Emilio Cigoli

Da Enciclopedia del Doppiaggio.it.
Versione delle 16:54, 10 apr 2012, autore: Andrea Razza (Discussione | contributi)
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(Emilio Cigoli che doppia Clark Gable/Rhett Butler in Via col vento)

(Emilio Cigoli doppia Charlton Heston nel film Ben-Hur, nel 1959 )

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Emilio Cigoli

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Emilio Cigoli (Livorno, 18 novembre 1909 – Roma, 7 novembre 1980) è stato un attore e doppiatore italiano.


Figlio della doppiatrice Giovanna Cigoli, marito della direttrice di doppiaggio e dialoghista Giovanna Garatti e cognato del celebre doppiatore e collega Giulio Panicali. Dotato di una voce pastosa e baritonale fu attivo nel doppiaggio dal 1936 fino alla morte, prima socio della CDC, poi dal 1967 della S.A.S..

Prestò la sua voce alle più grandi star maschili della storia del cinema, come Gary Cooper, Clark Gable (interpretati precedentemente dal collega astigiano Romolo Costa), Marlon Brando, John Wayne, Gregory Peck, Burt Lancaster, William Holden, Humphrey Bogart, Jean Gabin, Louis Jouvet, Randolph Scott, Joel McCrea, Howard Keel, Stewart Granger, George Sanders, Joseph Cotten, Charles Boyer, Henry Fonda, Orson Welles, Richard Burton, Charlton Heston, Robert Ryan, Sterling Hayden e Jeff Chandler. Straordinaria, indimenticabile e terrificante voce di Vincent Price. Fu anche una suggestiva voce narrante in molti film, per esempio nei primi tre episodi della popolare serie Don Camillo.

Considerato assieme all'altra "grande voce" Giuseppe Rinaldi, il più grande doppiatore italiano di sempre. Si calcola che abbia doppiato più di settemila film nell'arco di oltre quarant'anni.

Indice

Gli esordi in teatro e nel cinema

Cigoli e, sullo sfondo, la madre Giovanna ne I bambini ci guardano (1943)

Figlio di due attori teatrali, Carlo e Giovanna, come altri figli di artisti del palcoscenico, Emilio, ha la via da seguire tracciata; e non se ne discosta, attaccato com'è alla madre che, fin dall'infanzia, lo porta con sé in tournée nei teatri italiani. Quando diventerà il protagonista principe del doppiaggio avrà spesso al suo fianco la madre, la quale metterà a disposizione di colleghe straniere e italiane una grande esperienza, temperamento recitativo e una voce dalla timbrica caratteristica. Il debutto in teatro di Emilio avviene nella compagnia di Alfredo De Sanctis, all'età di diciotto anni. Prosegue l'attività nelle compagnie di Alfredo Sainati, Marta Abba, Romano Calò, Marcello Giorgia. Nel 1935, anno in cui sposa Valentina Cortini, da cui ha due figli, Carlo e Ludovico, entra nel cast di Amo te sola. Resta a Roma dove inizia l'attività di doppiatore. La sua voce, in breve tempo, si impone come la più bella e meglio impostata. Nel 1938 ha due piccole parti in La sposa dei re (Giuseppe Bonaparie) e in Partire (un impiegato). La sua aspirazione è il cinema ma, pur essendo dotato di un fisico slanciato, di una naturale eleganza, oltre ai requisiti richiesti ad un attore, stenta ad imporsi[1]. Gli vengono assegnati ruoli minori, personaggi di linea, a differenza del teatro dove spesso riveste i panni del primo attore giovane. Diversi registi si interessano a lui per parti da protagonista, ma i provini danno immancabilmente risposta negativa: il naso è troppo robusto. Ciò nonostante, nel 1940 è chiamato da Carmine Gallone ad interpretare un giovane bello (Ippoliti) in Oltre l'amore. Nel cast, insieme ad Alida Valli, Amedeo Nazzari e Camillo Pilotto, figurano i doppiatori Lauro Gazzolo, Augusto Marcacci e Romolo Costa che ha dovuto cedere proprio a Cigoli le due stelle di Hollywood a cui presta la voce, Gary Cooper e Clark Gable. Contemporaneamente, a dispetto dei detrattori della sua bellezza, gira con Giorgio Simonelli, il primo film da protagonista, L'imprevisto, nella parte del giovane che fa innamorare di sé una vedova (Carla Candiani) e sua nipote (Vanna Vanni). Alla Scalera, nel 1942, sul set de Il bravo di Venezia, dove, diretto da Campogalliani, interpreta Alvise Guoro, conosce Goffredo Alessandrini. Il regista lo scrittura per una piccola parte in Giarabub (magg. John Williams) e, soprattutto, per quella di Pavel Sjerov, un commissario politico della Russia post-rivoluzionaria che perseguita due giovani, Leo (Rossano Brazzi) e Kira (Alida Valli), nei due film Noi vivi e Addio Kira, le cui riprese stanno per iniziare. Per Cigoli è un segnale positivo. Qualcosa si muove nella sua carriera, conformemente al suo desiderio di uscire dal cliché dell'attore giovane e bello[2].

