anno di pace. Le attrici che sono chiamate in sala di registrazione, per guidare nella dimensione fantastica della favola spettatori ignari di quello che sta per succedere, sono Rosetta Calavetta che dipinge con delicatezza soave e premurosa Biancaneve e Tina Lattanzi che tratteggia con maestria la regina perfida e crudele. Ci sono, tra gli altri, Mario Besesti nella parte del cacciatore e Aldo Silvani in quella dello specchio[1].
Mentre la R.K.O propone La dama e il cowboy di H. C. Potter, dove Gary Cooper ha la voce di Romolo Costa e Merle Oberon quella di Andreina Pagnani, la United Artists richiede il doppiaggio di uno dei suoi capolavori, Ombre rosse di John Ford. Siamo nel 1940 e precisamente i giorni 2, 3, 4, 5, 6 ottobre. Sono chiamati alla Itala Acustica Emilio Cigoli (John Wayne), la cui voce già affermata detterà legge per altri quaranta anni, Tina Lattanzi (Claire Trevor), Gualtiero De Angelis (John Carradine), un altro grande dalla timbrica inconfondibile; ci sono anche Olinto Cristina, straordinario nella parte del dottore ubriacone (Thomas Mitchell), Carlo Romano (Andy Devine), il caratterista Amilcare Quarra nei panni dell' indimenticabile Samuel Peacock (Donald Meek), il rappresentante di whisky; Lydia Simoneschi (Louise Piati), Mario Besesti (George Bancroft), Amilcare Pettinelli (Berton Churchill), Achille Majeroni (Cnspin Martin), l'oste messicano, ancora, Giorgio Capecchi, Ennio Cerlesi, Bruno Persa, ecc.

La Columbia si presenta con un film realizzato nel 1938, L'eterna illusione di Frank Capra. Si ricorre alle solite voci: Carlo Romano presta la sua a due attori, Donald Meek e Misha Auer, Rosetta Calavetta a Jean Arthur, Amilcare Pettinelli a Lionel Barrymore, Augusto Marcacci a James Stewart e Mario Besesti a Edward Arnold, ci sono anche Cristina, Lattanzi, Capecchi, De Angeiis, Cigoli, Lola Braccini e Giulio Panicali, altro grande e cognato di Cigoli[2].

Nel 1941 la United Artist decide di far uscire in Italia il primo film americano di Ingrid Bergman, Intermezzo, realizzato nel 1939 da Gregory Ratoff. La scelta della voce, che deve doppiare l'attrice svedese cade, obbligatoriamente, su quella di Lydia Simoneschi, che così inizierà quel duraturo sodalizio che si interrompe soltanto quando la Bergman recita per la Warner Bros il cui direttore di doppiaggio, Nicola Fausto Neroni, tende a snobbare i doppiatori importanti[3]. Tra gli altri in sala di sincronizzazione ci sono Rosetta Calavetta (Edna Best) e Luigi Pavese (Cecil Kellaway). Prima che la guerra dilaghi anche in Italia, si ha tempo per un altro memorabile doppiaggio, quello offerto in Rebecca, la prima moglie, il primo capolavoro americano di Alfred Hitchcock. In sala di registrazione ci sono Augusto Marcacci (Laurence Olivier), Lydia Simoneschi (Joan Fontaine), Stefano Sibaldi (George Sanders), Tina Lattanzi (Judith Anderson), Carlo Romano (Nigel Bruce), Emilio Cigoli (Reginald Denny), Lola Braccini (Florence Bates), Olinto Cristina (C. Aubrey Smith), Aldo Silvani (Leo G Carroll), Giorgio Capecchi (Melville Cooper) e Lauro Gazzolo (Léonard Carey), l'ineguagliabile voce del vecchietto del west. L'evento bellico che va scompaginando la realtà italiana non riesce a scalfire la compattezza di questo gruppo di attori che in meno di dieci giorni riesce a realizzare il doppiaggio di un film[4]. I suoi componenti hanno raggiunto un tale grado di affiatamento che, dopo un paio d'ore di prove, procedono alla sincronizzazione del parlato in un clima di serenità e rispetto dei ruoli, nella consapevolezza che ognuno esprime il massimo delle sue potenzialità. Tra le voci non c'è rivalità o competizione, si opera nella stima e nella fiducia e l'assegnazione delle parti tiene conto del risultato finale che troverà un riscontro nell'accettazione o meno del lavoro da parte del committente[5]. Spesso capita che i doppiatori più richiesti vengano utilizzati per brevi sequenze a testimonianza che i preparativi preliminari come la traduzione e l'adattamento, così come la scelta e l'attribuzione delle voci, sono molto accurati. Per i produttori italiani servirsi di questi doppiatori per realizzare la colonna sonora definitiva dei loro film significa risparmio di tempo e denaro e garanzia di qualità ed efficienza, meglio ancora se coloro che hanno scelto prevalen temente l'attività di doppiatore sono anche interpreti.

