Brancaleone alle crociate

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.


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Brancaleone alle crociate (1970)
{{{titolooriginale}}} | Italia
regia di Mario Monicelli
116 min | colore | commedia

scritto da Age & Scarpelli, Mario Monicelli

soggetto Age & Scarpelli, Mario Monicelli
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Interpreti e personaggi
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Doppiatori originali
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Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
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Doppiatori italiani
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Doppiaggio italiano: C.I.D.
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Scenografie a cura di {{{scenografo}}}
Premi:
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Fotografia di Aldo Tonti
Musiche di Carlo Rustichelli
Effetti speciali a cura di Armando Grilli
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Scenografie a cura di Mario Garbuglia
Premi:
* Festival di San Sebastian 1971: "miglior attore" (Vittorio Gassman)



« Sono impuro, bordellatore insaziabile, beffeggiatore, crapulone, lesto de lengua e di spada, facile al gozzoviglio. Fuggo la verità e inseguo il vizio. »
(Brancaleone)

Brancaleone alle crociate è un film di Mario Monicelli del 1970, seguito ideale delle avventure narrate nel precedente L'armata Brancaleone.

Indice

Trama

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Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Brancaleone è di nuovo in viaggio con la sua banda di straccioni. Questa volta è diretto in Terra Santa, alla conquista del Santo Sepolcro. Improvvisamente Brancaleone e i suoi, fedeli al Papa Gregorio VII, vengono attaccati dai soldati seguaci dell'antipapa Clemente III: si salvano solo quattro persone e lui, il quale, disonorato per non essere morto in battaglia, invoca la Morte che gli si palesa (impersonata da Gigi Proietti). Brancaleone, spaventato dall'apparizione, le chiede una proroga, per avere il tempo di compiere una gloriosa impresa, che gli viene eccezionalmente concessa. Riprende così il suo cammino verso Gerusalemme e, insieme alla nuova armata dei quattro sopravvissuti, parte per nuove avventure. Salva la vita di un neonato, che stava per essere ucciso dal soldato Thorz ( Paolo Villaggio ), scopre che il bambino è il figlio di Boemondo, un re normanno partito per le Crociate e che è stato il fratello del re, il principe Turone, ad ordinare di ucciderlo, e cavallerescamente si impegna a riconsegnarlo al padre. Nel frattempo incontra un penitente da sé nominatosi "Pattume" ( Gigi Proietti ), colpevole di un peccato tanto ripugnante che non può essere rivelato ad orecchie umane, strappa dal rogo una presunta strega, accoglie nel suo gruppo di sbandati un lebbroso, che in seguito si rivelerà essere la principessa Berta d'Avignone ( Beba Loncar ), visita lo Santo Romito Pantaleo, un eremita esperto in peccati, per far assolvere il penitente, trova un albero con delle persone impiccate, con cui riescono a parlare grazie alla strega, viene inseguito dal principe Turone e dai suoi soldati e si offre come scorta del Papa ( Gregorio VII ) in visita a uno stilita nel deserto. Risolta con un giudizio di Dio la contesa fra Papa Gregorio e l'antipapa Clemente III e arrivato finalmente in Palestina, Brancaleone riconsegna il bimbo al padre, ottenendo in cambio il titolo di barone. Diventato nobile sul campo, Brancaleone può battersi contro il principe Turone, alleatosi con i Mori. La posta, per il vincitore, è la principessa. Brancaleone perde la contesa ad opera di un maleficio operato dalla giovane strega che si è innamorata di lui. Brancaleone la insegue nel deserto ed ecco che si ripresenta la Morte, venuta a reclamare il suo credito, che dice di avere ucciso tutti i cristiani tranne la principessa Berta d'Avignone, il soldato Thorz che si è convertito ed il re Boemondo. Ma Brancaleone riuscirà a salvarsi grazie alla giovane strega che, per amore, si immolerà al suo posto. Alla fine riparte e incontra una gazza, che riconosce essere la giovane strega, che aveva detto di essere stata una gazza prima di diventare umana, ritornata alle sue vecchie sembianze.