La conferma che i tempi sono maturi per il salto di qualità, avviene l'anno successivo, quando De Sica gli affida la parte del ragionier Andrea, il galantuomo de I bambini ci guardan. Cigoli, che dopo l'intensa prova offerta acquista notorietà, viene scritturato per alcuni film da realizzare alla Giudecca e uno in Spagna. Parte per Madrid dove gira Dora o le spie di Raffaello Matarazzo, con Francesca Bertini, Adriano Rimoldi e Anita Farra. La guerra non gli permette di rientrare in Italia. Quando torna a Roma, Luchino Visconti ha già rivoluzionato il cinema italiano con Ossessione, Roberto Rossellini ne ha già avviato il rilancio con Roma città aperta; i colleghi doppiatori hanno già fondato la C.D.C. - Cooperativa Doppiatori Cinematografici. De Sica si appresta a girare Sciuscià con il quale consacrerà definitivamente il nuovo modo di concepire il cinema. Il regista offre a Cigoli la parte di Stafferà, il paterno e comprensivo direttore del riformatorio. Ancora un'occasione importante, ma il doppiaggio è lì a fagocitare tutte le energie. Con quasi un migliaio di film da sincronizzare dopo le vicende legate all'embargo decretato verso il mercato italiano dalle grandi case statunitensi e il conflitto che ha notevolmente ridotto l'attività del doppiaggio. Mentre gira Sciuscià, recita per l'ultima volta in teatro all'Eliseo con Luigi Cimara in Un uomo da niente dove ha poche battute la quasi esordiente Lea Padovani.

L'eccellenza nel doppiaggio

Il doppiaggio a Madrid

All'inizio dell'estate del 1943 Cigoli si reca a Madrid per una coproduzione ispano-italiana; suoi compagni di viaggio e lavoro sono Nerio Bernardi, Anita Farra, Franco Coop, Felice Romano e Paola Barbara che già si trova sul posto. Finite le riprese, il gruppo di attori, considerati gli avvenimenti del 25 luglio e del 8 settembre e i difficili collegamenti ferroviari, decide di rimandare il ritorno in patria.

È un rappresentante della 20th Century Fox nella capitale spagnola a contattarli, proponendo loro di partecipare al doppiaggio di alcuni film della casa americana, che sarebbero stati pronti per la proiezione quando le condizioni in Italia avrebbero permesso la riapertura del mercato cinematografico. Furono così doppiati nel periodo 1943-44 alcuni film, tra i quali Com'era verde la mia valle, Il sospetto, La zia di Carlo, Il pensionante, Il segno di Zorro e altri. Queste pellicole arrivarono pronte in Italia, a seguito delle truppe statunitensi e furono inserite nei circuiti cinematografici controllati dagli americani e dai responsabile delle case di distribuzione. Nel 1945 il gruppo di attori tornò a Roma ed Emilio Cigoli riprese la sua attività di doppiatore, con la riapertura degli studi di registrazione fermi da due anni.