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In Nozze di sangue di Goffredo Alessandrini, con Fosco Giachetti, Nino Pavese e Achille Majeroni, ci sono anche Luisa Fenda e Beatrice Mancini che ricevono tanti elogi dai critici dell'epoca per l'interpretazione resa, pur essendo state entrambe doppiate rispettivamente da Tina Lattanzi e Rosetta Calavetta, le quali, però, non meritano alcun cenno[6]. Altri attori italiani doppiati. Adele Garavaglia da Giovana Scotto, Claudia Marti da Clelia Bernacchi, Fedele Gentile da Gualtiero De Angelis, Emilio Petacci da Olinto Cristina e il doppiatore Felice Romano, fratello di Carlo, da Amilcare Pettinelli. Nel 1940 in Addio giovinezza! di Ferdinando Maria Poggioli, con Maria Denis, Adriano Rimoldi, Clara Calamai, Carlo Campanini e il giovane Paolo Carlini, Aldo Fiorelli è doppiato da Aroldo Tieri, Franca Volpini da Rosetta Calavetta e Carlo Minello da Carlo Romano. In Ecco la felicità di Marcel L'Herbier con Dina Romano e Oreste Bilancia, quasi tutti gli attori sono doppiati[7]. Gli italiani Giorgio Rossetti da Loris Gizzi, Roberto Cappella da Mario Gallina e Nicola Maldacea da Cesare Polacco. Gli stranieri Ramon Novarro da Gualtiero De Angelis, Michel Simon da Corrado Racca, Micheline Presle da Renata Marini, Jacquehne Delubac da Clelia Bernacchi, Louis Jourdan da Adolfo Geri. Nel 1941 ne La corona di ferro di Alessandro Blasetti con Gino Cervi, Luisa Fenda, Rina Morelli, Elisa Cegani e Paolo Stoppa, Massimo Girotti è doppiato da Gualtiero De Angelis quando è Arminio e da Augusto Marcacci quando è Licinio, Dina Perbellini da Giovanna Scotto, Primo Camera da Cesare Polacco e Osvaldo Valenti da Lauro Gazzolo. In Piccolo mondo antico di Mario Soldati, con Alida Valli, Massimo Serate e Annibale Betrone, altra bellissima voce che sarà tra le più presenti nel panorama radiofonico del dopoguerra, i doppiati sono Adele Garavaglia (Giovanna Scotto), Giorgio Costantini (Emilio Cigoli) e Nino Marchetti (Ennio Cerlesi).

