Amici miei

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Amici miei (1975)
{{{titolooriginale}}} | Italia
regia di Mario Monicelli
140 min | colore | commedia
una produzione Carlo Nebiolo
scritto da Pietro Germi, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli

soggetto Pietro Germi, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli
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Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
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Interpreti e personaggi
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Doppiatori italiani
Doppiatori italiani
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Doppiatori trailer
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Doppiaggio italiano: {{{doppiaggioitaliano}}}
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Supervisione artistica: {{{supervisioneartistica}}}
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Fotografia di Luigi Kuveiller
Musiche di Carlo Rustichelli
Effetti speciali a cura di '
Montaggio di Ruggero Mastroianni
Scenografie a cura di Lorenzo Baraldi
Fotografia di {{{nomefotografo}}}
Musiche di {{{nomemusicista}}}
Effetti speciali a cura di {{{nomeeffettispeciali}}}
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Scenografie a cura di {{{nomescenografo}}}
Premi:
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« Cos'è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione! »
(Il Perozzi)

Amici miei è un film italiano del 1975 diretto da Mario Monicelli.

Il progetto del film apparteneva a Pietro Germi, che non ebbe però la possibilità di realizzarlo a causa della prematura scomparsa[1].

Nel film ha origine il termine "supercazzola"[2], utilizzato nel gergo comune per indicare un giro di parole privo di alcun senso, fatto allo scopo di confondere le idee al proprio interlocutore.

Trama

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Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Cinque inseparabili amici d'infanzia fiorentini sulla cinquantina affrontano i loro disagi con scherzi anche di cattivo gusto a danno di malcapitati.

Raffaello Mascetti (Ugo Tognazzi) è un nobile decaduto che, dopo aver scialacquato due eredità (la sua e quella della moglie), è costretto a vivere in uno scantinato. Rambaldo Melandri (Gastone Moschin) è un anonimo architetto alla perenne ricerca di una donna, per la quale sarebbe anche disposto ad abbandonare i suoi amici, salvo ravvedersi all'ultimo momento. Giorgio Perozzi (voce narrante del film, interpretato da Philippe Noiret) è un redattore capo di cronaca che cerca di sfuggire la disapprovazione per la sua poca serietà e il disprezzo per le avventure extraconiugali che il figlio (terribilmente serio e accigliato, l'esatto opposto del padre) e la moglie gli riservano. Guido Necchi (Duilio Del Prete) gestisce con la moglie Carmen un bar, puntuale covo d'incontro del gruppo d'amici. Ai quattro amici di sempre si aggiunge, nel corso della narrazione, il dottor professor Alfeo Sassaroli (Adolfo Celi), brillante primario ospedaliero annoiato dalla professione, che diventerà in breve uno dei pilastri del gruppo e sotto la cui spinta le bravate prenderanno nuova vitalità. Possiede una Clinica in collina dove per la prima volta aveva incontrato gli altri quattro, malconci per una mai narrata zingarata; ha due figlie e una moglie chiamata Donatella di cui Melandri si innamora e che Sassaroli non esita ad abbandonargli, imponendogli anche tutto il mantenimento del resto del treno familiare cui la donna è avvezza, cosa che farà presto perdere la pazienza e le illusioni amorose all'architetto. Ammirati dalla spietatezza e dall'acume del primario, gli altri amici lo includono nel gruppo, celebrando il tutto con la celebre zingarata degli schiaffi ai partenti nella Stazione di Firenze.

Nel corso del film i cinque colpiscono chiunque si presti alle ferocissime burle da loro chiamate "zingarate", dall'irruzione in una festa in una villa di perfetti sconosciuti, durante la quale il Necchi ha uno dei suoi celebri colpi di genio, alla messinscena che fa temere agli abitanti di un paesello (ambientato a Calcata) la distruzione delle case e della chiesa per la costruzione di un'autostrada. Arrivano fino al punto di coinvolgere Righi, un anziano e pensionato cliente del bar del Necchi che colpisce l'attenzione degli amici per sua abitudine di consumare pasticceria a sbafo, credendo di non esser notato; verrà coinvolto in una lunghissima ed elaborata burla, in cui viene convinto ad entrare in una presunta banda di estortori in lotta con i marsigliesi. Alla fine di questo episodio Perozzi viene colpito da un infarto e muore, anche in punto di morte pronto a beffare il confessore, ma la tristezza dei suoi amici non proibirà loro di continuare ad esorcizzare la paura della morte e della vecchiaia incombente con una memorabile zingarata.

Note

  1. Biografia di Pietro Germi. italica.rai.it
  2. ««La Supercazzola», Tognazzi e la sua vita nel cinema». Corriere della Sera, 20 aprile 2006, pag. 15. URL consultato in data 7-12-2009.

Collegamenti esterni

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