Gli anni d'oro alla CDC: Marlon Brando e Jean Gabin

Cigoli ama primeggiare[3]. È consapevole che come prestatore di voce non ha rivali. Inoltre il lavoro del doppiatore gli permette di seguire direttamente l'educazione dei figli a cui è molto legato. Abbandona quasi del tutto il cinema e si immerge completamente nel doppiaggio. La sua diventa la voce più importante e richiesta. Con una tecnica insuperabile e un timbro vocale eccezionale, egli riesce a comporre delle didascalie magistrali. Grazie ad una recitazione levigata, neutrale, riesce anche ad aderire credibilmente ad una infinità di attori e personaggi, sapendo cogliere le venature umoristiche di Jean Gabin, pur agendo sugli stessi timbri e ricorrendo alle stesse inflessioni che utilizza per John Wayne. Con gli occhi fissi sul leggio, l'orecchio incollato all'auricolare, segue il sonoro, guardando raramente lo schermo, in una concentrazione totale sulla battuta da recitare. Lavoratore instancabile, è capace di reggere anche quattro turni di doppiaggio (dodici ore), sempre recitando ai massimi livelli. L'alta professionalità che sa esprimere e un carattere forte e volitivo ben presto lo portano ad entrare nel consiglio direttivo della CDC e praticamente a diventarne il "deus ex machina"[4]. È coadiuvato in questo dall'altro grande doppiatore del tempo, Giulio Panicali, suo cognato. Insieme, grazie ad un atteggiamento fermo e determinato, riescono a far superare alla CDC inevitabili momenti di crisi come quella del 1952, quando esplode il dissenso in seno alla cooperativa. Alcuni attori, non soddisfatti del ruolo subalterno a cui continuano ad essere relegali dopo anni di doppiaggio, decidono di abbandonare la CDC e fondare la ARS.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Il periodo di Cantando sotto la pioggia e A.R.S. - Attori Riuniti Sincronizzatori.

La reazione del direttivo della cooperativa non si fa attendere. Cigoli e Panicali sono soprattutto amareggiati per la fuoriuscita di Gianfranco Bellini e Renato Turi. Incaricano Sandro Ruffini di prendere contatti con i due colleghi per un loro possibile rientro. Al Pincio avviene il chiarimento conclusivo tra Cigoli e Gualtiero De Angelis da una parte. Bellini e Turi dall'altra. Si ricompone la frattura con alcuni dei transfughi. Le acque si placano, torna la tranquillità. Il lavoro non manca. La CDC avvia una politica di rinnovamento delle voci e i due cognati ne sono gli ispiratori. Emilio si incarica di formare le nuove leve ad un mestiere tutt'altro che facile. Saranno loro, le nuove leve, a decretare, diversi anni dopo, la crisi più grave nella gloriosa cooperativa che è diventata tale anche grazie a Cigoli, adesso costretto a lasciarla per sempre. Siamo nel 1967. Entra nella SAS e, successivamente, fonda una sua società di doppiaggio, sempre inseguito dai film di John Wayne, essendo impensabile per gli americani avere per il loro idolo una voce diversa da quella di Emilio Cigoli; quella voce cosi robusta, forse frutto anche della conformazione del suo naso. Un giorno del 1954 la moglie Valentina è fuori casa e non sa che Emilio ha un appuntamento con un giovane che deve partecipare al saggio di fine corso all'Accademia d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico". L'aspirante attore, che ha deciso di presentare l'orazione funebre di Marc'Antonio del Giulio Cesare di Shakespeare, ha chiesto e ottenuto da Cigoli una lezione su come rendere più efficace la sua prova. Emilio ha da poco recitato il famoso monologo in sala di registrazione nel doppiare Marlon Brando, nella trasposizione cinematografica della tragedia realizzata da Joseph Mankiewicz. Nella casa, durante l'incontro tra il neofita e il veterano si aggira, sempre più preoccupata, la domestica che attende con ansia il ritorno della signora Cigoli. Quando ella si affaccia sull'uscio della porla d'ingresso, la donna di servizio la invita a recarsi immediatamente nella stanza dove i due, a suo dire, stanno litigando[5]. L'aneddoto è significativo per inquadrare uno dei tanti aspetti dell'attività del doppiaggio. Essa non si risolve nel momento in cui avviene la sostituzione delle voci, ma in quelle fasi preliminari di cui quella dell'attribuzione dei personaggi ai doppiatori e forse la più delicata. La veemenza, scambiata per litigio, con cui Cigoli recita l'orazione è ritenuta eccessiva nell'ambiente del doppiaggio e alcuni suoi colleghi esprimono ancora oggi rammarico per la mancata scelta della voce e della recitazione di Giuseppe Rinaldi, ritenendola - a ragione, con il senno di poi - più aderente alle caratteristiche di Brando, ma mostrando di non riuscire a storicizzare il problema[6]. Al tempo del doppiaggio del Giulio Cesare, la voce imperante è quella di Cigoli, mentre Rinaldi, pur avendo già espresso delle grosse potenzialità e aver già doppiato Brando nel film d'esordio // mio corpo ti appartiene, non è ancora entralo nell'olimpo dei doppiatori. Solo un atto di coraggio da parte della produzione e del direttore di doppiaggio avrebbe potuto anticipare di quattro anni l'incontro, definitivo ed esaltante, del volto di Brando con la voce di Rinaldi. Il che avviene nel 1958 i film Sayonara e I giovani leoni. Nello stesso anno, il 1954, Cigoli doppia ancora l'attore americano nella parte di Terry Malloy in Fronte del porto di Elia Kazan. Il film riceve otto Oscar, tra cui quello a Brando, e si aggiudica il Leone d'argento alla Mostra di Venezia, oltre al premio cattolico OCIC.