Nel 1940, quando iniziano i massicci bombardamenti sulle città italiane più importanti, Roma, inizialmente, viene risparmiata e non subisce l'onta delle bombe. Si può, così, continuare a lavorare nelle sale di doppiaggio e nei teatri di posa. In Una storia d'amore di Mario Camerini si ha una concentrazione notevole di doppiatori nel cast di interpreti. A fianco di Assia Nons, Piero Lulh e Carlo Campanini ci sono Dhia Cristiani, Gualtiero De Angelis, Augusto Marcacci, Giorgio Capecchi, Olinto Cristina e Guido Notan, una delle voci dei cinegiornali dell'Istituto Luce e, dopo la guerra, della "Settimana Incom", i futuri doppiatori Vanna Polverosi e Antonio Battistella, infine Emilio Cigoli che, in procinto di trasferirsi in Spagna per girare un film, sta terminando le riprese de I bambini ci guardano di Vittorio De Sica. Nello stesso anno, in Un pilota ritorna di Roberto Rossellini, con Elvira Betrone e Piero Lulh, Massimo Girotti è doppiato da Giulio Panicali, Michela Belmonte da Rosetta Calavetta e Gaetano Masier da Cesare Polacco. In Miliardi, che follia! di Guido Brignone, con Mario Siletti e Armando Mighan, Nino Pavese dà la voce a Guido Monni, Rosetta Calavetta a Ria Legnani, Augusto Marcacci a Giuseppe Lugo nella parte recitata e Rina Morelli a Mara Landi che sarà, con il suo vero nome, Elsa Camarda, la siderale voce di E.T. l'extra-terrestre, quarant'anni dopo. Quando i doppiatori sono chiamati come interpreti, può capitare che in sede di doppiaggio la loro voce venga scelta per un altro personaggio, a causa di ciò essi devono essere doppiati. Tutto rientra nella logica dell'assoluta finzione della realtà cinematografica[8]. In Sette anni di felicità di Roberto Savarese, gli interpreti della versione italiana sono Vivi Gioi, Paolo Stoppa e Carlo Romano, il quale, dovendo prestare la voce a Theo Lingen, è a sua volta doppiato da Luigi Pavese. Nel 1943 in Enrico IV di Giorgio Pastina, con Luigi Pavese, Guido Celano, Rubi D'Alma, Antonio Battistella, Enzo Biliotti e Clara Calamai, ci sono anche Osvaldo Valenti e Augusto Marcacci. Valenti, che ha una voce non proprio bella, deve ricorrere al solito prestito questa volta è Marcacci, il quale deve essere doppiato da Amilcare Pettinelli, la cui timbrica aderisce meglio al volto di Marcacci che non a quello di Valenti[9].

