L'arte di vincere

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.


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L'arte di vincere (2011)
Moneyball | USA
regia di Bennett Miller
133 min | colore | drammatico, biografico, sportivo
una produzione Michael De Luca, Rachael Horovitz, Brad Pitt
scritto da Steven Zaillian, Aaron Sorkin

soggetto Michael Lewis (libro)
Stan Chervin
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Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
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Interpreti e personaggi
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Doppiatori italiani
Doppiatori italiani
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Doppiatori trailer
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Doppiaggio italiano: CDC-Sefit Group
Direzione del doppiaggio: Alessandro Rossi
Adattamento dialoghi italiani: Valerio Piccolo
Assistente al doppiaggio: Roberta Schiavon
Fonico di doppiaggio: Fabrizio Salustri
Fonico di mix: Alessandro Checcacci
Sonorizzazione: {{{sonorizzazione}}}
Edizione italiana: {{{edizioneitaliana}}}
Supervisione artistica: {{{supervisioneartistica}}}
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Fotografia di Wally Pfister
Musiche di Mychael Danna
Effetti speciali a cura di Robert Cole
Montaggio di Christopher Tellefsen
Scenografie a cura di Jess Gonchor
Premi:
Fotografia di {{{nomefotografo}}}
Musiche di {{{nomemusicista}}}
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Premi:
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L'arte di vincere (Moneyball) è un film del 2011 diretto da Bennett Miller. È basato sul libro Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game di Michael Lewis sulla squadra di baseball Oakland Athletics e sul loro general manager Billy Beane.

Il film è attualmente candidato in sei categorie dei Premi Oscar 2012, tra cui miglior film e miglior attore protagonista per Brad Pitt.

Trama

Il film si apre alla fine della stagione 2001 degli Oakland Athletics con la loro sconfitta contro i New York Yankees nel post-season, seguita dalla perdita delle loro stelle Johnny Damon, Jason Giambi, e Jason Isringhausen per fine contratto. Il General Manager Billy Beane è contrariato dalla sconfitta e fatica a trovare un modo per rendere la sua squadra competitiva nonostante le loro importanti difficoltà finanziarie. Durante una visita ai Cleveland Indians, Beane incontra Peter Brand, un giovane laureato in economia a Yale con idee radicali sul come valutare il valore di un giocatore. Beane mette alla prova la teoria di Brand chiedendogli se lo avesse voluto scegliere al Draft, essendo stato Beane un giocatore della Major League prima di diventare General Manager. Benché gli osservatori reputassero Beane un giocatore eccezionale, la sua carriera nella Major League era stata deludente. Incalzato, Brand ammette che non lo avrebbe scelto prima del nono round di draft, e che Beane sarebbe probabilmente finito a giocare al College invece. Cogliendo l'occasione, Beane assume Brand come assistente General Manager degli Athletics...

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