Critiche

Il film ha avuto una buona accoglienza di pubblico e di critica e grazie alle interpretazioni di una notevole carrellata di attori diversi riesce a riproporre una nuova serie di irresistibili trovate comiche. Oltre al consueto Vittorio Gassman ancora una volta nei panni del mattatore, appaiono sulla scena un giovane, pressoché irriconoscibile, ma già funambolico Gigi Proietti, che interpreta ben tre parti (il dannato Pattume, lo stilita Colombino e la Morte), due comici, allora emergenti, provenienti dal varietà televisivo, ovvero un esilarante Paolo Villaggio nel ruolo di Thorz l'alemanno e Lino Toffolo nella parte del traduttore Panigotto, ai quali si affiancano Stefania Sandrelli la strega, Adolfo Celi che dà il volto al re normanno Boemondo, impegnato in un comicissimo idioma siculo in rima baciata come nelle vicende del Teatro dei Pupi siciliano (di cui sono ripresi anche i costumi per Re Boemondo e la sua corte) e Gianrico Tedeschi l'eremita. Il gruppo di sceneggiatori rimane invariato.

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Citazioni da altri film

Le scene nelle quali il protagonista Brancaleone incontra e dialoga con la Morte sono ispirate al film di Ingmar Bergman Il settimo sigillo.
Secondo alcune interpretazioni, mai confermate dal regista toscano, le scene sarebbero una evidente parodia del film del regista svedese nel quale il cavaliere Antonius Block di ritorno dal Santo Sepolcro chiede alla Morte di giocare una partita a scacchi per avere il tempo di ravvedersi e posticipare il momento fatale. Nel film di Mario Monicelli è Gigi Proietti che presta la voce alla Morte[1].
Nell'edizione dvd del film è presente un'intervista a Monicelli, il quale alla domanda se la morte fosse una citazione de Il settimo sigillo lui risponde (non è la risposta letterale): «La morte appariva nei film già prima di Bergman, in molti film muti. Non è che ogni volta che appare la morte debba essere una citazione a Bergman».
Un'altra citazione è tratta da Simon del deserto di Luis Buñuel, riconoscibile nello stilita Colombino.

Curiosità[2]

  • Gigi Proietti interpretava anche il personaggio di Pattume e quello dell'eremita stilita. In relazione a quest'ultimo, Proietti racconta un gustoso aneddoto: la sequenza della colonna venne girata in un periodo estremamente ventoso. Ora, d'accordo che l'attore era assicurato alla colonna (peraltro finta e anch'essa assicurata artificialmente al suolo) con varie cinghie, ma il vento la faceva ondeggiare pericolosamente, cosicché Proietti girò la scena terrorizzato per tutto il tempo di scivolare di sotto o che l'intera colonna precipitasse a terra trascinandolo nella rovinosa caduta!
  • La Rai trasmetteva solitamente una copia tagliata, mancante della sequenza della morte del nano Cippa (Arnaldo Fabrizio), eliminata per motivi sonosciuti. Tale sequenza era invece presente nella copia che si vedeva alcuni anni prima su Italia 1, più recentemente su Tele+, e nella videocassetta originale.
  • Le locations sono tutte nord-africane e precisamente algerine. Tuttavia, certi scorci iniziali, assai poco nord-africani, ci fanno pensare che alcune brevi sequenze siano state girate in altro loco, forse nel solito viterbese o campagna romana…


Note

  1. . In realtà Gigi Proietti non si limita a dare la voce alla Morte, ma è egli stesso a interpretarla nel film, irriconoscibile sotto al travestimento. Nella intervista contenuta nel dvd è lo stesso Monicelli ad affermarlo, ed è lo stesso Gigi Proietti a confermarlo in una intervista "Sì, io ero sia il peccatore che la Morte. Solo che nel secondo ruolo nessuno mi ha mai riconosciuto. Avevo una maschera sotto cui grondavo di sudore nel deserto. Mi sono detto "Ma che ci vado a fare nel deserto, se tanto nessuno mi riconosce..."" (Riportato da: Nautilus Web Magazine - Cinema - febbraio 1999)
  2. a cura di Riccardo F. Esposito

Collegamenti esterni

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