Se il sodalizio tra la voce di Cigoli e il volto di Brando non ha sempre convinto (tanto che per Un tram che si chiama desiderio è stato scelto Stefano Sibaldi e per La casa da tè alla luna d'agosto addirittura Carlo Romano), quello invece realizzato da Cigoli doppiando Jean Gabin non ha mai mostrato incrinature e stanchezze. Lo vedi il mio muso svolazzare fra le mimose/ (...) Io posso svolazzare solo a Parigi! - è la risposta che Vitor/Gabin/Cigoli, un ex campione di pugilato, dà alla moglie (Arletty) che lo invita ad una vacanza in Costa Azzurra. Il film è Aria di Parigi di Marcel Carnè, che offre al grande attore francese la possibilità di una prova superba premiata al Festival di Venezia con la Coppa Volpi. Solo gli addetti ai lavori sanno che la voce italiana di Gabin è quella di Emilio Cigoli e diversi di loro ignorano che quella di Arletty è la timbrica di Lydia Simoneschi. Nessuno fa caso che Folco Lulli parla grazie a Vinicio Sofìa, mentre la voce di Maria Pia Casilio (impossibilitata a doppiarsi perché impegnata ancora a Parigi sul set di Teresa Raquin) è di Rosetta Calavetta; solo Ave Ninchi ha la sua, mentre Roland Lessaffre ha quella di Sibaldi. Ma Cigoli è soprattutto John Wayne, anche se in alcune occasioni si sono cimentati a far parlare il grande attore americano doppiatori del calibro di Panicali per In nome di Dio, Mario Pisu per Il massacro di Fort Apache, Sandro Ruffini per I cavalieri del Nord Ovest. Tra le voci narranti più richieste, Emilio ha anche doppiato tanti attori italiani, di cui si ricorda sicuramente Rat Vallone in Siluri umani dove lo stesso Cigoli, nella parte dell'ammiraglio, deve farsi doppiare da Mario Pisu. Incredibile![7]

L'uscita dalla CDC e l'esperienza alla SAS

Nel 1967, abbandona la CDC, all'interno della quale aveva lavorato per decenni. per diventare socio della SAS: ciò provoca un improvviso avvicendamento di alcune voci importanti, come quella di John Wayne, che almeno per alcuni film parleranno tramite altri attori, provocando spesso delusione e sconcerto presso gli spettatori delle sale, abituati da anni alla sua voce.

Negli anni settanta fu il lettore, a commento, dei passi della Via Crucis al Colosseo percorsa dal Papa durante la Settimana Santa.

Doppiatore

Cinema

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Film Cinema
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Film d'animazione

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Telefilm

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Telefilm
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Altre attività di doppiaggio

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Direzione del doppiaggio
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Filmografia come attore

Cinema

Televisione

  • Sceneggiato: Il trionfo di Michele Strogoff (Rai), nel ruolo di Michele Strogoff
  • Commedia teatrale: L'esclusa (Rai, 1980), di L. Pirandello, regia di Pietro Schivazappa, nel ruolo di Francesco Ajala
  • Sceneggiato: Il furto della Gioconda (RaiDue, 1978), di Renato Castellani, con Renzo Palmer, Enzo Cerusico e Paolo Carlini

Note

  1. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 273
  2. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 273
  3. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 274
  4. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 274
  5. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 275
  6. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 274
  7. G. Di Cola - "Le voci del tempo perduto", pag. 279

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