Il doppiaggio ai tempi della guerra

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La produzione italiana, al pari di quella straniera, passa, quindi, attraverso il filtro del doppiaggio che omologa e rimanda le menti ad atmosfere e luoghi tanto lontani quanto familiari e vicini sono i posti in cui essa si realizza. In Uomini sul fondo (1941) di Francesco De Robertis con ufficiali, sottufficiali ed equipaggio di un sommergibile italiano in gravi difficoltà per essersi incagliato sui fondali di acque nostrane, le voci usuali e conformi di Cigoli, Persa, Marcacci, De Angelis, Silvani, Cristina, Mario Pisu, Carlo Romano, Lauro Gazzolo (e lo speaker Vittorio Cramer), che doppiano i militari della Regia Marma, sgretolano i confini ristretti e l'ambito provinciale in cui la vicenda si articola per ricollocarla nell'immaginazione dello spettatore in abissi oceanici dove interpreti di diverso calibro renderebbero più credibile l'incredibile realtà[10]. Alla fine del 1943 la guerra entra nella sua fase più cruenta. Anche Roma non può sottrarsi alla pesante realtà. Gli stabilimenti di doppiaggio incominciano a risentire del clima generale. La Scalera decide di aprire uno stabilimento a Venezia, nella Giudecca, a seguito della costituzione della Repubblica Sociale di Salò. Sarà una esperienza breve come quella della Repubblica[11]. Il primo film è Fantasia bianca, sotto la direzione di Vincenzo Sorelli, con Elena Zareschi, Luisella Beghi, Silvia Manto, Laura Carli, Angelo Sivieri, Tino Bianchi e Giulio Oppi. In questo stabilimento nel 1944 si girano anche alcuni film che usciranno dopo la guerra. Senza famiglia e il suo seguito Ritorno al nido di Giorgio Ferrari con Memmo Carotenuto e Ogni giorno è domenica di Mano Baffico, con Silvia Manto e Renato Malavasi, dove Renato Bossi è doppiato (dopo la guerra) da Gualtiero De Angelis, Giuliana Pinelli da Paola Veneroni, Olga Solbelli da Tina Lattanzi, Silvio Bagolini da Stefano Sibaldi, Emilio Baldanello da Sandro Ruffini, Erminio Spalla da Mario Besesti e Nuto Navarrini da Carlo Romano. Da Venezia, alcuni attori, tra cui Felice Romano, Nerio Bernardi, Anita Farra, Paola Barbara, Emilio Cigoli, Romano Calò e Franco Coop, si recano in Spagna a girare per conto della Scalera il film Dora o le spie. L'armistizio dell'8 settembre li coglie mentre la lavorazione del film sta per concludersi, il gruppo rimane bloccato e non può fare ritorno in Italia che a guerra conclusa. La 20th Century Fox, essendo venuta a conoscenza della presenza sul suolo iberico di attori italiani, decide di far doppiare i film prodotti durante l'embargo. Ecco alcuni titoli: La zia di Carlo del 1941 di Archie Mayo, Il pensionante del 1944 di John Brahm, Appuntamento a Miami del 1941 di Walter Lang, La baia di Hudson del 1940 di Irving Pichel con Paul Muni, e ancora Il segno di Zorro, L'ombra del dubbio, Il sospetto, Il figlio della furia, Com'era verde la mia valle dove Donald Crisp ha la voce di Nerio Bernardi. Le altre case statunitensi durante la guerra ricominciano a doppiare in loro i film come nei primi anni del sonoro ma con gli stessi problemi di allora[12]. Sulla cinematografia italiana cala il sipario. Gli stabilimenti di posa vengono utilizzati per tutt'altro, quelli di doppiaggio continuano con qualche film francese, tedesco e alcuni film italiani come Cortocircuito di Giacomo Gentilomo con Vivi Gioi, Umberto Melnati, Guglielmo Barnabò e i doppiatori Lauro Gazzolo e Mario Besesti, gli attori doppiati sono Bianca Doria da Tina Lattanzi, Gualtiero Isneghi da Giulio Panicali e Dina Perbellini da Giovanna Scotto. Quartetto pazzo che Guido Salvini gira a Roma durante l'occupazione tedesca, gli interpreti sono Gino Cervi, Rina Morelli, Paolo Stoppa, Guglielmo
Barnabò e Anna Magnani che, però, viene doppiata da Tina Lattanzi[13]. È già capitato in Finalmente soli (1942) di Giacomo Gentilomo, con Enrico Viarisio, Maurizio D'Ancora, Virgilio Riento e Adriana Sivieri, gli altri doppiati, oltre alla Magnani, sono Maria Mercader da Lydia Simoneschi, Checco Rissone da Carlo Romano e Jone Morino da Giovanna Scotto. La Morino, sempre in quell'anno, è doppiata da Renata Marini in Margherita fra i tre di Ivo Perilli con Carlo Campanini, Margherita Bagni, Enzo Biliotti e Ernesto Almirante. Gli altri attori doppiati sono Assia Noris da Lydia Simoneschi, Aldo Fiorelli da Stefano Sibaldi e Giuseppe Porcili da Giulio Panicali.

Il mattino del 24 marzo del 1944 un boato a via Rasella fa piombare la capitale nel buio dell'incertezza e Roma trattiene il respiro fino al 4 giugno, quando gli anglo-americani la liberano. Sulla cinematografia italiana torna ad alzarsi il sipario e, inaspettatamente, essa si rivelerà al mondo con tanti capolavori ancora a dispetto di alcuni critici che credono di aver individuato anche nel doppiaggio la causa della scarsa quantità dei film prodotti in Italia e della conseguente scadente qualità[14]. Con tempismo (è una delle caratteristiche della professione) gli attori che hanno dato lustro al doppiaggio e a tanti film di basso livello, decidono di unirsi in cooperativa per proseguire nell'attività in cui eccellono. Li attende una montagna di lavoro che partorirà una produzione gigantesca di doppiato; molti doppiatori abbandonano sia il cinema che il teatro per dedicarsi completamente alla recitazione da leggio con microfono incorporato e schermo di fronte[15].

Note

  1. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 63
  2. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 64
  3. ibidem
  4. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 65
  5. ibidem
  6. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 66
  7. ibidem
  8. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 68
  9. ibidem
  10. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 69
  11. ibidem
  12. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 70
  13. ibidem
  14. ibidem
  15. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", p. 71

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